Ho finito Fiori di un solo giorno di Anna Kzumi Stahl, scrittrice che è un curioso assemblaggio di padre tedesco, madre giapponese, madre lingua inglese e lingua letteraria spagnola, insomma, ciò che vorrei che al mondo al più presto fossimo tutti, con buona pace dei localismi e dell'inutile salvaguardia delle tradizioni locali, che curiosamente vengono opposte furiosamente al povero immigrato magrebino, ma mai a modi di vivere estranei e consumistici che ci arrivano da paesi danarosi.
Ho cambiato più volte idea su questo libro. Alla fine il verdetto è questo: è una storia interessante e alla fine commovente, ma non so se per responsabilità delle scelte linguistiche azzardate dell'autrice, o (in parte sicuramente) della traduzione, ci sono periodi che suonano in un modo così indecente che ci si chiede se quel giorno alla Sellerio avessero alzato un po' troppo il gomito per una festa di pensionamento, perdendo temporaneamente ogni senso critico:
"Gli costa, ma si spoltrisce..." "abbiamo bisogno di mantenerle l'intorno ben stabile..."se esiste al mondo qualcuno che sa come far lavorare un avvocato, è una donna nata ricca (...), ma che di colpo un bel giorno il padre la priva dell'eredità..." "ogni passo che fece la mostrava padrona di sè e del suo luogo" "Ti si pensiamo, sai?"
son cose dolorose.
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