Ieri ho incarnato la casalinga disperata, quella impersonata dalla Finocchiaro ad Avanzi, che elencava centinaia di attività quotidiane mantenendo un perfetto aplomb, confessando alla fine che il suo segreto lo sniffava.
Solo che:
- c’erano 58 gradi in macchina, e, secondo il termometro dell’auto, 51 fuori (forse misura direttamente la temperatura della lamiera)
- io avevo una maglia che conteneva una certa percentuale di lana
- lo specchio dell’ascensore del supermercato si ostinava a non restituire un’immagine di aplomb, piuttosto una specie di sacco del pattume con i capelli a cordini per legarlo una volta pieno.
- Babi era indeciso circa le sue necessità corporali, il che ha comportato numerose gite al bagno del piano superiore, imponendomi ogni volta la visione dello specchio dell’ascensore.
- Possedevo un solo euro in moneta, custodito gelosamente nel carrello che tentavano tutti di sottrarmi alle giostre e al bagno, e che Babi implorava di estrarre per fare un giro sull’aeroplanino.
- La fila al Lavasecco era qualcosa di incredibile, e tutti portavano una trapunta sulla spalla, come l’immigrato i suoi tappeti sulla spiaggia che nessuno vuole, contribuendo a un’atmosfera di rassegnazione inaudita
- Ho aspettato tredici numeri al banco degli affettati per farmi dire che la bresaola bovina era finita, e che l’avrei trovata solo già tagliata sul vassoio: era equina.
- In macchina ho mandato a quel paese una Mercedes che sporgeva sulla carreggiata nel tentativo di imporre la sua uscita dal portone, e una BMW che mi ha bellamente tagliato la strada in un riuscito tentativo analogo, salvo poi trovarmele una davanti e una dietro ad un eterno semaforo isolato di paese.
E poi dicono: perché ti droghi?
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