Ora canto. E sto meglio, come non riesco nemmeno a descrivere. Ho aspettato per cantare ehmehm anni della mia vita, dedicandomi a imprese corali, o limitandomi ad essere una dei milioni di showersingers che costellano la parte di mondo in cui si può liberamente disporre di una doccia.
Tutto perché l’angoscia di presentarmi davanti a della gente, e cantare, e esibirmi, e atteggiarmi, superava qualsiasi beneficio potessi trarre dall’esprimermi, o anche solo dagli applausi.
Ora canto, e sto meglio. Ci ho messo troppi anni a capirlo, e ne coltiverò sempre il rimpianto.
Ma ho un amico, N, che supera ogni mio limite in merito all’ansia da prestazione. Nel senso che la sua angoscia non riguarda l’esibirsi per farsi, in qualche modo, giudicare: riguarda qualsiasi situazione in cui lui non gli sia permesso di accoccolarsi sotto una scrivania.
La prossima primavera deve sposarsi, l’amico N. E la cerimonia, già di per sé, comporta una certa sovraesposizione delle due creature che, nel quadro d’insieme, si definiscono sposi, e i cui genitori pagano spesso cifre indicibili per metterli alla berlina di fronte a un centinaio di persone.
L’amico N non è ancora arrivato a gestire questa emozione. Non ho nemmeno il coraggio di rammentargli che dovrà farvi fronte, magari aiutandolo a prendere atto della cosa facendo riferimento ad altri matrimoni a cui abbia potuto partecipare, e ricordandogli quelle personcine vestite in modo particolarmente costoso, nel bel mezzo della navata.
No, lui ora ha un altro problema. Il corso per fidanzati.
Questa istituzione ha preso molto piede, in questi anni. Non so descriverla molto bene, avendo omesso l’intero settore dal mio matrimonio. Diciamo che mi sono sempre molto divertita ad ascoltarne vari aneddoti dai partecipanti. Ancora però non mi era capitato di sentire di ansia da prestazione.
Nef, sono stato lì, e ho dovuto dire a tutti il mio nome e cognome. Questa fase l’ho superata, più o meno, anche se ho ancora i brividi. Il corso è eterno, tende a superare la data del matrimonio, ma pare che il numero degli incontri si possa ridurre se ci si assoggetta a commentare dei passi biblici con la propria fidanzata, o con altre coppie. Traendone spunto per la vita di tutti i giorni! Io credo di non farcela. Io credo che tirerò fuori a tempo debito un attacco epilettico, di quella epilessia che, nel rinnovare la patente, ho negato di avere, insieme ad altre numerose malattie. Io preferisco che mi ritirino la patente. Non credo di farcela, Nef.
Non oso immaginare la scelta delle bomboniere.
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