Cominciamo col dire che sabato sera da Fazio Marito
ed io siamo fans assoluti di Gramellini, che ascoltiamo e condividiamo, con cui
ci indigniamo e ridiamo e pensiamo.
Dunque ci sono tutti i presupposti affinché il mio
lato curioso delle vicende umane sia interessato a sapere di più. Come capita
con gli amici, con le persone per cui giungi a provare una qualche forma di
affetto, anche solo lontano, televisivo, dunque forse fasullo.
Quindi ho letto questo romanzo con coinvolgimento e
passione, a volte scrutando la foto dell’autore sul retro del libro per
leggerci con rispetto i segni di tanto dolore. Gramellini parla della morte
della madre, quando aveva nove anni, che l’ha lasciato con persone che non
hanno saputo sostituire degnamente l’affettività materna e la cui morte ha in
un certo modo bloccato la sua vita, rendendolo incapace di reagire
costruttivamente, fino alla scoperta, a quarant’anni, del fatto che si fosse
suicidata per il terrore di un cancro che l’aveva invasa, e al successivo
perdono per l’abbandono, che gli ha permesso di riprendere a crescere e vivere.
La storia fluisce mantenendo alta l’attenzione pur conoscendo già il colpo di
scena, ed ero contenta di tornare al mio libro, perché l’uomo scrive bene, è
spiritoso e scorrevole.
MA
Trovo sempre così difficile comprendere come ci si
possa trascinare un trauma di questo tipo per così tanti anni, senza saper
reagire e trovare una strada per vivere -e questo, lo so, è un commento
arrogante. Mi si risponderà: se è successo è possibile. Forse, per capire
l’umanità di un suicidio, bisogna essere cresciuti con l’affetto che a lui è
mancato, o forse, per non capirla, bisogna viverla direttamente. Però.
E poi mi destabilizzo ogni volta che leggo una storia
così tanto privata, che abbraccia e serve in un vassoio tutta la vita di un
uomo, così vera, perché è vera, e ci sono tante persone coinvolte, ed è come
smutandarsi l’anima, e in parte denudare altre persone, e credo che non ne
avrei mai il coraggio, per me e per chi mi è vicino.
E così la mia carriera da scrittrice è fallita in
partenza, non avendo particolare talento per la fantascienza.
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