mercoledì 2 dicembre 2009

Oasi


Ho sempre messo in dubbio l’opportunità del bagno casalingo nella vasca:
- per il problema ecologico; io sbadiglio svagata nei litri d’acqua che disseterebbero una tribù di Turkana per circa due mesi, capre comprese;
- per la sensazione vorrei ma non posso: sogno una vasca dove sguazzare a larghe bracciate tra mille bolle artificiali e in realtà mi stendo in qualcosa di più simile a una bara, in cui restano fuori numerose parti del corpo, che poi fanno ricorso;
- per la lentezza del riempimento, la lentezza dello svuotamento, la temperatura sempre da ricalibrare a fronte di una fugace serenità;
- perché ci sono troppo pochi libri impermeabili in commercio, e di solito contengono storie con intrecci troppo brevi e molto inverosimili, tipo: balena (giro pagina) pesciolini (giro pagina) fanno il bagno insieme (finito il libro).

Ma ieri sera mi sono trovata di fronte alla vasca, dopo il bagnetto di babi. L’ho liberata da:
- n.5 paperette difettose che nuotano di fianco
- n. 1 spazzola morbida per capelli
- n. 1 rastrello di plastica
- n. 1 libro impermeabile con l’avventurosa storia della balena
- n. 3 confezioni di shampoo vuote
- n. 1 calzino gettato in fase di vestizione bebè
- n. 1 flacone di fluoro in gocce
- n. 3 carte da scala quaranta.
E poi ho guardato la vasca. E ho deciso di farlo, dopo tanto tempo. Cavolo. Abbandonata ogni remora morale, vapori di bicarbonato e tea tree per liberare il naso, un libro pur non impermeabile, acqua bollente, quella da tre fasi: - ODDIO MUOIO – Però…- beh beh beh, mi sono ricordata di esistere fisicamente, realtà che dopo il parto perde concretezza, fino a non crederci più.

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