lunedì 9 novembre 2009

Che vuoi che ti dico


A cena, cinque donne e un uomo che racconta all’avida platea il lento consumarsi della sua storia di sette anni con una donna che per lui ha lasciato il marito, cambiato lavoro e città.
Non tollera che lei, non certo una ragazzina, sia così attratta da quello spiritualismo da due soldi che arriva attraverso mail quotidiane che promettono miracoli; non sopporta che lei creda che delle macchinette applicate alle dita leggano in due minuti malattie di ardua diagnosi secondo la medicina ufficiale, che compri medicamenti costosi e inutili a decine, che si ritiri a meditare in silenzio in convento per imparare a comunicare, che, se lo vede triste, ritenga che non ci siano domande da fare, tanto “è dovuto al karma”, e infine che pensi che con questi mezzi si possano risolvere anche i loro problemi.
E qui l’amico fa una pausa, chiedendosi se stia dicendo troppo, se sia troppo sleale. Ma non resiste.
- Ma è un altro, il problema insormontabile, la cosa che non mi va proprio più giù. Sbaglia tutti i congiuntivi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

anche qui vorrei usare una espressione che mi viene contestata quando la uso e forse a ragione. a ragione perchè sottende ad una sorta di disimpegno o di scarsa volontà di approfondire o ad altre interpretazioni che, seppur spesso fuori luogo tuttavia contengono una parte di vero. L'espressioneè: è una storia lunga. In questo caso direi un discorso lungo ma nel senso che siccome considero serio questo blog, mi piacerebbe poter approfondire ed esporre con chiarezza e completezza il mio pensiero.
Ovviamente non lo farò ora ma mi limito a dire che quell'amico, non tanto per i congiuntivi ma per il resto, secondo me ha perfettamente ragione. L'unico torto è stato quello di aver iniziato un rapporto probabilmente in modo frettoloso; ovviamente non è dato sapere quali siano o siano stati i pregi e il fascino di quella donna. Immagino molto importanti e se così fosse dovrebbe invece soprassedere sul difetto, pur gravissimo che hai citato. Mi viene anche in testa un'altra considerazione sulla quale potrei e dovrei dilungarmi ma che butto là: mi pare di intuire tra le righe la tendenza delle coppie di adesso a prendersi e lasciarsi con estrema facilità. Sette anni paiono molti ai giovani di oggi. Non vorrei essere preso per retrogrado (i miei figli affettuosamente dicono paradosaslmente che sono un progressista conservatore) ma prima di rompere un legame affettivo, un amore, una famiglia, eccc.... bisognerebbe pensarci un po'. ( e anche prima di iniziarlo. Forse sono un po' banale e ovvio?