Dunque: è un mese che vado a scuola di orto, ma quasi un anno che leggo voracemente manuali di giardinaggio, progetto, prendo appunti, sperimento strane teorie.
Il mio orto si presenta ancora come un cantiere. Un metro quadro di radicchio, germogli seminati a spaglio in un momento in cui devo aver bevuto un bicchiere di troppo assumendo anfetamine, il tutto senza accorgermene, perché è come avesse l’alopecia, tra chiazze verdissime in un triste mare marrone. Due miseri piselli che allungano le zampette senza raggiungere la spalliera, e sassi, sassi, fili di paglia, e gramigna che fa capolino ad attendere le solanacee.
Ecco. La casa vicina alla nostra, domenica era circondata da un bel prato verde incolto, dove Pantacollant amava soffermarsi per riflettere sulle morte stagioni.
Lunedì sono tornata dal lavoro, e stavano finendo di arare con una sorta di motozappa. Martedì erano già state predisposte le prode rialzate, di un marrone testa di moro incredibile, apparentemente privo di sassi e grumi. Mercoledì l’orto era stato recintato da una leziosa cornice di cemento a cappette, il sentiero era stato spianato, e terminava con un arco su cui un trachelospermum sembrava arrampicarsi un centimetro al minuto. Oggi temo di tornare a casa e trovare cesti colmi di zucchine.
Sono consapevole che l’erba del vicino sia sempre più verde, ma temo di essere più verde io.
Il mio orto si presenta ancora come un cantiere. Un metro quadro di radicchio, germogli seminati a spaglio in un momento in cui devo aver bevuto un bicchiere di troppo assumendo anfetamine, il tutto senza accorgermene, perché è come avesse l’alopecia, tra chiazze verdissime in un triste mare marrone. Due miseri piselli che allungano le zampette senza raggiungere la spalliera, e sassi, sassi, fili di paglia, e gramigna che fa capolino ad attendere le solanacee.
Ecco. La casa vicina alla nostra, domenica era circondata da un bel prato verde incolto, dove Pantacollant amava soffermarsi per riflettere sulle morte stagioni.
Lunedì sono tornata dal lavoro, e stavano finendo di arare con una sorta di motozappa. Martedì erano già state predisposte le prode rialzate, di un marrone testa di moro incredibile, apparentemente privo di sassi e grumi. Mercoledì l’orto era stato recintato da una leziosa cornice di cemento a cappette, il sentiero era stato spianato, e terminava con un arco su cui un trachelospermum sembrava arrampicarsi un centimetro al minuto. Oggi temo di tornare a casa e trovare cesti colmi di zucchine.
Sono consapevole che l’erba del vicino sia sempre più verde, ma temo di essere più verde io.
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