martedì 26 marzo 2013

Tutto torna

Tanti anni fa ho trascorso sei mesi in una graziosa cittadina tedesca, in un meraviglioso erasmus, di quelli che lasciano tracce indelebili di memorie anche dolorose dovute alle nostalgie irrisolte di una vita completamente diversa, una vita a termine. A fine inverno nonna D e alcuni suoi amici sono venuti a trovarmi per qualche giorno. Tra tutti, possedevano il seguente patrimonio linguistico teutonico: Osterhase, ossia coniglio pasquale, e Spitzen zusammen, ovvero la parola d'ordine del maestro di sci austriaco che cerca di inculcare lo spazzaneve: le punte insieme. Per anni ho conservato nella mente diligentemente queste perle di saggezza, senza capire esattamente che spazio avrebbero avuto nella mia vita. Questa mattina, mentre raschiavo il ghiaccio della notte dal parabrezza, in questa assurda vigilia di Pasqua innevata, comincio a capire.

lunedì 25 marzo 2013

Guerra di genere

Dunque: è palese lo strisciante sessismo che impone il sesso maschile alle automobili non appena abbiano un certo valore economico o un'attitudine pronunciata ad essere di moda, per cui LA ritmo, LA panda, ma IL porche, IL BMW, e a volte persino IL 500. Ora, da quando le televisioni non sono più quei divertenti bauli contenenti tubi catodici smisurati, ma pannelli al plasma di alta moda, high tech high definition e tutte quelle boiate lì, per magia sono state sostituite da IL TV. Sto aspettando il momento in cui gli smartphone soppianteranno del tutto i cellulari vecchia maniera, e i pochi rimasti nella borsetta delle vecchiette si chiameranno telefonine..

domenica 24 marzo 2013

Fiori di un solo giorno

Ho finito Fiori di un solo giorno di Anna Kzumi Stahl, scrittrice che è un curioso assemblaggio di padre tedesco, madre giapponese, madre lingua inglese e lingua letteraria spagnola, insomma, ciò che vorrei che al mondo al più presto fossimo tutti, con buona pace dei localismi e dell'inutile salvaguardia delle tradizioni locali, che curiosamente vengono opposte furiosamente al povero immigrato magrebino, ma mai a modi di vivere estranei e consumistici che ci arrivano da paesi danarosi.
Ho cambiato più volte idea su questo libro. Alla fine il verdetto è questo: è una storia interessante e alla fine commovente, ma non so se per responsabilità delle scelte linguistiche azzardate dell'autrice, o (in parte sicuramente) della traduzione, ci sono periodi che suonano in un modo così indecente che ci si chiede se quel giorno alla Sellerio avessero alzato un po' troppo il gomito per una festa di pensionamento, perdendo temporaneamente ogni senso critico:
"Gli costa, ma si spoltrisce..." "abbiamo bisogno di mantenerle l'intorno ben stabile..."se esiste al mondo qualcuno che sa come far lavorare un avvocato, è una donna nata ricca (...), ma che di colpo un bel giorno il padre la priva dell'eredità..." "ogni passo che fece la mostrava padrona di sè e del suo luogo" "Ti si pensiamo, sai?" 
son cose dolorose.

La sobrietà di Papa Francesco

- Francesco ha assistito alla messa tra gli operai, all'ultimo banco.
- Encomiabile, speriamo solo che non fosse lui l'officiante!

A prove

- Allora, tu la canti in MIb, io vorrei fare il solo in DO...
- Allora cambiamo tonalità per i soli!
- Facciamo un turnaround?
- Sì, aggiungiamo due battute..
- Un paio di battute...
- Allora: c'è un carabiniere che vince una grande somma. Cosa intendi farne? Beh, pensavo di comprarmi una caserma e mettermi in proprio!

Interpretation impossible

La mattina stessa una collega mi aveva chiesto se fossi in grado di interpretare i sogni, e le avevo risposto che riesco a inventare interpretazioni magnifiche, ma non le bastava.
Nella notte sono stata punita:
ho sognato la casa al mare di amici, e fuori il nostro giardino, in quelle commistioni tipiche dei sogni.
Appoggiati al muro sotto le finestre, io e Marito, su materassi stesi sul pavimento.
Fuori, un vento che piega gli alberi.
Il vento sbatte con forza un'aquila contro la finestra. L'aquila pare sopravvivere, ma ciò che lascia cadere dagli artigli, e che precipita sul nostro materasso appena apro la finestra è....
un insieme sparso di cereali e legumi secchi, tipo la zuppa biologica del contadino maremmano.
Tutto quello che penso, piena di perplessità è:
Meno male che l'aquila non cucina, se no ci arrivavano già lessi.

Chi volesse cimentarsi con l'interpretazione avrà tutta la mia ammirazione.

Tempi di crisi

L'amica D, con una lettera di licenziamento per l'imminente fallimento della ditta già in tasca, deve quotidianamente mentire, rispondendo alle domande dei fornitori preoccupati, che chiedono notizie sulla solidità dell'impresa: ma no, che dite, ma chi mette in giro queste voci calunniose?
E' una situazione imbarazzante, ma ciò che la preoccupa di più è quello che mi ha detto ieri:
- L'importante e che dopo aver spergiurato che la ditta non sta assolutamente chiudendo non mandi per sbaglio il curriculum alla stessa persona...

Risparmio energetico

- Nef, che ne dici, mi hanno chiesto di diventare referente degli iscritti per il nostro sindacato. Cosa mi consigli, accetto?
- Certo! io ho appoggiato la tua nomina! Sarai bravissimo, è il ruolo per te. Accetta, e io godrò della tua luce riflessa!
- Ma la luce riflessa ti è sufficiente?
- Se basta per leggere la sera, certo!

martedì 5 marzo 2013

Giornata piena

Ieri la mia vita è stata arricchita dalle seguenti esperienze:
1. Un giardino che comincia a assumere una forma. Finora, al suo meglio, quando il sole radente lo rendeva un po' confuso, diluendo i colori in qualcosa di meno impietoso, poteva ricordare uno sformato di cavolo quando ti si attacca alla teglia. Ora è abbellito da una decina di sacchi neri di fogliame, da fascine di ramaglie che aspettano il camion della raccolta differenziata, ma qua e là arbusti e rampicanti potati a zero ricordano la propria missione primaverile, e sembrano esplodere di impazienza nell'attesa di giorni di tepore. Io non riesco a smettere di guardarlo dalla finestra, prefigurandomi uno splendido futuro, come ogni mamma guarda il suo scarrafone.

2. Il momentaneo convincimento che il gruppo jazz avesse un nuovo amplificatore, salvo poi accorgermi che ció che il contrabbassista reggeva nel buio con cautela era solo il bidone dell'umido.

3. Un microfono tutto mio, pesante come il mio bouquet - clava da sposa, con il corpo grigio cangiante e la testa argentata, circondata da una sottile fascia azzurra di gomma: si chiamerà Joao. Sembrava così facile, cantarci dentro, che a un certo punto mi sono chiesta se stessi cantando veramente, o se lo stessi solo immaginando, ma il fatto che i musicisti non facessero una piega porta a propendere per la prima soluzione. Tra una ballad e una bossa, Joao si è anche abbandonato a qualche pezzo di Dalla, in memoria.

4. Uno shaker utilizzabile esclusivamente in uno stadio olimpico, e per carità senza alcuna amplificazione, poichè, dotato di corpo in alluminio e faccia a prisma esagonale, emette un frastuono tale da coprire un quartetto con la verve di un cantiere in piena attività. Abbiamo cercato di avvolgerlo in strofinacci, poi in asciugamani da spiaggia, piumini e infine materassi, anche se, lo ammetto, a quel punto sarebbe stato più agevole cercare di tenere il tempo agitando una betoniera.

- un kazoo, affarino di metallo leggero come un canarino con la vocalità di un avvoltoio, con un buco più grande da una parte e più piccolo dall'altra, e sopra una membrana sottilissima che vibra cantandoci dentro, come se parlasse Paperino. Soffiandoci non si ottiene nulla. Dovrò imparare in solitudine, vista la gamma di suoni imbarazzanti che riesce ad emettere se usato senza perizia. In alternativa lo impiegherò a carnevale per simulare peti.

5. L'immagine imperitura del chitarrista del gruppo, M., che intende promuovere una turnè in Giappone in modo da esibirsi a Kyoto in kimono e ciripà (abbiate pazienza, i termini tecnici sulle divise dei lottatori di sumo mi mancano), aggiungendo al repertorio brani quali "vengo a prenderti stasera con il mio kimono blu", oppure "con il kimono amaranto, si va che è un incanto, nel quarantasei".

6. La visone di una volpe da vicino. Come in una favola, ha attraversato la strada nella notte, con una gallina in bocca e sul muso una mascherina da procione che le donava una connotazione da ladro dei fumetti. Babi, quando gli ho raccontato di aver visto una volpe con la maschera, ha commentato con aria cospirativa: ma allora che animale era, veramente?

venerdì 1 marzo 2013

Proprio li

La Premiata ditta ha deciso, dopo lunghe pianificazioni, verifiche e considerazioni, di imporre a tutti gli uffici una carta intestata comune, scritta con lo stesso carattere, un'elegante interlinea, e magari il medesimo indirizzo del mittente in calce (con tale espressione pare si intenda "in fondo", nessun riferimento al calcestruzzo, aggiunta che renderebbe le raccomandate particolarmente dispendiose).
Il modello diffuso tra i frementi impiegati sembra ad un primo sguardo graziosamente e banalmente uniformante, ma un particolare ridicolo salta all'occhio in alto a sinistra:

luogo, lì........................

Dunque secondo la nostra dirigenza non è sufficiente specificare la città in cui la premiata ditta si colloca, gentile indicazione affinché il destinatario possa visualizzare mentalmente qualche monumento e pensare a noi in un luogo preciso, magari con un sorriso nostalgico; è anche necessario sottolineare che chi scrive si trova proprio là, non qua o laggiù. Proporrei di aggiungere accanto una manina che indica un punto su google maps, per non lasciare alcuno spazio al dubbio.
Oppure potrei scrivere a tutti i giornali locali, chiedendo come mai nessuno tra i superpagati amministratori di una ditta che dà lavoro a una cittadina di medie dimensioni abbia frequentato le elementari tra gli impegni dell'infanzia, e si chieda ora se quello che scrive e impone a numerosi uffici abbia un senso; come mai a nessuno di questi venga un dubbio, non solo in merito all'opportunità di inserire, nel ventunesimo secolo, l'articolo "li" prima della data, ma anche riguardo all'idiozia di trasformarlo in avverbio locativo.
Finora, nessuno.


Pausa caffè

- voglio farmi un tatuaggio sul braccio: "hic et nunc"
- voi credete che io ora sia sveglia, connessa, attiva: io mi sveglio alle 17.30.
- ma hic et nunc è banale..
- eppure sembri piuttosto reattiva, a tema..
- e poi vedrai che te la tatuano con caratteri gotici, tipo nazisti!
- mi aiutate a trovare un nome per il mio microfono?
- che ne dite di andare tutte insieme fuori al karaoke?
- Bongo!
- meglio se mi tatuo un geco?
- Congo?
- Pongo?
- mia figlia si è fatta tatuare una evidente decorazione sul collo, e a mio marito abbiamo raccontato che era di henné, ma dopo cinque mesi si inizia a insospettire..
- io pensavo di chiamare il mio microfono Gilberto, da Joao, adoro la bossa nova
- allora Gil.
- io al karaoke non canto nemmeno se mi minacciate fisicamente
- io non ci sono mai andata, ma vorrei farlo per una sorta di curiosità sociologica..
- ho un solo disco di Gilberto, e che palle, peró..
- nemmeno se mi utilizzate come piattello nel tiro a volo
- noooo, io adoro la bossa nova!
- ...una curiosità diciamo antropologica, che sarà soddisfatta solo se cantate tutti.
- io non canto.
- io giuro che canto per ultima.
- io per voi mi faccio la doccia.