lunedì 26 aprile 2010

Liberazione


Solo due parole sul 25 aprile, perché è difficile non cadere nella retorica in cui in questo Paese la memoria della Resistenza è stata infilata a forza, perdendo la appannando la spinta propulsiva verso il pensiero, l'importanza delle scelte, la democrazia di cui ora saremmo assetati.
Girare per strade e piazze in cui ci si sente a casa, salutare gente delusa nello stesso modo; vedere Babi giocare con al collo il fazzoletto dell’ANPI; ridere con il relatore, che ricorda un uomo inciso in una lapide come può fare solo un amico; incontrare anche quest’anno questi vecchi combattenti, la cui vivacità ci impedisce di sentirci persi; trovare il nostro sindaco in una manifestazione di quartiere, che sfila vicino a una band sgangherata che suona l’Internazionale e Addio Lugano bella, e nonno G. che sussurra: fa male, a venire, è una cosa troppo di sinistra, presta il fianco a critiche infinite…ma sotto sotto è proprio contento; tutte queste cose rendono una giornata degna d’esser vissuta.

Nessun commento: