Mi interrogo spesso sul potere evocativo degli odori.
Esco dal lavoro nel momento più assolato del pomeriggio, quando
il calore sale dall’asfalto fino a diffondere ovunque il profumo dei pini marittimi. Si dirà: devi
considerare che sei ben felice di uscirtene da quel posto di perdizione, anche
se fuori dalla porta trovassi scarichi tossici di allevamenti di ovini. Certamente
sì, ma quel profumo mi guida subito altrove, cancellando istantaneamente ogni
traccia fastidiosa della giornata.
Quello è uno dei più banali e universali odori evocativi,
che lascerà pochissimi cuordipietra indifferenti al suo aleggiare. Ma mi fa
camminare come bambina, come adolescente serena, per lo spazio e il tempo di
quel viale alberato che mi separa dalla macchina, tanto da spingermi a un quotidiano
ringraziamento muto.
Altro odore banale, ma che non risparmia mai alle labbra
un sorriso, è il profumo che resta nelle mani dopo anche solo un abbraccio
fugace a una persona di cui si è innamorati. Anzi, quell’annusare continuo può
addirittura rendere comprensibile a se stessi un sentimento ancora confuso.
Poi ci sono gli odori privati, assolutamente inspiegabili,
e a volte nemmeno riconducibili ad alcuna esperienza razionale. All’improvviso
sono di buon umore, e non so assolutamente quale memoria abbia colpito il mio
cervello fino a stordirlo. Oppure, al contrario, non so da dove arrivi quell’odore,
ma è certamente quello di una notte passata dormendo all’aperto in un paesino
turco, temendo gli scorpioni forse più del dovuto, ma ascoltando il mare, le
barche dei pescatori, qualche parola sconosciuta, in uno stato di pace interiore
difficilmente ritrovata in seguito.
L’odore del ricordo appena raccontato, poi, l’ho trovato:
quella notte avevo dormito con il sacco a pelo appoggiato a tronchi tagliati di
qualche conifera, e ora lo sento continuamente entrando in casa, perché lì
fuori ho ammucchiato pezzi di un albero tagliato in giardino, che avrei dovuto
consegnare a nonna D, ma non ne trovo il coraggio. Mi mancherebbe troppo quell'evocazione prepotente che lascia senza fiato.
La cosa più curiosa è che non è detto che i ricordi d’infanzia,
o di adolescenza, in sé, siano così piacevoli. Per quanto mi riguarda, tende a
prevalere una velata malinconia, che ha rivestito la memoria chissà quando e
chissà perché, fino a uniformare un po’ i ricordi, e, tendenzialmente, a farmi
preferire il presente. Però l’odore rimane memoria pura, non si porta dietro
zavorra dagli anni, regala emozioni vivide e sostanzialmente piacevoli. E
gliene sono grata ogni volta.
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