La visione del film "Pelé" ha scatenato in Babi le consuete velleità emulative, e questa volta devo dire che si prefigge mete decisamente più elevate delle volte precedenti (una città in Lego, riprodurre una rullata di batteria dei Bon Jovi, acrobazie sullo waveboard, disegnare lo scudetto del Real Madrid, fischiare, scoregge ascellari). L'importante è che non si faccia cogliere dall'inadeguatezza, e si diverta.
E che non faccia fuori le finanze familiari.
Infatti il campione brasiliano, nei suoi pazienti esercizi per il controllo del pallone, merce rara nelle favelas del Brasile anni Cinquanta, si serviva di un numero spropositato di manghi, presi dall'enorme albero che sovrastava l'ospedale dove faceva l'inserviente col padre.
Dunque Babi, molto attento da sempre alla precisione del contesto da cui trarre ispirazione, desidera avere una ampia disponibilità di manghi da colpire ripetutamente con testa, petto e piedi, per acquisire il controllo di Pelé.
Pur sorvolando sui problemi di lavaggio degli abiti messi a dura prova da schizzi di frutta esotica, non è stato facile spiegargli che con i soldi di un mango, attualmente, da Decathlon si possono acquistare tre palloni da calcio a prezzo minimo.
Fossero almeno sugli alberi anche i palloni, la natura avrebbe trovato il modo di renderli biodegradabili.
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