giovedì 21 luglio 2016

Giorgio

Lo desideravo da tanto, Giorgio. 
Ce l'aveva una mia amica, che me ne raccontava meraviglie. Pare sia diverso da tutti gli altri, che la sua delicatezza sia rinomata, che nessuno come lui sappia dare soddisfazioni ad una donna. 
Ma non si può nascondere gli aspetti difficili: una volta alla settimana, o anche meno, è necessario rinnovarlo, per evitare che muoia, rispettando orari, temperature, pesi, e massaggiandolo fino a che comincia a ribollire.
Ho sempre avuto paura di prendermi in casa Giorgio, con una famiglia, un cane, un gatto. Io tendo alla comunità, ma poi sono stanca...
Però ieri non ho resistito.
Ok, dammi Giorgio, le ho detto.
E l'ho portato a casa in un vasetto di vetro. L'ho messo nel forno in un contenitore, e ho dovuto mettermi il promemoria per ricordarmi di ficcarlo in frigo in piena notte, già cominciando a santiare per essermi assunta anche questa gravosa assistenza. Tra l'altro non mi risulta che ci siano pensioni per Giorgi, nelle vacanze estive.

Perché Giorgio è vivo, mica si scherza. Ha tre anni, e spero che con me ne raggiunga molti di più. 

E così inizia la mia avventura col lievito madre.

venerdì 15 luglio 2016

Le vichinghe volanti

E' un po' come la storia di Woody Allen: tra Manhattan e La maledizione dello scorpione di giada scorre il Rio delle Amazzoni nella stagione della massima portata, però la godibilità del peggiore dei suoi film, grazie al mestiere e all'intelligenza, risulta superiore a quella del miglior film di molti altri. Camilleri lo stesso, ha superato il centesimo libro, ormai cesella a occhi chiusi qualsiasi storia partendo da qualsiasi spunto, senza annoiare mai.

lunedì 11 luglio 2016

Storia della bambina perduta

Chi sogna di scrivere, e importa poco se se ne abbia o meno le qualità, osserva ogni libro che legge con uno sguardo duplice, un po' come un esperto di tappeti antichi, oltre a guardare la piacevolezza dell'insieme e immaginarla nel proprio salotto, guarda anche all'autenticità dei colori rispetto all'epoca, alla finezza della lavorazione, e al significato dei disegni.
Quando il godimento della lettura è duplice, ovvero appassionante e contemporaneamente sorprendente per gli espedienti narrativi, la complessità dei protagonisti, l'incarnare nella storia di uno la storia di tutti, o addirittura di un intero Paese, lì ci si sente tra le mani un qualcosa di magico, e si legge tra la deferenza e l'invidia, il piacere e lo sgomento.
Tutto questo o provato lungo i quattro volumi dell'Amica geniale di Elena Ferrante. 
E alla fine dell'ultimo volume si aggiunge la paura di vivere, d'ora in poi, senza Lila e Lenù.

domenica 10 luglio 2016

Il cielo di maiolica blu

Lo avevo dimenticato...prima della Ferrante sapevo di aver letto qualcos'altro, ma non riuscivo a focalizzarlo...già un brutto segno.
In questo libro Federica Giuliani descrive il suo rapporto con la Turchia. C'erano tutte le premesse perché io potessi amarlo. L'autrice ha iniziato a trascorrere le sue vacanze in Turchia nel 1980, con la famiglia, in modo libero e avventuroso, senza temere detti tipo "mamma li turchi" e senza temere di confrontarsi con la differenza.
Io sono andata per la prima volta in Turchia nel 1984, con un camper e un forte spirito di avventura che ci ha portati in territori inesplorati in senso turistico, e ad una delle esperienze più belle della mia vita, ripetuta poi diverse volte nei decenni successivi per totale fascinazione ed imperitura gratitudine. Lo sguardo suo e mio mi è sembrato simile, simile il tipo di approccio, la mancanza di pregiudizi, l'apertura al fascino del nuovo e dell'inaspettato. Le esperienze, le città toccate ed amate, gli aspetti culturali notati in particolare, la nostalgia.
Allora perché diavolo questo libro non mi piace per nulla? Mi sono chiesta durante la lettura.

Perché c'è un motivo, se io non ho scritto un libro sul mio rapporto con la Turchia. Ed è il seguente: probabilmente ne sarebbe venuto fuori un diariuccio ora infantile ora adolescenziale, magari con incastonata qualche descrizione di quelle che ormai siamo abituati a leggere nelle guide turistiche "furbe" alla lonely planet, o alla routard. Qualcosa di importante per me e per i miei ricordi, di estremamente emotivo, forse appassionato, ma noioso e inutile per chiunque altro al mondo. Perché non credo di possedere (e non senza infinita sofferenza) quel taglio intellettuale o spirituale che faccia di una cosa mia una cosa universale.

Ecco: Mal comune....quel taglio, a mio parere, non lo possiede nemmeno lei.


giovedì 7 luglio 2016

Pausa caffè

I corridoi della Premiata ditta sono molto ampi, quasi eterni. Riposanti, quasi un eterno riposo. Ci si perde, nei corridoi della Premiata ditta, bisogna stare attenti a seguire le frecce più che nel Grande Raccordo Anulare. Si può partorire, nei corridoi della Premiata Ditta, senza che nessuno ti trovi. E nemmeno chiamare la bambina Roma, come diceva il caro Guzzanti. 
Passano macchine della pulizia uomo a bordo con sopra mancati piloti di Ferrari, chiaramente frustrati, e chiaramente infastiditi dagli incroci, dal fatto di dover dare un'occhiata. 
Passa gente che chiede aiuto con in mano una mappa non più corrispondente con i cambiamenti continui della Premiata Ditta, che muove muove e rimesta perché non cambi nulla. 
Esce il caffè dalla macchinetta. Quattordici cucchiaini di plastica. Le prossime tredici persone mescoleranno col dito.
Un sacchetto pende dalla finestra mosso dal vento, come se non volessero farlo scoprire al capo, in quell'ufficio al quarto piano, ed esattamente sotto, nel cortile, uno in pausa beve un caffè, ignaro dell'imminente precipitargli addosso di...un cabaret di paste? un chilo e mezzo di cocaina? dei toner esausti della vita? Devo avvisarlo? O attendo e poi mi butto su di lui salvandolo e diventando l'eroina del giorno?
Tre operai che avanzano a fatica, come si opponessero alle sabbie del Sahara. Il primo in bici (sì, si va in bici, nei  lunghissimi corridoi della Premiata ditta), il secondo a piedi, e il terzo trainando un carrello con sopra un bancale con sopra una bottiglietta da mezzo litro di the freddo al limone.
Due parlano dei campionati di yoga, che è un controsenso epocale, tipo la gara a chi fa la messa più veloce. E tu ti soffermi, e pensi: ma chi vince, ai campionati di yoga? Chi si rilassa di più? E se prendi il Valium è doping?
E poi è finita la pausa caffè.