Nel film “Continuavano a chiamarlo Trinità”, uno dei pochi sequel degni d’esser visti pur senza entusiasmi eccessivi, la madre di Terence Hill sente nell’aria una puzza indescrivibile e si apre ad un materno sorriso, indovinando la presenza di suo figlio alle spalle, al grido di: "Trinità!"
Ieri, affaccendata in mestieri vari, ho provato la stessa sensazione di familiarità sentendo arrivare dalla finestra un numero di bipbip, intervallato da nevrotiche maniglie che si sollevano, francamente improponibile per ogni persona assennata che utilizzi il telecomando per chiudere l’auto; solo una persona ne può controllare il funzionamento quelle dieci volte a mezzogiorno, prima di entrare a casa per il pranzo: “Bentornato, Marito!”
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