lunedì 12 dicembre 2011

Scorci d'estate


L’altra sera Festa Democratica del paese, e in questa estate novembrina siamo riusciti a ricavarci uno scorcio di tramonto e un pezzetto di prato per dedicarci ai gnocchi fatti a mano (ottimi), alla pesca di beneficienza (pessima, mai mi era capitato di non avere nemmeno un foglietto rosso, per una presina o una paletta moschicida), e allo spettacolo che ci toccava.
E ci è toccata un’eterna esibizione di una scuola di danza, in cui rigidi manici di scopa davano luogo a contorcimenti ritmici che facevano dolere la cervicale al solo pensiero.
Quando osservi il walzer, ti rassegni: figlio d’Europa, ce lo siamo voluto così, la donna e l’uomo che sembra non ballino nemmeno insieme, lei a guardare le pareti, lui vagamente oltre la testa di lei, le braccia arrotondate a mantenere le distanze, per non dar adito a peccaminosi inciuci. E’l’ottocento, bellezza.
Ma quando guardi la danza del ventre, o i balli latino americani, quella è sofferenza pura: e non parlo dei gruppetti di principianti, che ci mettono l’anima, a dimenarsi immaginandosi nei peggiori bar dell’Havana, ma delle deleterie coppie di pluripremiati, che ballano come ingranaggi di un compressore, sbuffando, trottando e roteando, e applicano la postura del walzer a danze che, osservate nei paesi d’origine, appaiono fatte di impercettibili movimenti e brevi contatti forieri di sicure gravidanze.
Quelle coppie mi trasmettono la stessa tristezza delle donne rifatte, che rinunciano orgogliosamente al proprio viso in virtù di un discutibilissimo risultato estetico; in più, vestite con quello che potrebbe essere l’abbigliamento intimo della Regina Madre, creano un contesto talmente deprimente da stupire. 

Nessun commento: