Come ci si sente, nella posizione di poter dire a un professore di psicopatologia dello sviluppo presso il dipartimento di psichiatria e psicologia sperimentale e direttore del Centro di ricerca sull'autismo dell'università di Cambridge che invece di trascorrere anni a elaborare una teoria sulle origini dell’autismo avrebbe potuto semplicemente trascorrere un fine settimana in compagnia mia e dei miei amici? Velo dico io: ci si sente immensamente intelligenti.
Ho sempre pensato (e diffuso a gran voce per strade e osterie, perdendo definitivamente la possibilità di attribuirmi la paternità della scoperta, come Meucci) che:
- nel maschio sia sempre presente una certa percentuale di autismo
- nello scienziato la cosa raggiunga livelli quasi preoccupanti.
L’altro giorno mi siedo davanti a Rai Storia, e mi trovo ad ascoltare i risultati di alcuni studi effettuati da Simon Baron Cohen (no, non Sacha Baron Cohen) e dalla sua equipe:
L'autismo è collegato ad un certo grado di incapacità a sviluppare la consapevolezza di cosa possa esserci nella mente di un altro essere umano, la capacità di condividere le esperienze, osservando oggetti o eventi, seguendo uno sguardo o un gesto di puntamento.
E fin qui vabbè.
Il diverso bilanciamento nel cervello di diversi individui di capacità di empatia - cervello di tipo E (capace di riconoscere pensieri e sentimenti degli altri e reagire in modo opportuno a questi) - e di sistematizzazione - cervello di tipo S - (incline alla comprensione e all'elaborazione di sistemi, dalle macchine alle strutture astratte) permetterebbe di comprendere le tipiche differenze psicologiche tra i generi.
Do’h.
La teoria ipotizza che, nell'ambito delle società di cacciatori e raccoglitori, abbiano rappresentato un vantaggio evolutivo rispettivamente l'empatia per le donne e la sistematizzazione per gli uomini. In questo senso, l'autismo rappresenterebbe una forma estrema di "cervello maschile", con capacità di empatia mancante o deficitaria, associata ad una capacità di sistematizzazione completa o superiore.
Aha.
La teoria del "cervello estremamente maschile" ("EMB") ipotizza che la causa dell'autismo possa essere a livello biologico una iper-mascolinizzazione.
E vai.
Dunque, a scolpire selci fino a trasformarle in punte di lance, non sono stati certo coloro che facevano salotto intorno al fuoco della caverna arrostendo istrici, ma quelli che, in disparte, non capivano il senso ultimo di quel gozzovigliare.
L’asseverazione scientifica del vagheggiare della mia mente, comunque, mi aiuta a mettermi finalmente il cuore in pace: visto il mio enorme talento nel radunare gente intorno a un tavolo estraendo istrici dal freezer ad ogni ora del giorno e della notte, è sensato che non stia combinando un cavolo, nella vita.
L'autismo è collegato ad un certo grado di incapacità a sviluppare la consapevolezza di cosa possa esserci nella mente di un altro essere umano, la capacità di condividere le esperienze, osservando oggetti o eventi, seguendo uno sguardo o un gesto di puntamento.
E fin qui vabbè.
Il diverso bilanciamento nel cervello di diversi individui di capacità di empatia - cervello di tipo E (capace di riconoscere pensieri e sentimenti degli altri e reagire in modo opportuno a questi) - e di sistematizzazione - cervello di tipo S - (incline alla comprensione e all'elaborazione di sistemi, dalle macchine alle strutture astratte) permetterebbe di comprendere le tipiche differenze psicologiche tra i generi.
Do’h.
La teoria ipotizza che, nell'ambito delle società di cacciatori e raccoglitori, abbiano rappresentato un vantaggio evolutivo rispettivamente l'empatia per le donne e la sistematizzazione per gli uomini. In questo senso, l'autismo rappresenterebbe una forma estrema di "cervello maschile", con capacità di empatia mancante o deficitaria, associata ad una capacità di sistematizzazione completa o superiore.
Aha.
La teoria del "cervello estremamente maschile" ("EMB") ipotizza che la causa dell'autismo possa essere a livello biologico una iper-mascolinizzazione.
E vai.
Dunque, a scolpire selci fino a trasformarle in punte di lance, non sono stati certo coloro che facevano salotto intorno al fuoco della caverna arrostendo istrici, ma quelli che, in disparte, non capivano il senso ultimo di quel gozzovigliare.
L’asseverazione scientifica del vagheggiare della mia mente, comunque, mi aiuta a mettermi finalmente il cuore in pace: visto il mio enorme talento nel radunare gente intorno a un tavolo estraendo istrici dal freezer ad ogni ora del giorno e della notte, è sensato che non stia combinando un cavolo, nella vita.
2 commenti:
Confermo, sono stata testimone dell'elaborazione della teoria dell'uomo-uomo/uomo-donna, dell'esperimento fotografico sull'incapacità maschile di distinguere "sguardo da triglia" da "sguardo ammiccante", nonché delle osservazioni sull'elevata componente autistica dell'uomo che viaggia "in culo alla scienza".
Il che mi conferma nella mia ferrea volontà: il mio prossimo fidanzato sarà un manovale o un camionista.
Da come la metti mi scopro scienziata anch'io!
Di conseguenza dovrò dedicarmi ora a scoprire il mio lato autistico...
do'h.
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