Dovete sapere che il mio ufficio, nella Premiata Ditta,
che di questi tempi vive lutti veri, da cui deprimente intervento del prete che
ancora depreco per la folta partecipazione di giammai praticanti, che la
vivevano un po’ come un rito superstizioso, una danza della pioggia ché non si
sa mai, in modo a mio parere offensivo per i credenti, dicevo, non credevo stesse
vivendo anche un lutto burocratico. Da un anno ormai è andato in pensione un
glorioso collega sordomuto, che, a
seguito di un ictus, doveva limitarsi, con grande solerzia, a inviare quotidianamente
decine di fax, e ad archiviarne il risultato. La sua presenza ci sollevava da
un lavoro lungo e noioso, e grande era la nostra gratitudine, ma mai avremmo
creduto di essere in procinto di perdere una persona insostituibile munita di
mansionario dirigenziale.
Dopo di lui in tre si sono succeduti o accavallati in
questa attività. Bene: decine di fax vengono messi via con ricevuta,
regolarmente pinzata dietro, che riporta: “non risponde”, o “occupato” o “invio
non riuscito”, cosa che si scopre puntualmente al momento del sollecito ai
fornitori, che dichiarano di non avere mai ricevuto niente. Alcuni vengono
pinzati con la ricevuta di altri fax, altri vengono messi insieme a mazzi di
cinque, con in fondo la ricevuta di un sesto. Altri, sparsi, vengono
periodicamente trovati in sala mensa, forse in un disperato tentativo di fuga.
L’archivio, poi, segue la numerazione di qualche paese che non utilizza il
sistema indo-arabico, e non è raro trovare una serie di questo tipo: 22, 23, 20,
19, 100, 99, 98. Tutto questo senza che i colleghi rivelino alcun imbarazzo,
alcun senso di colpa. Questo è il loro meglio. Dunque, perché tenere a freno la
creatività? Perché non archiviare origami a forma di rane e “paradiso inferno”,
dopo aver tentato di allegarli ad una e-mail introducendoli in un foro praticato
nel monitor del pc?
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