venerdì 5 febbraio 2010
La petizione
Immaginate una piazza affollata, un sabato pomeriggio, in cui camminate per una volta liberi da pensieri, quasi zuzzurelloni.
All’improvviso un tale si avvicina con aria amichevole, un viso nebbiosamente noto in qualche piega del cervello che solo un elettrodo potrebbe identificare - null’altro che porti qualche ricordo. Il tipo vi tende la mano, con l’altra vi rifila una pacca sulla spalla, e vi chiede con solerte precisione come sta la famiglia, la nonna malata, perfino il gatto di casa, di cui conosce nome e nomignolo che usate attribuirgli nell’intimità.
E voi, senza parole, cercate di scartabellare nella coscienza, sudando copiosamente, e chiedendovi incessantemente: chi è mai, costui?
Nei casi peggiori egli vi offrirà da bere, continuando a dimostrare di conoscere di voi quello che nemmeno voi stessi ricordate. E non siete in grado di contraccambiare, cercate con vuote domande di carpire qualcosa sul suo stato civile, cercando di evitare figuracce su orribili tragedie che possono essergli accadute senza che in voi rimanesse traccia.
E’ molto difficile, in questi casi, che alla fine scopriate che era un amico di vostro nonno defunto che conduceva una doppia vita da agente del kgb e che al mondo aveva un solo amico a cui raccontava di voi ogni cosa. Nella maggior parte dei casi, rassegnatevi, è una questione di memoria.
Un amico assillato da tale problema ha trovato una soluzione: non uscire mai di casa senza una petizione. Ma non una qualsiasi, deve avere determinate caratteristiche, per funzionare ad ogni evenienza.
- deve essere generica, assolutamente priva di implicazioni politiche che diano ad una persona la possibilità di dire: non sono mica d’accordo. Ricordate che questo metodo nasce per ottenere un solo risultato, non per prendere due piccioni con una fava trovandosi pieni di firme per un referendum sulle leggi salvaBerlusca. Benissimo i salvataggi di specie in estinzione, possibilmente equatoriali o polari, così si riduce il rischio di trovarsi davanti a un appassionato bracconiere.
- Deve contenere uno spazio per la firma, ma anche uno per il nome esteso, per evitare poi di trovarsi davanti ad uno sgorbio illeggibile bofonchiando: Allora, come stai, carissimo Fllrri? Belli? Effrri?
- Non deve prevedere spazio per la data di nascita, altrimenti ci si gioca tutte le donne attempate. Non mi pare il massimo incontrarsi dopo anni e chiedere subito l’età.
Con questi presupposti, non si deve far altro che stringere amichevolmente quella mano estranea, interrompere sorridendo ogni smanceria mostrandosi coinvolti nel profondo nella propria causa: Carissimo, approfitto di te un secondo per salvare le innocenti foche, ecco, firma qui, scrivi qui il tuo nome…la foca ringrazia, e ora, dove eravamo? Caro Gualtiero, ma come va? Parlami di te!
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