Ognuno vien su con qualche ossessione. La mia forse è puerile, ma almeno non dannosa per chicchessia.
Fin dai tempi di un’infanzia, in cui ho respirato la più grande felicità dei sensi in riva al Mediterraneo, con i suoi muri a calce, i suoi azzurri schiariti dal sole, i profumi violenti di flora rocciosa, perfino le puzze improvvise dei quartieri più interni, ho sognato di poter avere a casa mia uno spazio all’aperto da dipingere a toni marini, e da riempire con sedie impagliate e un tavolo rustico, munito di tovaglia a quadretti, sul quale appoggiare una latta di ragguardevoli dimensioni (pelati formato famiglia, tonno intero..) in cui coltivare amorevolmente una pianta di basilico del tipo greco, con foglie piccole e odore antico.
Ebbene: la location lascia a desiderare, è una tettoia con tetto bianco di lamiera e l’interno rivestito di piastrelle maron; non guarda il mare ma il mio orto disordinato e lussureggiante come fosse al tropico; piove troppo spesso; gli scaffali zincati della Marcegaglia non contribuiscono ad un’atmosfera campestre; le sedie sono di plastica nera e metallo; ma ho un grande tavolo con la tovaglia a quadretti, e ora ho preparato la mia latta, più piccola del dovuto, con il mio microscopico basilico greco.
L’effetto è un po’ da modellino in scala del mio sogno, ma in qualche modo è un inizio.
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1 commento:
Ma che bello!!!
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