Quando mi chiedevo quale fosse la differenza tra la mia compulsione alla differenziazione delle immondizie, con tanto di ansia da prestazione, e la pigrizia che comprensibilmente coglie la maggior parte della gente nel lavare una scatoletta di tonno da buttare via, non capivo. Dal primo giorno di ERASMUS in Germania mi sono trovata moralmente sollevata perchè obbligata a tenere sette diversi contenitori per la differenziata in un monolocale. Mi sentivo come alleggerita di una responsabilità, in un periodo in cui in Italia non se ne parlava nemmeno.
Ora, con il libro di Mercalli, ho capito. Cambiamenti come quelli che dobbiamo intraprendere in fretta, per cercare di cucirci una tuta di gommapiuma per attutire la caduta che verrà, oh se verrà, non possono essere accettati e messi in pratica in maniera razionale. Devono essere emotivi, un po' come l'autarchia durante la follia collettiva del fascismo, naturalmente privo degli aspetti deteriori come imperialismo e razzismo, ovvero senza fascismo.
Insomma, questa cosa deve venire da dentro le ossa, in una sorta di orgoglio fanatico collettivo, che ci darà la spinta alla ricerca di un modo diverso di vivere, a raccogliere la pioggia in ogni modo, pure con la lingua, a lavorare il più possibile attaccati a casa, a coltivare ortaggi in qualsiasi contenitore, e sul più piccolo davanzale, a evitare di prendere l'auto, a produrre energia e consumarne lo stesso meno, a trovare al più presto un'alternativa al PIL e alla crescita furiosa come unica fonte di benessere.
Questo libro calza i miei sogni in morbida lana autarchica.
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