1. Un giardino che comincia a assumere una forma. Finora, al suo meglio, quando il sole radente lo rendeva un po' confuso, diluendo i colori in qualcosa di meno impietoso, poteva ricordare uno sformato di cavolo quando ti si attacca alla teglia. Ora è abbellito da una decina di sacchi neri di fogliame, da fascine di ramaglie che aspettano il camion della raccolta differenziata, ma qua e là arbusti e rampicanti potati a zero ricordano la propria missione primaverile, e sembrano esplodere di impazienza nell'attesa di giorni di tepore. Io non riesco a smettere di guardarlo dalla finestra, prefigurandomi uno splendido futuro, come ogni mamma guarda il suo scarrafone.
2. Il momentaneo convincimento che il gruppo jazz avesse un nuovo amplificatore, salvo poi accorgermi che ció che il contrabbassista reggeva nel buio con cautela era solo il bidone dell'umido.
3. Un microfono tutto mio, pesante come il mio bouquet - clava da sposa, con il corpo grigio cangiante e la testa argentata, circondata da una sottile fascia azzurra di gomma: si chiamerà Joao. Sembrava così facile, cantarci dentro, che a un certo punto mi sono chiesta se stessi cantando veramente, o se lo stessi solo immaginando, ma il fatto che i musicisti non facessero una piega porta a propendere per la prima soluzione. Tra una ballad e una bossa, Joao si è anche abbandonato a qualche pezzo di Dalla, in memoria.
4. Uno shaker utilizzabile esclusivamente in uno stadio olimpico, e per carità senza alcuna amplificazione, poichè, dotato di corpo in alluminio e faccia a prisma esagonale, emette un frastuono tale da coprire un quartetto con la verve di un cantiere in piena attività. Abbiamo cercato di avvolgerlo in strofinacci, poi in asciugamani da spiaggia, piumini e infine materassi, anche se, lo ammetto, a quel punto sarebbe stato più agevole cercare di tenere il tempo agitando una betoniera.
- un kazoo, affarino di metallo leggero come un canarino con la vocalità di un avvoltoio, con un buco più grande da una parte e più piccolo dall'altra, e sopra una membrana sottilissima che vibra cantandoci dentro, come se parlasse Paperino. Soffiandoci non si ottiene nulla. Dovrò imparare in solitudine, vista la gamma di suoni imbarazzanti che riesce ad emettere se usato senza perizia. In alternativa lo impiegherò a carnevale per simulare peti.
5. L'immagine imperitura del chitarrista del gruppo, M., che intende promuovere una turnè in Giappone in modo da esibirsi a Kyoto in kimono e ciripà (abbiate pazienza, i termini tecnici sulle divise dei lottatori di sumo mi mancano), aggiungendo al repertorio brani quali "vengo a prenderti stasera con il mio kimono blu", oppure "con il kimono amaranto, si va che è un incanto, nel quarantasei".
6. La visone di una volpe da vicino. Come in una favola, ha attraversato la strada nella notte, con una gallina in bocca e sul muso una mascherina da procione che le donava una connotazione da ladro dei fumetti. Babi, quando gli ho raccontato di aver visto una volpe con la maschera, ha commentato con aria cospirativa: ma allora che animale era, veramente?
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