Prima cosa: riprendere il filo delle letture. In questo caso, temo, in modo poco utile a chi cerchi consigli, perché non è facile, almeno per me, conservare ricordi così razionali da comporre una recensione completa e utile. Dei libri, in massima parte, conservo memoria dell’attaccamento, della gioia, del fastidio o della sorpresa. Ho individuato i seguenti tra lo scaffale in camera e il Kindle, sicuramente ne avrò dimenticato qualcuno, e me ne dispiace.
Ci sono stati libri di passaggio.
La mossa del cavallo di Camilleri, romanzo storico di cui ricordo soprattutto l’angoscia di una storia, purtroppo estremamente moderna e verosimile, in cui tutti collaborano per rovinare un funzionario pubblico che tentava un approccio troppo libero e onesto per non risultare scomodo. La dea cieca di Anne Holt, di quei gialli cupi e nordici che mi danno sempre la doppia sensazione di non avere alcuna voglia di leggerne altri (anche se poi non so perché ci cado periodicamente) e di essere estremamente fortunata di vivere in Italia, sensazione impagabile, in questi tempi. In effetti, detta così, un libro estremamente utile. Vento rosso di Raymond Chandler. Uno degli scrittori preferiti di mio padre, che mai gode tanto come leggendo le conversazioni di autori pieni di testosterone, o ascoltando gli aridi dialoghi dei western di Leone:
- falegname, una bara di altezza media.
- falegname, una bara di altezza media.
(colpi di pistola)
– due bare, errore mio.
Scrive bene, Chandler. E’ spiritoso, essenziale all’osso, ti fa entrare perfettamente nel clima dell’epoca e del posto. Storie perfettamente credibili. Ma per me è così secco da essere ruvido,pieno di attrito per l’occhio che scivola sulla pagina. Ci sarà un motivo, per cui preferisco la caipirina al martini. Camera oscura di Simonetta Agnello Hornby. Interessante, breve, svela retroscena a me sconosciuti sulla vita di Lewis Carrol, un tantino troppo attratto dalle Alici nel paese delle meraviglie che costellavano i suoi giorni, e che fotografava spogliate con il beneplacito di madri che avrebbero dato le figlie in pasto alla tratta delle bianche, se solo avesse significato la salita di un gradino in società. Il broker di Grisham, che come al solito ti coinvolge con grande mestiere nella storia, ti culla con curiosità ben calibrata, ti dona quel po’ d’ansia utile alla lettura, ma non sufficiente a scombinarti nemmeno un’ora di vita. Insomma, un libro comodo, caldo, inutile, che ti fa pensare che il benessere non avrà mai fine e che ti insegna qualche cosa sul mondo politico o giudiziario americano che invariabilmente dimenticherai.
Ci sono stati libri che non ho ancora ben capito perché io li abbia comprati, credo sia accaduto grazie alla barbara commistione dell’offerta lampo Amazon per il kindle, che ti spinge a pensare che ti perderai qualcosa che avresti pagato molto meno del suo valore, e di recensioni deliranti, immagino prezzolate; mi hanno lasciato un malessere che rasentava l’aggressività: Il male minore di Simona Fruzzetti, Tutto per amore o quasi di Emily Griffin. Ah, e mi hanno anche lasciato una orribile reputazione tra coloro che alla Amazon ti campionano i gusti per rifilarti offerte su misura, e che ora mi offrono continuamente romanzi tipo Harmony:
“anvedi, è uscito Amore proibito nella sabbia, rifilalo a quella làa 99 centesimi”.
Ci sono poi stati libri di cui ho riconosciuto il valore da subito, e di cui sono grata agli autori: Mildred Pierce di James Caine, il sogno americano che si rovescia in maledizione senza che i protagonisti riescano a uscire dalle proprie scelte sempre sbagliate, sempre fatte per motivazioni sbagliate. Storia di un corpo di Pennac, libro godibilissimo che nasce da un’idea magnifica, soprattutto per chi come me ha sempre avuto la velleità di fissare la propria vita in un diario, per poi scoprire nella rilettura che poche cose sono noiose come il rileggere i propri stati d’animo (scrivere dell’anima), e poche cose appassionanti come rileggere ciò che è semplicemente accaduto (scrivere del corpo). Mia suocera beve di Diego De Silva, scritto magnificamente, mi ha fatta ridere alle lacrime e mi ha portato ad emozionarmi per i mille momenti in cui ho trovato scritte emozioni mie, pensieri miei, convinzioni mie, riportate proprio per bene sulla pagina. Io che amo solo te di Luca Bianchini: avevo la sensazione che avrebbe arricchito la categoria sopra descritta, che definirò degli Ahimè, invece l’ho trovato piacevole, sorprendente, leggero ma presente, di orizzonti inaspettati che spaziano sulla riva del mare della Puglia.
“anvedi, è uscito Amore proibito nella sabbia, rifilalo a quella làa 99 centesimi”.
Ci sono poi stati libri di cui ho riconosciuto il valore da subito, e di cui sono grata agli autori: Mildred Pierce di James Caine, il sogno americano che si rovescia in maledizione senza che i protagonisti riescano a uscire dalle proprie scelte sempre sbagliate, sempre fatte per motivazioni sbagliate. Storia di un corpo di Pennac, libro godibilissimo che nasce da un’idea magnifica, soprattutto per chi come me ha sempre avuto la velleità di fissare la propria vita in un diario, per poi scoprire nella rilettura che poche cose sono noiose come il rileggere i propri stati d’animo (scrivere dell’anima), e poche cose appassionanti come rileggere ciò che è semplicemente accaduto (scrivere del corpo). Mia suocera beve di Diego De Silva, scritto magnificamente, mi ha fatta ridere alle lacrime e mi ha portato ad emozionarmi per i mille momenti in cui ho trovato scritte emozioni mie, pensieri miei, convinzioni mie, riportate proprio per bene sulla pagina. Io che amo solo te di Luca Bianchini: avevo la sensazione che avrebbe arricchito la categoria sopra descritta, che definirò degli Ahimè, invece l’ho trovato piacevole, sorprendente, leggero ma presente, di orizzonti inaspettati che spaziano sulla riva del mare della Puglia.
I libri che insegnano: in questi mesi di silenzio sulla pagina non posso dire di essere stata in silenzio in ogni campo; non ho fatto che cantare, tra l’altro con discrete, per me enormi, soddisfazioni. Sono immersa nel jazz in modo quasi compulsivo, la batteria che batte i tempi forti mi provoca orticaria, necessito di dosi di swing blues e bossa quotidiane. Non potevo omettere la (ri)lettura di Il jazz – periodo classico – le origini di Gunther Schuller, che nel lontano 2003 leggevo senza capire, e che ora ho capito in parte dopo una serie di lezioni di armonia, traendone enorme soddisfazione (forse eccessiva rispetto alla parte compresa del saggio, ma tant’è). E ho letto contenta Parliamo di musica
Di Stefano Bollani, persona grandemente intelligente e dalle intuizioni appassionanti, anche se il tenore del libro, fortemente divulgativo per scelta, rivolto veramente a tutti, mi faceva mancare qualche approfondimento che avrei gradito molto.
E infine, i libri che vorrei avere sempre sul comodino, che mi spingono ad aspettare la sera con trepidazione, rendendo un pochino più irreale, e un pochino meno interessante, la vita vera, che mi avvolgono e per i quali mi dispiace vedere assottigliarsi lo spessore delle pagine ancora da leggere, per i quali mi interrogo sul destino dei personaggi, diventati un po’ famiglia. Non ho tanto altro da dire, sui titoli che seguono, se non che mi mancano tanto, ancora.
E infine, i libri che vorrei avere sempre sul comodino, che mi spingono ad aspettare la sera con trepidazione, rendendo un pochino più irreale, e un pochino meno interessante, la vita vera, che mi avvolgono e per i quali mi dispiace vedere assottigliarsi lo spessore delle pagine ancora da leggere, per i quali mi interrogo sul destino dei personaggi, diventati un po’ famiglia. Non ho tanto altro da dire, sui titoli che seguono, se non che mi mancano tanto, ancora.
E l’eco rispose di Khaled Hosseini
La bastarda di Istanbul di Elif Safak (che ho tanto osservato in libreria senza il coraggio di comprare, quasi temessi una delusione nemmeno fosse una storia d’amore, forse perché con la Turchia io ho una storia d’amore che perdura tutt’ora)
Piccola ape di Chris Cleave.
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