mercoledì 9 settembre 2009
Allo spaccio
Ieri ho accompagnato mio padre, nonno G, a comprare una macchina nuova.
Mio padre è impermeabile alle derive del capitalismo, refrattario alle sue lusinghe. Possiede due paia di jeans, una da fuori e una da casa; quando quelli da casa diventano da raccolta differenziata, quelli da fuori diventano da casa e ne vengono acquistati degli altri da fuori. E’ un modo come un altro per non perdersi nel proprio guardaroba. Quando faceva il militare, apprezzava molto la divisa, non certo per ciò che essa rappresenta, bensì esclusivamente perché elimina la necessità di sprecare tempo per decidersi cosa mettersi. Tra l’altro, tra due paia di jeans che già possiedono un loro criterio, essendo denominati “da casa” e “da fuori”. Insomma, non è un tipo che saprebbe cosa fare di una cabina-armadio. A questo si aggiunge che nonno G. in realtà non vorrebbe cambiare auto, è estremamente affezionato alla sua vecchietta, ma una serie di concause lo porta a doversene separare.
Il venditore di auto, però, non era preparato.
O meglio, il primo venditore non ha dovuto nemmeno conoscerlo. Avevamo un appuntamento in una di quelle concessionarie tutte linde, come appartamenti da catalogo, che al posto di poltroncine e tavolini tengono sui tappeti auto e camioncini. L’appuntamento era alle due e mezza. Alle tre meno un quarto, quando il rappresentante ancora non tornava dal pranzo, nonno G ha deciso che aveva aspettato abbastanza, che se un venditore vuole vendere è in anticipo, che deve arrivare, e che perdere tempo in questo modo era enormemente più cretino che mangiare un gelato.
Sono quindi riuscita a trascinarlo in una concessionaria più amichevole, nonché meno cara, e il venditore ha dovuto prendere atto che esiste ancora qualcuno che cerca di ottenere il modello base-base, senza alzacristalli elettrico, senza telecomando, senza fasce laterali paracolpi, senza servosterzo. E scegliendo tra due colori, bianco-bianco e giallo-ottimista (non mi dilungo tra i vari viola-monello e rosso-demente che propone la casa madre, roba da brividi). Abbiamo scoperto che per ottenere una macchina di questo tipo il tempo necessario è infinitamente superiore a quello che serve per farsi consegnare una macchina superaccessoriata. Immagino che tengano in magazzino alcune auto da spogliare del superfluo. Speriamo non si facciano prendere dall’entusiasmo e levino anche il cambio.
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