lunedì 5 luglio 2010
Inizio lavori
Cercare di ottenere degli infissi color pervinca, su imitazione della casa di un amico, senza sottrargli una finestra da esibire come esempio in colorificio e senza quei codici incomprensibili che sembrano qualificare un colore in modo univoco tra coloro che sanno di cosa parlano, è pressochè impossibile. Dunque non so di che colore diventeranno i nostri infissi; con Marito ho comprato cinque chili di qualcosa di sorprendente, spero in positivo, e nel frattempo sono tutti bianco-cementite, come i nostri avambracci, come le varie strisce nei capelli, come qualche dito dei piedi.
La stanza nel cortile è stata liberata dalle numerosissime cacche di canarino che sostavano da tempo immemorabile sulle pareti di polestirolo isolante; sono momenti, nella vita, che non fa piacere conservare nella memoria. Anche perchè, come disse Visconti girando il Gattopardo (e pare Selznick con Via col Vento) quando gli chiesero perchè sprecasse tanti soldi in trine e sottovesti mentre nel film si sarebbero visti solo i lussuosi abiti che le sovrastavano, e lui rispose che le attrici avrebbero saputo di indossarli e si sarebbero comportate di conseguenza - dicevo - pur se grazie al lavoro di nonno G. graziose perline di abete stanno coprendo l'abominio, è dura l'eterna consapevolezza di cosa si celi là sotto.
Poi ho preso in mano l'aiuola, quella piccola, quella triangolare come le migliori aiuole, circondata da cemento a cappette che farebbe molto bavarese, non fosse stato scalzato in più parti dalle radici di edere e piccole palme che lo rendono più simile a un sepolcreto britannico.
Solo da seduta sono riuscita a picconare con la veemenza adatta a scalzare le malerbe e a setacciare quintali di ferraglia, buste di merendine, decine di formicai, immaginando un futuro fiorito. Purtroppo, fino a lavori finiti in casa, non si parla di piantare nemmeno un cactus, perchè non vorrei, come feci in passato, sottovalutare il potere operaio nello stanare e distruggere ogni tenero virgulto, una questione di maschio onore: fosse necessario, per riuscirci, deviare dal percorso abituale e infilarsi scarponi dalle punte rafforzate.
L'altra volta, davanti alle mie commosse rimostranze con tanto di cadavere di lobelia sul palmo della mano, il muratore rispose: signora, io i fiori proprio non li capisco.
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