La specie più interessante con cui si viene in contatto nel cercar casa sono gli agenti immobiliari.
I più giovani sono vestiti come quindicenni che fanno i loro primi passi nel mondo della griffe, con camicie Versace a righe-colletto bianco, completi con tanto di panciotto in agosto, scarpe a punta con cinghiette e capelli incredibili anche collocandoli negli anni ’80.
Le donne sfoggiano tacchi assolutamente incompatibili con le centinaia di scalini che devono fare ogni giorno, cinture ascellari che strizzano camicette due taglie più piccole e pantaloni che non sanno come togliere da due settimane senza strapparli.
I più attempati preferiscono invece l’impermeabile da esibizionista pieno di planimetrie, o il giubbino di pelle e l’aria da volpone, che li segue anche quando tentano di appartarsi con te per sussurrare che anche se offri diecimila in meno la casa è tua, ma che c’è un’offerta di un impresario senza scrupoli, e non puoi offrir di meno, e devi muoverti, perchè sei accerchiato. Unica eccezione a questa aria di cospirazione, l’agente che davanti a tutti ha chiarito che il venditore era in tali ristrettezze da accettare qualsiasi offerta, per poi aggiungere: io e lui ci conosciamo da una vita. Ma io non ho amici, ho solo clienti, soffiando sulla sua colt.
Quello, però, che ci resterà nel cuore per sempre, è l’agente-parassita. Egli è privo di vita autonoma e dipende dall'ospite a cui è intimamente legato. Egli ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto all'ospite (il nostro assomigliava a Nicholas della famiglia Bredford). Egli non ha un ufficio, solo un marciapiede. Egli non ha spese di gestione, egli è oltre. Lo chiami perché la città è tappezzata di annunci scritti a mano, la sua agenzia non appare sui consueti giornalini; ti dà l’appuntamento, ma non ci si incontra sul posto, devi andarlo a prendere con la tua macchina, e lo trovi già in strada, appena abbandonato dal precedente cliente. Estrae da una valigetta che contiene tutta la sua vita il consueto modulo con cui le agenzie si assicurano la posizione di mediatori, e ti accorgi che è scritto a mano, per circa quaranta righe, in due copie fatte con la carta carbone. Firma con la tua penna. Poi ti chiama per proporti un altro affare, ma lo fa col metodo tipico dei figli adolescenti squattrinati: un singolo squillo, e poi sarà la tua curiosità a farti richiamare spendendo denaro, altrimenti gli toccherà rinunciare, ma lo sopporterà. Tanto non conosce affitto, benzina, dipendenti o stampanti da comprare. Egli è un uomo libero.
I più giovani sono vestiti come quindicenni che fanno i loro primi passi nel mondo della griffe, con camicie Versace a righe-colletto bianco, completi con tanto di panciotto in agosto, scarpe a punta con cinghiette e capelli incredibili anche collocandoli negli anni ’80.
Le donne sfoggiano tacchi assolutamente incompatibili con le centinaia di scalini che devono fare ogni giorno, cinture ascellari che strizzano camicette due taglie più piccole e pantaloni che non sanno come togliere da due settimane senza strapparli.
I più attempati preferiscono invece l’impermeabile da esibizionista pieno di planimetrie, o il giubbino di pelle e l’aria da volpone, che li segue anche quando tentano di appartarsi con te per sussurrare che anche se offri diecimila in meno la casa è tua, ma che c’è un’offerta di un impresario senza scrupoli, e non puoi offrir di meno, e devi muoverti, perchè sei accerchiato. Unica eccezione a questa aria di cospirazione, l’agente che davanti a tutti ha chiarito che il venditore era in tali ristrettezze da accettare qualsiasi offerta, per poi aggiungere: io e lui ci conosciamo da una vita. Ma io non ho amici, ho solo clienti, soffiando sulla sua colt.
Quello, però, che ci resterà nel cuore per sempre, è l’agente-parassita. Egli è privo di vita autonoma e dipende dall'ospite a cui è intimamente legato. Egli ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto all'ospite (il nostro assomigliava a Nicholas della famiglia Bredford). Egli non ha un ufficio, solo un marciapiede. Egli non ha spese di gestione, egli è oltre. Lo chiami perché la città è tappezzata di annunci scritti a mano, la sua agenzia non appare sui consueti giornalini; ti dà l’appuntamento, ma non ci si incontra sul posto, devi andarlo a prendere con la tua macchina, e lo trovi già in strada, appena abbandonato dal precedente cliente. Estrae da una valigetta che contiene tutta la sua vita il consueto modulo con cui le agenzie si assicurano la posizione di mediatori, e ti accorgi che è scritto a mano, per circa quaranta righe, in due copie fatte con la carta carbone. Firma con la tua penna. Poi ti chiama per proporti un altro affare, ma lo fa col metodo tipico dei figli adolescenti squattrinati: un singolo squillo, e poi sarà la tua curiosità a farti richiamare spendendo denaro, altrimenti gli toccherà rinunciare, ma lo sopporterà. Tanto non conosce affitto, benzina, dipendenti o stampanti da comprare. Egli è un uomo libero.
3 commenti:
Fa tanto "invasione degli ultracorpi"..
Il nostro agente responsabie di zona c'ha persino le meches bionde su capello castano gellato.. Allucinante..
Altro che tecnocosi!
Per non parlare di quello che prima vuole venderti una casa con infissi osceni dicendo che costa un'inezia rifarli; poi, quando la casa vuoi prenderla in affitto, decanta di un appartamento gli infissi rifatti in vetro-camera che sono la cosa più costosa di una ristrutturazione...
Topo
Posta un commento