Esperienza assolutamente nuova nel fine settimana, sotto diversi aspetti: Marito, sacrificando il suo personale desiderio di terme con cascata cervicale bollente, mi ha regalato per il compleanno 8 ore da tortellino nella piscina termale, con pranzo light sul bordo della piscina e massaggio rilassante professionale, il tutto senza famiglia, come Remì.
Analizzando i singoli aspetti della vicenda:
- 8 ore senza Babi e senza essere al lavoro, non accadeva dalla di lui nascita: che dire? Sembrava strano poter tenere il libro in mano senza interruzioni, chiacchierare con Parliamone senza requie, scoprendo di condividere la passione per il ballo del cotechino nell’acqua di cottura (se non ne fossimo uscite da sole, pur a fatica, a sera ci avrebbero scolate dalla piscina con le presine). Mi guardavo intorno con un inutile istinto di sorveglianza del pargolo, sussultavo a ogni vagito, e poi mi tranquillizzavo tornando in questo mondo di me stesse, con cui forse non so più vivere, non ne vedo più un motivo chiaro.
Lo ammetto: anche se non l’avrei mai detto, anche se ridacchiavo incredula davanti alla descrizione di assurde nostalgie per brevi assenze della prole da parte di blogghiste che frequento abitualmente, Babi mi mancava. Solo otto ore e mi mancava. Son cose che danno da pensare, eh?
- Pranzo light sul bordo piscina. Il bordo c’era, ma fortunatamente disponevamo di sedia e tavolo. Quanto al pranzo, a definirsi light era un’insalatona con circa quindici mozzarelle e un vasetto di olive denocciolate da 350 grammi, così da rendere felice e incolpevole la totale sazietà che seguiva a ruota;
- Il massaggio: ecco, qui avevo riposto molte speranze, essendo una tipa che per un grattino alla schiena darebbe via la macchina; quando mi è stato detto che il massaggiatore si sarebbe chiamato Guido, la cosa già mi ha disturbata un poco; quando mi son dovuta sdraiare seminuda su un lettino largo 25 centimetri, in cui si pretende rilassamento assoluto pur dovendo costantemente trattenere le braccia da una rovinosa caduta, ho rinunciato del tutto alla perdita dei sensi che queste attività di solito promettono. Il cervello lavorava a tutto spiano per il fastidio di queste mani sconosciute, pur attempate e gentili, per la scomodità, per il tempo che passava, per tante di quelle cose che alla fine l’esperienza ricordava troppo le mie notti, quando tento di addormentarmi districando i pensieri; ma lì almeno è gratis.
Alla fine ho capito. Le mani addosso son cose di famiglia, amici, amanti. Non di: salve, si spogli, si distenda, ecco fatto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Io in queste circostanze dico sempre ai massaggiatori che se non fossi sposatissima gli chiederei a loro di sposarli, ma che se mi fanno un corso accelerato al marito va bene pure.
Posta un commento