lunedì 21 dicembre 2009

nubi di ieri sul nostro domani odierno


Lavoratori: - aiuto, aiuto, tecnico informatico! Non funziona il gestionale! Non riusciamo a salvare il nostro lavoro!
Informatico: - Niente panico. seguite le mie istruzioni: ora provate a uscire.
Lavoratori: - ok.
Informatico: - bene, ora....
Informatco: - ...
informatico: - Hey..c'è qualcuno?

Festa di pensionamento


- Ma chi è quella signora che balla con H?
- Ma cara, è E!
- E. chi?
- La tua dirimpettaia di scrivania….


- guarda S, è vestito tutto di pannolenci, sembra un lavoretto di Natale!


- …E poi il gruppo 6 deve cantare TOC TOC TOC, il gruppo 7 ALE’ DONNE ALE’, il gruppo 8 BRUMBRUMBRUM
- Guarda. Il grande Kapo sta cantando BRUMBRUM invece di ALE’DONNEALE’. Ora vado lì e lo colgo in castagna…


- Chi è quello?
- Un ex collega, era con noi una volta.
- E che mansioni aveva?
- Mah…quello comprava…ehehe…cosa cazzo vuoi che comprasse, quello lì, comprava…ehheee…comprava…oh, se comprava…


- Vista la mia natura riservata, fino a poco tempo fa pensavo che me ne sarei andato alla chetichella, senza festeggiamenti, senza particolari formalità…
- Ma diobono, andare via così, senza nemmeno timbrare?

mercoledì 16 dicembre 2009

Maramaionchi

E' assolutamente necessario che io concorra per munire Babi di una Maramaionchi (http://machedavvero.blogspot.com/2009/12/sapevate-che-sarebbe-successo-il.html)

Non potrei perdonarmi di non aver tentato!
Mantenendomi fedele allo stile, ne approfitto per un limorteci (come diceva Tognazzi fingendosi romano nel film La marcia su Roma) al Marchese de Sade, grande Kapo che siede di là fingendo di essere umano. Forse, con l'aiuto di un Maramaionchi tra le mani sudaticce - sì, lo so che era per Babi, ma lui mi ruba sempre le ciabatte!- troverò il coraggio di sputargli in faccia del succo di frutta, espressione massima dell'umiliazione.

martedì 15 dicembre 2009

BROOD


- Acqua, acqua, acqua, babi acqua!
- Babi, dobbiamo pranzare anche noi, basta urlare continuamente! Se vuoi parlare, alza la mano e te ne sarà dato il diritto!
- zip! (alza il braccio)
- Sì, cosa vuoi, Babi?
- Acqua, acqua, acqua, babi acqua, uno uno acqua!
- Non è acqua, Babi, è brodo coi tortellini. Eccotene.
- zip!
- dimmi, Babi.
- Brood, brood babi brood, uno brood!

mercoledì 9 dicembre 2009

L'uomo ideale


Corso di BLSD per laici: non si tratta di imparare a maneggiare allucinogeni pur senza la tonaca, ma di offrirsi di rianimare in giro per la città chiunque abbia la sventura di avere un arresto cardiaco davanti a un incompetente con diplomino.
Un corso che ti dona responsabilità morali enormi non accompagnate dalla competenza necessaria a non farti sprofondare nel panico e prendere a calci l’immobile figuro che ha osato metterti in questa situazione con il suo improvvido infarto.
Finché la cosa si limita ad un gentile manichino, la sensazione è di narcisistica pienezza di sé. “Ora fatemi andare per il mondo, laddove timide maestrine, candidi vecchietti e spericolati motociclisti mi stanno aspettando cianotici”.
Poi, in strada, guardi tutti con diffidenza: non fatemi scherzi, eh, aspettate che giri l’angolo per accasciarvi al suolo.

In passato avevo seguito un corso di questo tipo in Germania, per cui amavo dire che, se qualcuno si fosse sentito male, avrei cominciato a parlare in tedesco, sperando sinceramente di non trovarmi davanti a un vecchietto reduce dei lager nazisti, così da peggiorare sensibilmente il suo quadro clinico. Cose come Kopf ueberstrecken non sono di facile digeribilità.
Con questo corso speravo di liberarmi da questa maledizione teutonica.
Entra il maestro: “occhei, ragazzi, la vogliamo smettere di fare camurria? E’ ora di imparare, minchia! (…) Se l’uomo davanti a voi dispinoico è, non fiata, utilizziamo la manovra di Emlisc (Heimlich, ndr). Tutti, capiste? Domande? Ma allora siamo tutti bbravi, ah”.
Ecco, se ora mi sverrà davanti qualcuno, mi toccherà diventare il commissario Montalbano: Neffe sono, signo’, se sente bbène?

Ora dovrei aver imparato come massaggiare cardiacamente, come introdurre aria con un pallone rianimatore detto ambu e come applicare un defibrillatore semi automatico per poi deresponsabilizzarmi e seguire le sue indicazioni metalliche: “mollate il paziente, analisi in corso. Scaricare: via! Ricominciate pure la rianimazione, se necessaria. Occhei, così va bene. Lo state perdendo”.

Cosa mai io debba fare in assenza di pallone e defibrillatore, ovvero nel 99% dei casi, se mai la cosa mi capiterà, è argomento sul quale hanno preferito non spendere troppe parole.
Quindi, tout le monde: se a qualcuno verrà mai l’alzata di ingegno di avere un arresto cardio-circolatorio in mia presenza, raccomando vivamente di:
- attenersi al manuale dei casi tipici
- non soffrire di osteoporosi
- non avere il petto troppo villoso, o generoso di seno
- non avere inutili ammenicoli come un reggiseno, una cravatta, una camicia: va bene una tuta con cerniera sul davanti
- farlo accadere in una delle zone di distribuzione sperimentale di defibrillatori a disposizione dei passanti
- non sognarsi di essere gravidi, troppo giovani, estremamente sovrappeso, o con patologie precedenti
- avere tanta, tanta pazienza.
Solo in queste condizioni, con l’uomo ideale, potrò lavorare efficacemente.

martedì 8 dicembre 2009

E' finito l'assedio?


Questa mattina nonna D. si è svegliata, ha lanciato un pigro sguardo alla finestra e, in cima al castello, la bandiera della città sventolava bianca.

- Ci siamo arresi? è stato il primo pensiero.

Era la nebbia.

mercoledì 2 dicembre 2009

Oasi


Ho sempre messo in dubbio l’opportunità del bagno casalingo nella vasca:
- per il problema ecologico; io sbadiglio svagata nei litri d’acqua che disseterebbero una tribù di Turkana per circa due mesi, capre comprese;
- per la sensazione vorrei ma non posso: sogno una vasca dove sguazzare a larghe bracciate tra mille bolle artificiali e in realtà mi stendo in qualcosa di più simile a una bara, in cui restano fuori numerose parti del corpo, che poi fanno ricorso;
- per la lentezza del riempimento, la lentezza dello svuotamento, la temperatura sempre da ricalibrare a fronte di una fugace serenità;
- perché ci sono troppo pochi libri impermeabili in commercio, e di solito contengono storie con intrecci troppo brevi e molto inverosimili, tipo: balena (giro pagina) pesciolini (giro pagina) fanno il bagno insieme (finito il libro).

Ma ieri sera mi sono trovata di fronte alla vasca, dopo il bagnetto di babi. L’ho liberata da:
- n.5 paperette difettose che nuotano di fianco
- n. 1 spazzola morbida per capelli
- n. 1 rastrello di plastica
- n. 1 libro impermeabile con l’avventurosa storia della balena
- n. 3 confezioni di shampoo vuote
- n. 1 calzino gettato in fase di vestizione bebè
- n. 1 flacone di fluoro in gocce
- n. 3 carte da scala quaranta.
E poi ho guardato la vasca. E ho deciso di farlo, dopo tanto tempo. Cavolo. Abbandonata ogni remora morale, vapori di bicarbonato e tea tree per liberare il naso, un libro pur non impermeabile, acqua bollente, quella da tre fasi: - ODDIO MUOIO – Però…- beh beh beh, mi sono ricordata di esistere fisicamente, realtà che dopo il parto perde concretezza, fino a non crederci più.

venerdì 27 novembre 2009

Ad personam


Qui di seguito tutte le leggi approvate dal 2001 ad oggi dai governi di centrodestra che hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi e le sue società, preso dalla Repubblica online, e, mi sembra, utile a ricordare.

1 Legge n. 367/2001. Rogatorie internazionali. Limita l'utilizzabilità delle prove acquisite attraverso una rogatoria. La nuova disciplina ha lo scopo di coprire i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo "Sme-Ariosto 1" (corruzione in atti giudiziari).

2 Legge n. 383/2001 (cosiddetta "Tremonti bis"). Abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni. (Il governo dell'Ulivo l'aveva abolita per patrimoni fino a 350 milioni di lire).

3 Legge n.61/2001 (Riforma del diritto societario). Depenalizzazione del falso in bilancio. La nuova disciplina del falso in bilancio consente a Berlusconi di essere assolto perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato" nei processi "All Iberian 2" e "Sme-Ariosto2".

4 Legge 248/2002 (cosiddetta "legge Cirami sul legittimo sospetto"). Introduce il "legittimo sospetto" sull'imparzialità del giudice, quale causa di ricusazione e trasferimento del processo ("In ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica, o determinano motivi di legittimo sospetto, la Corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale presso la Corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o dell'imputato, rimette il processo ad altro giudice"). La norma è sistematicamente invocata dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi che li vedono imputati.


5 Decreto legge n. 282/2002 (cosiddetto "decreto salva-calcio"). Introduce una norma che consente alle società sportive (tra cui il Milan) di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali.

6 Legge n. 289/2002 (Legge finanziaria 2003). Condono fiscale. A beneficiare del condono "tombale" anche le imprese del gruppo Mediaset.

7 Legge n.140/2003 (cosiddetto "Lodo Schifani"). E' il primo tentativo per rendere immune Silvio Berlusconi. Introduce ildivieto di sottomissione a processi delle cinque più altre cariche dello Stato (presidenti della Repubblica, della Corte Costituzionale, del Senato, della Camera, del Consiglio). La legge è dichiarata incostituzionale dalla sentenza della Consulta n. 13 del 2004.

8 Decreto-legge n.352/2003 (cosiddetto "Decreto-salva Rete 4"). Introduce una norma ad hoc per consentire a rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.

9 Legge n.350/2003 (Finanziaria 2004). Legge 311/2004 (Finanziaria 2005). Nelle norme sul digitale terrestre, è introdotto un incentivo statale all'acquisto di decoder. A beneficiare in forma prevalente dell'incentivo è la società Solari. com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo "Mhp". La società controllata al 51 per cento da Paolo e Alessia Berlusconi.

10 Legge 112/2004 (cosiddetta "Legge Gasparri"). Riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Introduce il Sistema integrato delle comunicazioni. Scriverà il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi: "Il sistema integrato delle comunicazioni (Sic) - assunto dalla legge in esame come base di riferimento per il calcolo dei ricavi dei singoli operatori di comunicazione - potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20% di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti".

11 Legge n.308/2004. Estensione del condono edilizio alle aree protette. Nella scia del condono edilizio introdotto dal decreto legge n. 269/2003, la nuova disciplina ammette le zone protette tra le aree condonabili. E quindi anche alle aree di Villa Certosa di proprietà della famiglia Berlusconi.

12 Legge n. 251/2005 (cosiddetta "ex Cirielli"). Introduce una riduzione dei termini di prescrizione. La norma consente l'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi "Lodo Mondadori", "Lentini", "Diritti tv Mediaset".

13 Decreto legislativo n. 252 del 2005 (Testo unico della previdenza complementare). Nella scia della riforma della previdenza complementare, si inseriscono norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.

14 Legge 46/2006 (cosiddetta "legge Pecorella"). Introduce l'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento. La Corte Costituzionale la dichiara parzialmente incostituzionale con la sentenza n. 26 del 2007.

15 Legge n.124/2008 (cosiddetto "lodo Alfano"). Ripropone i contenuti del 2lodo Schifani". Sospende il processo penale per le alte cariche dello Stato. La nuova disciplina è emenata poco prima delle ultime udienze del processo per corruzione dell'avvocato inglese Davis Mills (testimone corrotto), in cui Berlusconi (corruttore) è coimputato. Mills sarà condannato in primo grado e in appello a quattro anni e sei mesi di carcere. La Consulta, sentenza n. 262 del 2009, dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.

16 Decreto legge n. 185/2008. Aumentata dal 10 al 20 per cento l'IVA sulla pay tv "Sky Italia", il principale competitore privato del gruppo Mediaset.

17 Aumento dal 10 al 20 per cento della quota di azione proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La disposizione è stata immediatamente utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

18 Disegno di legge sul "processo breve". Per l'imputato incensurato, il processo non può durare più di sei anni (due anni per grado e due anni per il giudizio di legittimità). Una norma transitoria applica le nuove norme anche i processi di primo grado in corso. Berlusconi ne beneficerebbe nei processi per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.

Non si trattano così neanche i cavalli


Tutto sembrava normale, l’altra notte.
Babi respirava del suo solito russìo tutt’altro che sommesso, dopo essersi addormentato, come da ultima moda a casa Rincoglini, davanti alla televisione, ascoltandone l’inutile brusio – tra l’altro, unico momento della giornata in cui Babi dimostra di notare quel rumoroso aggeggio chiamato TV, snobbato alla grande per il resto del tempo.

Alle tre e un quarto, un pianto disperato. Che si è calmato con grande fatica, a turni genitoriali, e con l’aiuto di una lampada gommosa che emette luce verde.
Non ricordo niente di più faticoso di morire di sonno davanti alle allegre proposte notturne di un bambino che sfida l’orologio: latte? The? Carte? Xilofono (chiamato da lui Katatonno)?
Siamo rimasti fino alle 6 sul divano, tutta la famiglia riunita, la stanza illuminata a giorno per pretesa del piccolo sultano, Marito vestito da teppista, incappucciato nella felpa, che si appisolava obliquo tra i cuscini; Pantacollant a guardarci distaccata, sempre più incapace di capire perchè tenere in casa una tale fonte di casino; io con gli occhi socchiusi, scomodissima, che osservavo il piccolo delinquente; Babi, artefice della pietosa scenografia, teso a guardare la tv spenta, indaffarato a contrastare la caduta della palpebra con piccole attività manuali, come se temesse il licenziamento se sorpreso a dormire.
Forse è stato assunto da qualcuno come guardiano notturno di qualcosa, a nostra insaputa. Magari ha un conto alle Cayman, in periodo di scudo fiscale.

lunedì 23 novembre 2009

Venghino signori venghino


Ebbene, ancora non mi trovo agli albori dell’Alzheimer, quando nonna O scriveva lettere accorate al presidente CLINTO e comprava qualsiasi cosa le consigliassero tramite volantino pubblicitario, da cui il curioso numero di affari vibranti che levano pelucchi dai maglioni che nascondiamo in casa.
Però ho avuto un momento di debolezza, e, nella fiera del grande paese, mi sono fatta stregare da un signore che riempiva bacinelle di verdure affettate e tritate, per dimostrare cosa fosse capace di escogitare il coso arancione che teneva in mano.
Marito aveva già notato il pericoloso lampo nei miei occhi, e aveva ceduto in partenza all'acquisto, chiedendomi con lo sguardo di risparmiargli almeno la dimostrazione da venghino signori venghino a cui stavamo assistendo.
Ma era magnifico. Non c’era fatica, nessuna ribellione, le verdure cadevano in pezzi regolari, e quella bacinella l’avrei spostata direttamente sul fuoco fino a fondere la plastica. Sono andata a casa trionfante, brandendo lame terrorizzanti: se con quel coso è arduo pugnalare, sicuramente si può tagliare a julienne anche il più torvo criminale.
Marito e Babi hanno rischiato grosso, ma mi sono limitata a costringerli a cenare con sedici portate vegane.

PS: il rassicurante ragazzo nella foto è Gregory Despres, che nel 2005, mentre gli Stati Uniti si preoccupavano fanaticamente di proteggere gli ingressi nel paese controllando con protervia ogni arrivo olivastro da provenienze mediorientali, passò senza suscitare alcuna perplessità il confine dal Canada con:
- un tirapugni
- un'accetta
- una spada
-un coltello
- una sega elettrica grondante sangue
- quella faccia.
Aveva appena fatto fuori un'allegra famigliola disperdendo teste sotto tavolini da salotto; fu rinchiuso in un momento di pausa caffè nella dura lotta al terrorismo.

venerdì 13 novembre 2009

Parole nuove

- Babi, come si chiama la tua maestra?
- Bruno.

Sbancare il bancario


- Pronto, signora? Qui è la sua Banca di fiducia! Siamo fieri ed emozionati di comunicarle che, con il suo profilo, vista la sua affidabilità …
- ?
- Lei ha diritto a ….un MUTUO!
- Ma non ne ho chiesti…
- Siamo lieti di offrirglielo!
- E di che cifra si parla?
- Oddio, signora, non è che lei può pretendere cifroni, vero, con questo conto in banca…deve essere realistica..
- …
- …vabbè…diciamo 5.000 euro.
- E sentiamo: come sarebbe, l’interesse?
- Ma non c’è da preoccuparsi di queste cose…
- Mi sembra una questione piuttosto rilevante..
- Bzzbz mmh gge.
- Come?
- Int..ffnf legge
- Mona chi legge?
- Interessi di legge!
- Sono contenta di apprendere che non siete usurai, ma mi sfugge il significato di questa informazione. A quanto ammontano?
- 8%.
- Senta, facciamo così: le presto io 5000 euro al 5 %, che ne dice?

martedì 10 novembre 2009

Ottimo lavoro


Cena con l’amico N e suo figlio B, ovvero quattro piacevoli chiacchiere, diolebenedica, con un adulto con gli stessi ritmi e la stessa logistica di tutti i possessori di piccoli istrici.

B ha due anni più di Babi; Marito ed io, che ci emozioniamo per le parole ATTE (= latte), BUO (= buio ma anche luce), KECALDO (..ma anche freddo) e EA (= mio cugino Andrea), eravamo sbalorditi dalla padronanza linguistica dell’ospite.
B ci ha raccontato che le maestre del nuovo asilo, se i bambini dicono qualcosa che non va, sfregano loro la lingua con la spazzola coi denti di ferro.
E poi ci ha chiesto se fossimo al corrente del significato della parola “adagio”, per subito illuminarci:
- E’ quando c’è un grande uccello, che corre come un matto.

Deduco da questa esperienza che le moderne maestre d’asilo abbiano deposto i metodi della Montessori in qualche cassetto, tornando alla cultura della disciplina in auge ai tempi di mio nonno (in quanti mi hanno detto, al paese, “tuo nonno, che bravo maestro, quante botte!”).
Però, in nome delle pari opportunità, insegnano ai maschietti, con acerbe ma puntuali metafore, come evitare di cadere nella rete della eiaculazione precoce.

lunedì 9 novembre 2009

Che vuoi che ti dico


A cena, cinque donne e un uomo che racconta all’avida platea il lento consumarsi della sua storia di sette anni con una donna che per lui ha lasciato il marito, cambiato lavoro e città.
Non tollera che lei, non certo una ragazzina, sia così attratta da quello spiritualismo da due soldi che arriva attraverso mail quotidiane che promettono miracoli; non sopporta che lei creda che delle macchinette applicate alle dita leggano in due minuti malattie di ardua diagnosi secondo la medicina ufficiale, che compri medicamenti costosi e inutili a decine, che si ritiri a meditare in silenzio in convento per imparare a comunicare, che, se lo vede triste, ritenga che non ci siano domande da fare, tanto “è dovuto al karma”, e infine che pensi che con questi mezzi si possano risolvere anche i loro problemi.
E qui l’amico fa una pausa, chiedendosi se stia dicendo troppo, se sia troppo sleale. Ma non resiste.
- Ma è un altro, il problema insormontabile, la cosa che non mi va proprio più giù. Sbaglia tutti i congiuntivi.

venerdì 6 novembre 2009

Viste e riviste


Lo ammetto: non è solo il piccolo istrice, che rallenta paurosamente le mie letture. Dopo il parto allattavo distesa con il libro dietro il capo del piccino finché non ha imparato a girarsi per capire cosa gli sottraesse la mia attenzione, per poi a guardarmi con giusta riprovazione.

Il problema è dovuto a un grave errore logistico. In un impeto di futilità ho accolto un’offerta di abbonamento a una rivista, di quelle che di solito compravo esclusivamente al mare quando la valigia era troppo piccola per sopportare il numero di libri indispensabile al periodo.
Ho sempre evitato accuratamente di circondarmi di giornali oltre lo stretto necessario, sacrificando l’aggiornamento alla letteratura, poiché ogniqualvolta mi sia trovata davanti a questi oggetti del demonio, mi sono dimostrata debole e completamente incapace di impiegare il diritto del lettore che dà il nome a questo blog; devo leggere dall’inizio alla fine, indipendentemente dall’interesse per l’argomento o dal livello della scrittura. Una vera e propria dipendenza.
E questa volta non mi sono difesa con attenzione.

No, il nome della rivista rimarrà scolpito nella mia memoria come fallimento, ma non sarà mai riportato in questa sede!

giovedì 5 novembre 2009

S.U.I.N.A.


Avete presente quando un Presidente del Consiglio consegna ai terremotati case fatte da altri in Alto Adige come se le avesse fatte personalmente sottraendo calcestruzzo a villa Certosa, e ogni voce contraria pare avere solo la forza di un pettegolezzo?
Avete presente quando un Governo accusa l’altro di aver lasciato un deficit da baratro, e l’accusa continua a rimbalzare come in un torneo di squash, senza che nessuno dica: questi sono i numeri?
Ecco: questa epoca vive l’esperienza dell’evanescenza delle cifre. Pare che niente più si possa giudicare con chiarezza, in base ai conti, e che chiedere di poter vedere un bilancio sia come chiedere la prova dell’esistenza di Dio: allora forse è il Vaticano, che ha depenalizzato il falso in bilancio!

La stessa cosa la stiamo vivendo con questa influenza A.
E’ possibile che si dica costantemente che per ora i morti sono gli stessi di qualsiasi altra influenza, e io sono dispostissima a crederci, però ci si ostini, quotidianamente, a elencarli, citando nomi, età, e particolari commoventi tipo: domani avrebbe compiuto 11 anni, le avevano comprato una bicicletta?
E’ come se ogni giorno il Telegiornale nazionale riservasse un tempo indefinito per menzionare tutte le persone che se ne sono andate per età, per concedere a chiunque almeno 15 secondi di notorietà.
Oppure è un malriuscito tentativo di replicare la scena di Cecilia e i Monatti, per spettacolarizzare questa pestilenza di cui non conosciamo la reale portata?

Quindi: se le bugie le dite per tranquillizzarci, badate che non ci state riuscendo per niente.
Se le dite perché da qualche anno ormai vi improvvisate gestori della Cosa Pubblica, forse è un caso un po’ più delicato degli altri per il quale farvi un esame di coscienza.
Se le dite perché ormai non c’è altro modo di dialogare con la gente, stiamo scivolando in un regime molto più velocemente di quanto i più accesi dietrologi possano pensare.

lunedì 2 novembre 2009

Le preferenze del G8


Anche il secondo sondaggio di questo blog è terminato.
Avevo dato la possibilità, agli otto fortunati prescelti per votare, che chiamerò G8 (sì, perché io faccio sondaggi ad personam, non certo per conoscere la volontà popolare; molti ambirebbero ad entrare nella stanza dei bottoni), di scegliere il genere letterario a cui più si dedicano.
Il fatto di poter rispondere anche con più indicazioni fa sì che le risposte non siano otto, ma 14, e voi direte: grazie al ca. E’ che tutto questo lo sto dicendo a me, perché, nella mia totale ignoranza del mondo della statistica, questo fatto mi mette in serio imbarazzo quanto all’analisi dei dati.

Vediamo tirare le somme comunque: al G8 piacciono i gialli in modo particolare (5), amano abbastanza i classici (4, ma non so se nell’accezione “romanzo dell’800” o “figata universale”), guardano i saggi con una qualche curiosità (3) anche se poi non li finiscono mai, leggono ogni qualche tempo il risvolto di copertina di un racconto (1) o di un romanzo moderno (1), giusto per saper commentare qualcosa di generico al ristorante.
Se questo corrisponda alle preferenze che gli editori riscontrano in base alle vendite in tutto il Paese, non lo so. Farò una pivot.

Un colpo di forbice


I manuali di giardinaggio, normalmente laconici sulle indicazioni per il mantenimento delle piante quanto verbosi con le istruzioni per la moltiplicazione delle stesse, atto che presuppone perlomeno la sopravvivenza della pianta madre, mi hanno abbandonata in balia dei rampicanti che circondano il terrazzo della famiglia Coldiretti.
Ne possiedo diversi, ognuno con una sua personalità e una sua sopportazione del gelo, del sole e dei dilettanti.
A questo si aggiunga una cronica mancanza di tempo, che riduce a due volte all’anno circa la fiabesca visione di me con guanti robusti che poto saltellando leggiadra e fiduciosa nei tiranti che trattengono il terrazzo attaccato all’edificio.

L’altro pomeriggio d’ora solare, Marito e Babi dormivano della grossa. Quale momento migliore per dedicarsi ad attività giardiniere, prima che l’inverno cogliesse definitivamente impreparate le mie creature prive di quelle cure che è necessario prestar loro, pur non avendo la minima idea di quali siano? Peccato che, oltre al gelo che saliva per le gambe a ondate riducendole a tronchi, era già completamente buio.
Ho pensato che la potatura “alla cieca”, modello che adotto normalmente, sarebbe stato ancora più realistica se praticata a tentoni e senza riconoscere le piante che mi apprestavo a maneggiare. Inoltre, la possibilità di evitare i personalismi dovuti al reciproco riconoscimento avrebbe senz’altro aiutato a mantenere il distacco necessario al taglio netto, privo di rimorsi.
Pantacollant, gatta perspicace, ha pensato di scomparire col resto della famiglia per evitare che io prendessi coda per cactus.
Mi sono buttata nella mischia. Da allora le persiane sono chiuse, e la famiglia Scontrisbatti vive alla luce dell’abat-jour. Non ho il coraggio di uscire in terrazza a guardare la mia Waterloo.

giovedì 29 ottobre 2009

Nuvole per chiappe


Ieri la famiglia Dormimale si è recata piena di speranza in un negozio chiamato “Non solo letti”, poiché il materasso su cui posa ora le leggiadre chiappe deve essere stato costruito in un cantiere edile, e con tutta probabilità vi trova spazio anche un uomo d’onore, murato al suo interno.
Da mesi, ormai, io e Marito ci svegliamo tra i lamenti, schiena a 90 gradi, sciatica vibrante, piede asinino e spalla del lottatore. E abbiamo deciso di dire basta.

Mai recarsi con un babi in un negozio di materassi, tanto più se possiede anche poltrone reclinabili radiocomandate. Se poi il proprietario ha appena perso una causa perché alcuni mesi prima l’unico spigolo del negozio ha ben pensato di stamparsi in mezzo alla fronte di un altro bambino, i cui genitori erano avvocati annoiati, potremmo dire che non ci trovavamo al posto giusto al momento giusto.
In ogni caso, tra urla e strepiti infantili abbiamo appreso da un sudaticcio e angosciato negoziante che il lattice ormai è out; che per imprimere le nostre impronte in modo indelebile sulle lenzuola, depositando membra affaticate su nuvole di comprensione, l’ideale è un materiale che sembra una spugna da piatti con il prezzo di un servizio di calici Riedel, che sicuramente tra qualche anno si scoprirà essere estremamente tossico; che per la cervicale è necessario dormire su una sorta di montagna russa di plastica morbida che appiattisce la colonna vertebrale a scapito di tutto il resto.
Siamo usciti con un preventivo deprimente, e ci siamo ripromessi di fare il giro di negozi e di opinioni che distingue il compratore intelligente dal solo compratore, ma anche dal solo intelligente.
Chissà perché, questa mattina i dolori erano spariti.

mercoledì 28 ottobre 2009

Vagamente demenziale


Affidabili informatori mi dicono di un posto di lavoro pubblico, qui nel nordest, in cui accadono cose che accadono dappertutto: non ci sono più soldi per gli ordini, come ogni fine anno. Il servizio fornito è indecente, i dipendenti sono scontenti, i rapporti interpersonali un incubo.
Ma non loro non si rassegnano, e ora andrà tutto meglio. Perché, per dare impulso al rapporto col cliente, sono state acquistate con urgenza 5000 spille con su scritto:
“è vietato rispondere che qui si è sempre fatto così”.

Svariate premiate ditte fremono: com’è possibile che non ci abbiamo pensato prima noi?

martedì 27 ottobre 2009

Mi presento


E’ normale, tutto questo sollievo solo perché sento i passi del grande Kapo che senza esitare sulla maniglia passano oltre la mia porta?
Non trovandomi nottetempo nascosta in una stanza d’albergo a frugare tra le carte estratte da un cassetto chiuso a chiave,
non trovandomi dietro la tenda di una doccia mentre cerco di fuggire da un maniaco omicida machetemunito,
non trovandomi a strisciare fuori da una trincea per cercare di tagliare il filo spinato nemico,
o davanti a un PC a forzare password per carpire segreti bancari,
direi di no.
Non è normale.
Ma questo fatto rappresenta l’emozione più forte della mia giornata lavorativa.

Domenica di sole


Domenica di voto, di file al seggio, spiando le espressioni degli altri, e leggendo una certa festosità nel ritrovarsi a fare democrazia. Commovente, ho detto a Marito, ricordando ricordi non miei, racconti dei miei genitori che hanno vissuto epoche ben più entusiastiche e solidali. Commovente, ha detto nonno G, la sera al telefono, la gente che non esaurisce mai pazienza e fiducia. Emozionante, ha detto nonna D il giorno dopo, riconoscersi nelle facce della gente.
E poi: in Italia, leggere saggi è come leggere gialli.

Non è un paese per giovani


La premiata ditta possedeva un archivio della documentazione amministrativa. Trent’anni fa. Poi hanno ammazzato l’archivista, pare, per allenarsi ad ammazzare il direttore: son partiti dal basso. Ma dico io: bisogna puntare alto dall’inizio! Vuoi mettere, il danno?
Comunque: come se nessuno si fosse accorto del povero cadavere riverso tra le scartoffie, per trent’anni si è continuato a portare documenti all’”archivio”. E a lasciarli lì, in multistrato, come se si trattasse di una compostiera, e ne potesse prima o poi scaturire del fertile terriccio.
Si sono ricreduti solo recentemente, e hanno deciso che un archivio deve essere dignitoso, ma non nel senso di consultabile: solo inscatolato su bancali con la data di scadenza ben impressa davanti.

Hanno chiamato noi, a stabilire cosa si dovesse e non si dovesse salvare. Chi meglio di una serie di persone che lavora qui da meno di un anno può avere il polso della rilevanza delle carte? O ancora, chi meglio degli ultimi, per fare mestieri demenziali senza lamentarsi?
Se la sono voluta. Da trenta bancali ne è rimasto uno, a conservazione illimitata, naturalmente impossibile da consultare.
Come impossibili da verificare sono gli altri ventinove bancali avviati al macero con appuntato un elenco che descrive quello che dovrebbe esserci dentro, e omette alcune cose che non sapevamo definire. Ops.
Se la sono voluta.

Unica nota di saggezza, i sospiri dei colleghi più anziani, che passavano a dare un’occhiata quando una pratica risultava impossibile da classificare; essi pensavano a quanto tempo, quanto sudore, quanti litigi e incomprensioni erano costate quelle carte da macero.

martedì 20 ottobre 2009

Ufficio informazioni


Ieri è stato uno di quei giorni in cui si imparano cose proprio malgrado, per pura osmosi con la saggezza della vita.
Intendo lasciare traccia di ciò che ho imparato, perché i miei neuroni si ribellano alle informazioni eccessivamente utili, trattenendo invece con ostinazione le date di nascita di Joey Tempest e di Boy George.
- gli ospedali talora hanno bisogno di ordinare “schizzettoni”, per il modico prezzo di 85 € l’uno;
- non bisogna mai confondere pezzi e confezioni che li contengono, perché ritrovarsi con 6000 confezioni di maniche in tnt, ognuna contenente 1000 pezzi, può risultare spazialmente straripante e economicamente svantaggioso
- mio figlio, all’asilo nido, viene spesso colto dal raptus di spogliarsi, e si toglie tutti gli indumenti pannolino compreso per poi razzolare senza pentimento alcuno per i corridoi.
- il cloro nelle piscine è estremamente pericoloso per il sistema respiratorio dei bebè, dunque i frequentatissimi e pubblicizzatissimi “corsi di acquaticità”, senza i quali tuo figlio pare condannato a osservare a vita dalla riva, sono assolutamente sconsigliati almeno fino a tre anni. Naturalmente ne abbiamo già frequentato uno, per non farci mancare niente, nemmeno l'asma.
- la televisione è una dei possibili responsabili della Sindrome da Deficit di Attenzione e da Iperattività /adhd), anche nella seguente quantità: titoli del TG3 delle 19.00. Meno male che babi guarda la tv con l’interesse con cui guarda uno stendino, che presenta un fascino infinitamente inferiore a quello del bidet (acqua!), del microonde (bottoni!), del seggiolone (bungee jumping!)
- la diavolina è figlia del Demonio, respirarla è peggio che introdurre un neonato prematuro in una piscina olimpionica. Per accendere il fuoco, d’ora in poi, solo sfregamento fanatico di stecchini o una sorta di sigaro peloso color vomito inventato dagli assertori dell’informazione appena diffusa.

Poche parole, ma folli


- Salve, sono l'ufficio Formazione della tua Azienda, ti sei iscritta a un corso di excel avanzato per il 9 novembre, ma non esiste.
- ...
- La data esatta è il 16, ti preghiamo di ricompilare il modulo con la data giusta.

- Pronto, una tua collega mi ha appena chiamata per dirmi che mi sono iscritta con la data sbagliata, ma è quella che io vedo sul vostro modulo informativo delle attività di novembre.
- Infatti, la data in cui ti sei iscritta è giusta, solo che il corso è completo.
- Allora devo ricompilare il modulo per iscrivermi il 16?
- Ma il 16 non c'è nessun corso!
-Ma la tua collega...non importa. Dimmi solo quando devo iscrivermi.
- Il 14 dicembre, che ne dici?

Bucolici


Questo fine settimana siamo andati per la seconda volta, dalla nascita di babi, nella casetta che possediamo oltre numerosi tornanti carsici che imitano ripidi pendii verso le Alpi, per poi lasciar scoprire al viandante nauseato, con tanto di cartello, di trovarsi a soli 420 metri s.l.m.
Alle origini, e fino agli anni ’60, la casa era una stalla, l’attuale deposito degli attrezzi era la casa in cui il contadino ramingo e sicuramente puzzone filava formaggi impregnando le pareti di grasso resistente a qualsiasi intonaco nello spazio complessivo di 4 metri quadri, forse 5, dove trovava posto anche un camino, una cappa e, immagino, un fetido pagliericcio.
Nella stalla lì vicino, alcune mucche pasciute ruttavano fieno muggendo del più e del meno e ricordando antenati più famosi che scaldavano ad alito ben altro giaciglio.

Cruda: così era la vera vita campagnola, altro che le leziosità dell’Albero degli zoccoli, in cui da un tronco secolare riuscivano a tirare fuori a malapena una ciabatta, a forza di tirare accettate con gli occhi pieni di lacrime di commozione.

Tornando alla modernità, i miei genitori, davanti a una situazione di questo tipo, hanno ben pensato di rinunciare alle mucche (il contadino era spirato, probabilmente dopo aver preso atto della qualità della sua vita rispetto a quella delle bestiole), e di organizzare una casa in cui la zona feste occupasse la stalla, la zona notte il fienile. Si sono poi imposti di cedere al lusso di un bagno, e perfino di una stanza del fogolar, camino friulano caratterizzato da una enorme cappa centrale circondata da panche atte al canto con chitarra e all’arrostir castagne.
La cappa doveva, secondo tradizione, avere la forma della cima di un campanile ortodosso, ma coloro che se ne occuparono immaginarono piuttosto un cartoccio rovesciato di patatine fritte. L’effetto è senza dubbio originale, e la creatura fa parte della famiglia, con tutti i ghiri, gli scorpioni, i ragni che la abitano con amore.

Stiamo prendendo possesso della casa solo col freddo, perché le zecche sono aumentate a dismisura nella zona, utilizzando gli animali selvatici come trasporto pubblico e mio figlio come capolinea. Infatti, il 2 giugno 2008, una sola giornata in montagna ci costò una settimana di antibiotici a un babi di due mesi.
Ora procediamo a piccoli passi, scuotendo il babi, infilandogli i calzoni nei calzetti, e inventandoci una serie di altre precauzioni.
Perché stare lassù è fantastico.

venerdì 16 ottobre 2009

esperienze estreme


Il nostro nume tutelare indù, la babysitter, è ormai di casa il sabato mattina, quando noi giochiamo agli snob e usciamo con l’aria annoiata verso un campo da tennis che dopo la nostra prestazione professionale sembra Custoza il 27 luglio 1848.
Ieri, però, con il losco fine di sperimentare se ce la faremo ad andare allo spettacolo di Corrado Guzzanti tra qualche settimana, l’abbiamo chiamata di sera, affinché provasse ad addormentare la creatura in nostra assenza.
Babi giocava con me sul divano, ridevamo come matti della ipotetica puzza dei suoi piedi (su questo lo imbroglio, per abituarlo a curarsi prima dell’adolescenza), e il Nume è entrato, portando con sé la sicumera che sempre ostentano coi bambini le babysitter, e un alito di una certa pregnanza all’aroma d’aglio, che sicuramente avrebbe avuto un ruolo importante nel far cadere addormentato il piccolo.
Babi ci ha guardati: ecco, il tranello. Avrei dovuto sospettarlo. Ridi, ridi, fidati dei genitori..
Questo esprimevano i suoi occhi, prima ancora delle sue abilità vocali, per ora limitate a una trentina di parole.
E così è rimasto, forse anche intontito dall’aglio, fino alla nostra uscita. Non un pianto, non una parola o un sorriso.

Ho passato due ore e mezza piene di aghi di pino in bocca, anche se doveva trattarsi di pizza, serata fatta di cena e chiacchere a casa di nonna D con una sua amica neo-nonna N, mentre Marito girava vorticosamente tra i termosifoni cercando di abbassare la pressione della caldaia, che stava per ridurre la casa come il nostro campo da tennis.
Su per le scale origliavamo immaginando pianti furiosi.
Aperta la porta all’improvviso, tipo: aha, beccata mentre torturi il mio piccolo, c’era il Nume che leggeva distrattamente un libro di favole deprimenti tipo la piccola fiammiferaia, serafica e assonnata. Babi dormiva dentro il suo sacco a pelo che si ostinano nei negozi a chiamare sacco-nanna, come la crema-corpo e il mestolo-brodo.
Non una lacrima, non un problema.
Ero commossa e contenta, mentre Marito accompagnava il Nume, fino a che ho pensato: ecco, domani mattina si sveglia.. e chiama lei.
La maternità è una mostruosa fonte di ossessioni.

mercoledì 14 ottobre 2009

Lo specchio degli italiani


Al solito, gli anglosassoni sono estremamente semplici, efficaci e divulgativi nell’espressione delle loro opinioni.
Riporto parte di un articolo del Washington Post, citato dalla Repubblica il 13 ottobre, in cui ci spiegano come siamo, e purtroppo credo abbiano ragione.

Silvio Berlusconi, scrive la commentatrice, "è stato accusato di evasione fiscale, corruzione e soppressione della stampa, sua moglie lo ha lasciato sostenendo che va con prostitute e fa orge nella sua villa in Sardegna, lui racconta barzellette imbarazzanti (e continua a ripeterle - come quella sulla 'abbronzatura' di Obama), è in guerra con la magistratura italiana, con quasi tutti i giornalisti che non lavorano per lui e con la Chiesa cattolica, e in più ora la Corte Costituzionale gli ha tolto l'immunità per cui possiamo aspettarci una nuova serie di processi e scandali che lo riguardano. Eppure l'aspetto più interessante del primo ministro italiano è questo: gli italiani continuano a votarlo. Perché?
Una delle ragioni del motivo per cui gli italiani continuano a votarlo, afferma il Washington Post, è che Berlusconi "ha uno strumento che altri non hanno: la televisione", i tre canali di sua proprietà e quelli di stato che controlla politicamente come capo del governo. "Ci sono giornali, riviste e programmi televisivi che lo criticano", scrive la columnist del quotidiano americano, "ma non raggiungono lo stesso numero di persone (dei canali tivù). Come il suo amico Putin in Russia, Berlusconi non cerca di influenzare tutti i media, ma solo quelli che raggiungono la maggior parte della gente. Ciò può non determinare il risultato delle elezioni, ma di sicuro aiuta, e ha anche fatto dell'Italia il paese con il più ampio movimento che si batte per la libertà di stampa, al di fuori dell'ex-Unione Sovietica".
C'è pure qualcos'altro, e questo qualcos'altro è che Berlusconi si offre come "specchio degli italiani": di coloro che sono o aspirano ad essere "nuovi ricchi e senza timore di mostrarsi tali", che amano le donne e il calcio ("lui è proprietario del Milan"), fedeli agli amici "al punto di proteggerli dalla legge" e che sanno come divertirsi alle feste. "Una versione caricaturale della vita italiana ideale", scrive la Applebaum. "Con Berlusconi come premier, inoltre, non hai bisogno di prenderti troppo sul serio. Non devi preoccuparti di conoscere la geopolitica o le condizioni del pianeta o la povertà o gli stati fallimentari. Puoi startene a casa, restare poco serio e discutere degli ultimi scandali. Anche questo fa parte del fascino del primo ministro".

lunedì 12 ottobre 2009

Fine della solitudine


Ho finito la solitudine dei numeri primi. E’ un libro che mi ha suscitato diversi tipi di sensazioni, nei diversi momenti della lettura.
Da una parte mi chiedo con a consueta invidia come riesca, un autore così giovane, ad avere l’urgenza di raccontare, di ordinare riga per riga, l’inadeguatezza, per permettere a ognuno di trovare la propria fetta di incapacità di vivere dentro a questa inidoneità abissale, universale; e come faccia, da dilettante della scrittura al romanzo d’esordio, a possederne completamente il lessico, senza mai tentennare davanti ai diversi modi di dire una cosa, scegliendo quello più preciso, freddo e tagliente - questo è l’effetto finale, ne sono consapevole, e immagino che come tutti l’autore sia arrivato alla fine di ogni giorno di lavoro con il cestino pieno di fogli appallottolati, ma questa inesorabile sicurezza è ciò che mi trasmette.
Contemporaneamente sento che il successo di pubblico che ha avuto non ha alcun senso, se non quello del marketing, della moda, perché è un libro che non ha niente di facile, di sopportabile, contiene solo durezza, rassegnazione, l’irrisolto che mi dà da sempre un’angoscia profonda.
E infine, ho frequentato troppo a lungo il tipo di persona che il libro descrive, Mattia; frequentato perché non si può dire di averlo conosciuto, non si può dire che abbia lasciato al suo passaggio qualcosa di tangibile. Ho usato troppo del mio tempo per cercare di codificarlo, e forse eravamo solo le persone sbagliate; non ero Alice.
Ecco, se Giordano l’avesse scritto prima, io avrei capito prima. Imperdonabile.

E facciamoci sempre riconoscere dallo straniero!

Dalla Repubblica di oggi:

Se il Cavaliere vuole farsi Stato

di GIUSEPPE D'AVANZO
Non si riesce a tenere il conto delle menzogne e dei ricatti che l'Egoarca riesce a distillare nei suoi flussi verbali, ormai oltre ogni controllo di ragionevolezza, del tutto catturati dal suo disturbo narcisistico. Stiamo ai fatti. Il lucidissimo furore di Berlusconi si accende per i pasticci che si combina da solo, con la sua compulsività.

Frequenta minorenni; riempie palazzi e ville di prostitute arruolate da un ruffiano; trascura gli affari di Stato per allegre scorribande amorose. Contestato dalla moglie in pubblico, se ne va nel luogo pubblico per eccellenza - la televisione - per recuperare (sa di doverlo fare) un'apprezzabile accountability. Sbaglia la mossa. Esige che le sue favole diventino scritture sacre. Se non accade - e non accade - s'infuria.
Ingaggia maschere con mazza ferrata che, dai giornali e tv che controlla, fanno per lui il lavoro più sporco, "assassinando" la personalità di chi gli appare, anche da lontano, "un nemico". Scatena gagliofferie, aggressioni, conflitti che (lungo l'elenco) investono, nel tempo, la moglie; impauriti testimoni delle sue imbarazzanti avventure; la Repubblica; il suo editore; il suo direttore; l'Unità; addirittura il salmodiante Corriere della sera; la stampa internazionale tutta; il servizio pubblico televisivo che non è al suo servizio; un pugno di comici, il cinema nazionale; l'Avvenire; la Conferenza episcopale italiana; il presidente della Camera; il presidente della Repubblica; la Corte Costituzionale; la magistratura tutta; un'opposizione che, peraltro, è oggi una bottega chiusa per inventario.
L'Egoarca mostra, dietro il sorrisone, come il suo potere sia pura, nuda violenza. Non guadagna un punto. Ne ricava soltanto il discredito internazionale, un distruttivo "sputtanamento" che si completa, nelle opinioni pubbliche e nelle cancellerie d'Occidente, quando, con posa da bauscia al bar nell'ora del "camparino", si vanta di aver convinto George W. Bush a mettere sul tavolo 700 miliardi di dollari per far fronte alla crisi finanziaria; di aver detto a quei due, Barack Obama e Vladimir Putin, di far la pace altrimenti non li avrebbe invitati al G8 di cui deve essere il proprietario; di "aver mandato Sarkozy" all'Est dopo avergli spiegato quel che avrebbe dovuto dire per risolvere la crisi georgiana; di essere messaggero presso il Papa, in un incontro della durata di minuti 3, dei "saluti di Obama", come se il presidente degli Stati Uniti d'America avesse bisogno dell'Egoarca per discutere con Joseph Ratzinger. Un premier così garrulo e vanìloquo, che crede di potersi muovere sulla scena pubblica come tra le plaudenti prostitute ingaggiate per il salotto di Palazzo Grazioli, non ha bisogno di essere screditato. Si scredita da solo con le sue mani e, con le sue parole e condotte, disonora e danneggia l'intero Paese. Oggi se c'è in giro un antagonista della rispettabilità dell'Italia nel mondo è Silvio Berlusconi. Lo sappiamo noi, lo sanno i caudatari e le congreghe che lo sostengono, lo sa chiunque guardi ai nostri affari da oltre confine.

L'Egoarca non se ne cura. Il suo Io ipertrofico non ammette interlocutori, consigli, regole, critiche, misura istituzionale, saggezza politica. Ubriaco dei sondaggi che gli servono (ma sono sinceri?), è incapace di guardare in faccia la realtà che si è cucinato da solo e che ogni giorno irresponsabilmente riscalda. Sarebbe un errore tuttavia credere che i suoi coups de théatres siano dominati dall'istinto. Bisogna sempre guardare che cosa bolle nella pentola dell'Egoarca. L'uomo è lucidissimo. Nella brodaglia che ha scodellato a Benevento si coglie un cambio di strategia, un ritorno all'antico. Come se quindici anni non fossero passati, Berlusconi evoca i fantasmi mentali di allora, ricostruisce lo stesso contesto di grande forza evocativa che gli portò fortuna a partire dal 1993. Suona così. Un manipolo di toghe "di sinistra" mi minaccia come già accadde nel 1994 quando azzopparono il mio primo governo con un avviso di garanzia. Con la complicità della magistratura, "la sinistra" vuole espropriare il popolo del suo voto. Per farlo, con la correità di un presidente della Repubblica "di sinistra", la Corte costituzionale "di sinistra" ha dovuto contraddirsi mentre un giudice "di sinistra" aggredisce le mie aziende.

Non c'è una parola di quel che dice l'Egoarca che corrisponda ai fatti. Nel 1993 la corruzione inghiotte ogni anno 10mila miliardi di lire mentre l'indebitamento pubblico - cresciuto del 92 per cento negli anni dei governi dell'"amico Craxi" - oscilla tra i 150 e 250 mila miliardi, più 15/25 mila miliardi di interessi annui. La Prima Repubblica crolla non per la pressione della magistratura (una favola), ma per la disperazione di chi non può più pagare il prezzo della corruzione alla politica e denuncia i corrotti. Berlusconi, prossimo al fallimento, è creatura di quel sistema politico. Gli ha assicurato ogni privilegio. Quaglia pronta al salto, si apposta però sotto le insegne dell'antipolitica e vince. Entusiasta di quelle toghe che gli hanno aperto la strada al potere, offre a due di loro (Davigo e Di Pietro) la poltrona di ministro (rifiutano). Cade quando Bossi non ne può più dei maneggi corruttivi dell'alleato che gli stanno mangiando la Lega e decide di voltargli le spalle il 6 novembre del 1994, due settimane prima che Berlusconi riceva l'avviso di garanzia che ancora oggi lo fa tanto strepitare.

Come accade per la disonorevole vita privata che conduce, l'inesauribile ripetizione di concetti inconsistenti ci mostra come la menzogna abbia un primato nella "politica narrativa" di Berlusconi. Sia il nucleo più autentico del suo sistema politico. Abbia una funzione essenziale perché abitua alla confusione e infine all'indifferenza, a un presente smemorato, a una grottesca distanza tra quel che si dice e quel che è accaduto davvero. È in questo varco che il Berlusconi "sputtanato" intende muoversi (e si muoverà) con un nuovo obiettivo. Lo sollecitano due eventi, nulla che abbia a che fare con l'interesse nazionale. Il primo, con tutta evidenza. È una controversia tra due società private, la Fininvest di Berlusconi, la Cir di De Benedetti (è l'editore di questo giornale). Anche il secondo evento, a pensarci, non è di interesse pubblico. Non si discute - come pure sarebbe legittimo - la reintroduzione nella Carta costituzionale dell'immunità per i rappresentanti del popolo, cancellata dopo 45 anni nel 1993. Si discute dell'impunità di Berlusconi. Di uno solo perché tra le quattro alte cariche che ne hanno diritto con la "legge Alfano" soltanto Berlusconi ha gravi rogne giudiziarie per comportamenti tenuti - peraltro - quando ancora non era né un leader né il premier. Quindi, sono due fatti privati di un uomo diventato con gli anni capo di governo, sostenuto da una granitica maggioranza cui il Paese chiede di governare, a scatenare una paralizzante "guerra di religione" che travolge ogni cosa e destino, uomini e istituzioni, riattivando una falsa "narrazione" cara all'Egoarca e ai suoi corifei.

Se la "narrazione" sa di muffa, l'obiettivo è novissimo. Se nel 1994 gli venne buona per governare, oggi è utile per un'altra manovra che si scorge ormai a occhio nudo. Che cosa sono le aggressioni al capo dello Stato? Perché la denigrazione della Corte costituzionale? Perché l'annuncio di una vendicativa riforma della giustizia? Come giustificare la segreta e abusiva raccolta di informazioni (è accaduto negli archivi del Csm) che, opportunamente manipolate, serviranno per bastonare il giudice che gli ha dato torto? Come sempre per difendere se stesso e i suoi privatissimi interessi, l'Egoarca non si accontenta più di fare le leggi che altri, da lui separati, vaglieranno e applicheranno. Egli vuole liberarsi di ogni potere di controllo.

Non si accontenta, con 344 seggi alla Camera e 174 al Senato, di poter fare le leggi. Esige anche il monopolio di farle valere. Screditandoli perché "di parte", reclama anche il possesso diretto e legale degli strumenti di potere statali. Ha soltanto una maggioranza, ma manco fosse un premio politico, un plusvalore politico che gli è dovuto, pretende di essere lo Stato. Dice: il popolo lo vuole. Dimentica che, dei 36 milioni di italiani che hanno votato il 13 e 14 aprile 2008, 17 milioni sono con lui e 19 milioni gli hanno voltato le spalle, se non si vuol contare quei due italiani su dieci che, astenendosi, si sono chiamati fuori dalla contesa. All'Egoarca va ricordato che non è l'Italia, è solo il provvisorio capo di un governo. Purtroppo, come dargli torto, molto "sputtanato".

venerdì 9 ottobre 2009

Genius at work


Tra le migliaia di persone che lavorano qui, oggi ho scoperto che c’è un genio che invia sempre mail inserendo se stesso in chiaro per conoscenza.

La riflessione che ne scaturisce è: o non conosce l’ambiguo concetto di Posta inviata, oppure tutto questo fa parte di una innovativa terapia psicanalitica per prendere atto delle proprie azioni. Da approfondire, visto il basso costo.

giovedì 8 ottobre 2009

Odo il Lodo - si allontana.


Dunque: la nostra colletta per corrompere undici giudici della Corte Costituzionale al fine di realizzare il complotto eversivo catto-comunista a cui aspiriamo da tempo al solo fine di rovinare l’Italia è stata ben raccolta.
Certo che dovremo vendere parte delle nostre proprietà e azioni di elite intellettual-radical-chic-fannullona, per rifarci della spesa.

Ma voglio soffermarmi sul commento di Berlusconi, a Porta a Porta, ad una obiezione di Rosy Bindi. Lei è più bella che intelligente.
Quest’uomo, giorno per giorno, dimostra di rapportarsi alle donne distinguendole in quattro categorie: costosi soprammobili ai festini, corpi a letto, da bravo “utilizzatore finale” (un progetto di legge per punire i clienti delle prostitute è stato tacitamente messo da parte in Parlamento, per non accumulare imputazioni su imputazioni), utili arnesi se sono fans adoranti per la strada, infine questuanti irrazionali e fastidiose, possibilmente cozze, se non appartengono a nessuna delle due categorie precedenti.
Anche spogliando la vicenda Berlusconi di tutti gli altri innumerevoli fatti che a mio parere lo rendono una persona indecente, io ho tanto bisogno di capire da una donna che lo sostiene come ci riesca.
D’altra parte vorrei capire i meridionali che lo votano nonostante il legame d’acciaio con la Lega, gli uomini che lo votano perché sognano di essere potenti, disonesti e puttanieri..
Ma non sono sicura di saper sostenere le risposte a queste domande.

lunedì 5 ottobre 2009

Altro che Grimm


Sabato mattina, tornando dalla lezione di tennis, nel corso della quale ho modestamente elaborato una personale applicazione del cucchiaio di Totti, peraltro con scarsissimi risultati, abbiamo trovato sul pavimento un nume tutelare indù, la baby sitter, e un babi finalmente silenzioso e coinvolto: leggevano con l'acquolina in bocca le istruzioni della gelatiera, le cui foto di irresistibili coppe decorate avevano surclassato istantaneamente qualsiasi fiaba.

Ce ne fosse una a metano


Ormai la famiglia Automezzi sta tirando gli ultimi, quanto a concentrazione, lucidità e visualizzazione dell’obiettivo, e proprio in questo periodo l’oliato equilibrio di automobili necessarie a farla procedere nella vita si è rotto.
Nell’ordinato susseguirsi dei giorni, Marito va al lavoro alle 7 con la macchina di nonna D, Io e il babi andiamo al lavoro e all’asilo alle 7.20 con la macchina della famiglia, il nonno G nel pomeriggio parte con la propria auto e va a prendere il babi all’asilo, lo porta a casa nostra, e poi io o Marito arriviamo e lo lasciamo libero di andare a casa sua. Nonna D, però, in tutto questo fluire del gioco, rimane appiedata, e se ha bisogno della sua auto la chiede timidamente, e le viene portata in zona di traffico limitato, con sul collo l’alito del Vigile Urbano, categoria che dove viviamo rappresenta il folclore costituito in città come Belfast o Bilbao dai gruppi armati; in questi momenti l’andamento-macchine viene momentaneamente modificato per supplire al senso di vuoto, in modi sempre nuovi e fantasiosi.
Bene. La macchina di nonna D è rimasta per tre settimane dal meccanico, e siamo intervenuti in questo senso: io utilizzo la macchina di Nonno G, la abbandono fuori dal posto di lavoro, Nonno G arriva in autobus con la seconda chiave, prende l’auto, con quella raccoglie il babi all’asilo, e qualcuno a caso tra Nonno e Marito viene a prendermi al lavoro.
Non paghi del quotidiano roteare, frequentemente uno di noi a caso si trova con due chiavi uguali, evento che in questo gioco costa molti punti di penalità, e comporta viaggi all’alba per favorire un’equa distribuzione delle stesse (metodo “one man, one key”).
Babi, poi, ha pensato un giorno come questo meccanismo troppo lezioso gli fosse venuto a noia, e ha nascosto la seconda chiave (metodo "two men, one key"), cosicché io mi sono trovata per giorni a spiegare via sms a Nonno G non solo dove si trovasse la macchina aperta, ma anche dove fosse nascosta la chiave.
E ho volontariamente omesso, per paura dell’eccesso di Murphy, il problema rappresentato da seggiolini, passeggini, lettini, che sempre, dico sempre, si trovano nell’auto sbagliata rispetto a quella in cui eravamo tutti sicuri di averli lasciati, con conseguenze fastidiose in tema di trasporto bebè.

Ora basta. Per quanto la generosità di Nonna D nel fornire quattro ruote a richiesta sia notoria, per quanto io mi ricordi con estrema nostalgia ecologica i tempi in cui non conoscevo altro che autobus d’inverno e bici d’estate, mezzi che attualmente sono fuori discussione, nella Famiglia Parcomacchine entrerà una seconda automobile, della stessa marca di quella che Nonno G sta per rottamare, e che già ci mancava. A questo proposito, cercasi nome per questa nuova rossa fuoco di seconda mano.
Ora credo di capire come Berlusconi sia riuscito a perdersi in un giro di Escort, Ford.

venerdì 2 ottobre 2009

contro l'oblio della decenza


Ho sempre cercato di trovare un posto per conservare le parole che valgono la pena di essere trattenute nella memoria sui casi di quotidiana barbarie di questo paese. Ho fallito con cartelline, scannerizzazioni di articoli, per non parlare della sola memoria. Ora ho un posto dove raccogliere per ricordare come stanno andando le cose.
Pubblico qui un articolo di Curzio Maltese sulla Repubblica di oggi, il giorno dopo Annozero di Santoro, e mi toccherà farlo spesso.

IL PROBLEMA per una volta non era Santoro. E nemmeno Travaglio. Il problema era lei, Patrizia D'Addario. Una che il presidente del Consiglio può portare a letto, ma un presentatore non può invitare in tv per farla parlare. Berlusconi era "profondamente indignato", perché "la tv pubblica non deve dare spazio a certi personaggi".
Al massimo, si può pensare di candidarli al Parlamento europeo, come lui aveva progettato di fare, prima di essere fermato da Veronica Lario. Sembra una canzone di Fabrizio De Andrè, questa storia della prostituta cercata di notte e ripudiata alla luce dei riflettori. Santoro non trova un politico di centrodestra disponibile a frequentare la stessa trasmissione inquinata da "quella là". Eppure nessuno di loro s'è mai sentito in imbarazzo a presentarsi nelle liste elettorali accanto a Patrizia e le altre. Nessuno ha chiesto spiegazioni al capo. A fine impero, Berlusconi può fare quello che vuole, candidare chi gli pare per motivi più o meno confessabili. L'importante è che il cavallo o la cavalla nominati senatori non prendano la parola per raccontare come sono andati i fatti.
Prima di ieri, Patrizia D'Addario era stata intervistata da sei televisioni straniere. I filmati erano stati distribuiti in una trentina di paesi. La televisione italiana è arrivata per ultima e, com'è noto, fra mille difficoltà e minacce.

L'uomo che governa l'Italia ha dedicato gli ultimi giorni a escogitare ogni forma di pressione per impedire la presenza in video dell'escort barese. Ha smosso i vertici Rai e il ministro Scajola. A proposito del fatto che "esistono problemi più seri". Fallito l'ultimo e un po' grottesco tentativo di boicottaggio, un papiro di otto pagine con un parere legale catapultato dal direttore di Raidue a Santoro poco prima della messa in onda, Berlusconi è passato alla fase due, la controprogrammazione. Con Bruno Vespa e Maurizio Belpietro nel ruolo di avvocati difensori, come se non avesse abbastanza. Dopo essere stati convocati a palazzo dal premier nel pomeriggio, i due fidi giornalisti hanno dato vita ieri sera a un'incredibile puntata di Porta a Porta dedicata a smontare il programma appena andato in onda sull'altra rete Rai.
Simbolo dell'arlecchinesca trovata il direttore di Libero Belpietro, il quale, come il mitico Soleri, saltabeccava da una rete all'altra per servire il padrone. Per avere un'idea di come funzioni una democrazia, vale la pena di ricordare che nel 1999, mentre Bill Clinton era nel pieno del secondo mandato alla Casa Bianca, Monica Lewinski fu intervistata per due ore dalla Abc e vista da cento milioni di americani. Senza che né Clinton né un solo esponente politico democratico si sognasse di protestare. Naturalmente la Lewinski fu invitata, come la D'Addario, da decine di televisioni straniere. Compresa la Rai, con il personale plauso di Agostino Saccà, buon amico del presidente del consiglio. Alla fine la celebre stagista della Casa Bianca aveva accettato di partecipare a Porta a Porta, ma rinunciò all'ultimo momento perché non aveva ottenuto di far togliere la parola "sexgate" dai titoli di testa.
Bruno Vespa, nel caso di Clinton, non aveva ancora scoperto il rispetto della privacy e il disgusto per il gossip esibito a piene mani ieri sera. La mancata presenza della Lewinski su Raiuno era costata ventimila euro alla tv di Stato. Clinton non l'aveva mai candidata a cariche pubbliche. Carl Bernstein da New York ha tutto il diritto di dirci che la nostra non è una democrazia ma "una specie di sistema sovietico".
Patrizia D'Addario ha avuto la sfortuna di andare a letto con il presidente del consiglio italiano e non con il presidente Usa, quindi non è stata pagata dalla Rai. È andata da Santoro gratis, dopo aver "sputtanato Berlusconi in mondovisione", per usare l'espressione di Belpietro. Ha raccontato la sua storia, la sua storia sbagliata e proibita nell'"harem del presidente". L'harem di venti ragazze che gli portava a palazzo l'amico e compagno di merende Giampi Tarantini.
Tutte vestite, truccate, pagate uguali, costrette poverine a vedere il filmato celebrativo, convocate dallo stesso sogno di una celebrità qualsiasi ottenuta in qualsiasi modo. Al di là della politica, delle inchieste, dello stesso caso Berlusconi, è come se le parole di Patrizia facessero cadere un sipario e mostrassero quello che c'è dietro l'Italia visibile e vista in questi decenni, dietro l'eterno spettacolo televisivo, dietro tutte le domeniche in, tutti i talk show, tutti i grandi fratelli di questi anni, la finta allegria, il falso successo. Un mondo di solitudine, di vuoto, d'infinito squallore.

giovedì 1 ottobre 2009

Scontri epocali


Mi dispiace dover comunicare che il mio frequentatissimo sondaggio “con chi ridi meglio?” è stato chiuso, e coloro che erano in fila da giorni per votare dovranno rassegnarsi, accontentandosi della promessa, da parte mia, di avere la precedenza nel votare per il prossimo, il cui contenuto sarà svelato quanto prima al pubblico,forse addirittura prima che a me stessa.
A memoria di quanto accaduto, per evitare di disperdere nella rete una statistica dai numeri così rilevanti, riporto i voti pervenuti (sarebbe gentile da parte vostra leggerli in milioni):
P.G. Wodehouse 3
Jerome K. Jerome 1
Gerald Durrell 1
Evelyn Waugh 0.
Stravince dunque il padre di Jeeves, che consiglio caldamente a chiunque abbia bisogno di ritrovare l’aplomb perso, e del quale pubblicherò ogni settimana una citazione sopra il mio profilo.
Questo risultato necessita del commento critico dell’attuale ospite di Nonna D. Che lo si avverta!

E polvere ritornerai


Il nostro nume tutelare indù, in nostra assenza, gira per casa come un soffio e ne pulisce degli angoli che non erano mai stati nemmeno concepiti come degni di considerazione dai nostri detersivi.
Negli armadietti trovo scatole di tonno allineate, marmellate disposte per grado di acidità, shampoo affiancati per effetto sulla cute; in frigo le uova stanno in piedi da sole, la verdura è impilata come nei mercati africani, lo yogurt sporge in ordine di scadenza sul ripiano.
Qualche post fa avevo messo in dubbio l’inutile e costoso lusso di veder brillare la propria casa per poco più di un quarto d’ora, appena prima del dilagare della famiglia Cragnetti, ma ora mi ricredo. Quella gioia, quella sensazione valgono la spesa.

lunedì 28 settembre 2009

Scusi, dov'è il Veneto?


Grigliata in montagna, con tanto di mucche frisone e brune alpine, panorami commoventi, fronde autunnali; mancavano solo le tombe cimbre.
Come ad ogni grigliata che si rispetti, il fuoco è stato preparato con considerevole ritardo sull’ambigua tabella di marcia della fame, ma la quantità di cibo ha ampiamente colmato la voragine tra il dire e il fare.
Avevamo però rimosso, nel viaggio di ritorno, lo spettro della segnaletica stradale. Decisi a rimanere su strade statali per percorrere un’astratta ipotenusa invece dei due lati di autostrada, ci siamo infilati nel profondo Veneto, dove i cartelli notoriamente si spostano, ridacchiano, riappaiono, si accoppiano, insomma, tutto fanno tranne che essere utili al viandante.
Treviso di là e Venezia di qua, e tu prosegui fiducioso. Più avanti: Venezia di qua e Padova di là. E Treviso? troppo tardi, rasa al suolo. Minuto di cordoglio. Fino al prossimo incrocio: Treviso riappare, ma ora si oppone a Bassano. Ma tu non venivi da lì? Se, stremato, ti azzardi a chiedere al passante, ti risponderà: vede di là il cartello per Galliera? bene, NON vada di là per andare a Galliera, ci mancherebbe! poco dopo c'è una viuzza dall’altra parte della strada, se la prende e gira sei volte a sinistra trova un paese nel quale può chiedere per Mottinello, due passi da Galliera.
Aggiungo solo che il Castorino, che ormai non è più castoro perché i denti sono diventati sei, è stato un angelo per le tre ore e quarantacinque di viaggio, aiutato da memorabili cori dei genitori: Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

venerdì 25 settembre 2009

Ho deciso. Augh.


Ebbene, ieri sera ho esercitato il terzo diritto del lettore: ho eliminato Eggers dal mio comodino a beneficio dei numeri primi di Giordano.
Quel libro mi attraeva a singoli paragrafi, ma mi risultava illeggibile nel complesso, un po' come leggere un libro di poesie tutto d'un fiato.
Avrei voluto averlo scritto io, ma non capivo perchè mai si dovrebbe volerlo leggere.
Le rare volte in cui mi succede di non riuscire a procedere con un romanzo, mi sento osservata con riprovazione dal comodino, come se un moralista bigotto vi soggiornasse in perpetuo, accoccolato intorno alla abat-jour all'unico fine di ricordarmi la mia vergogna. La sola visione della copertina risulta sempre più faticosa, ma questo disagio che cresce resta in parte coperto dal richiamo della razionalità. Io son qui. Quello è un libro che ho messo io lì. Dunque ci vuole un po' di tempo, ad associare il fastidio alla causa, e a liberarmene definitivamente.

Da qualche tempo, tra l'altro, continuo a svegliarmi all'improvviso nel mezzo del sonno, come per un rumore o un richiamo, e a trovarmi perfettamente sveglia a contare pezzi di notte.
Ma non credo che un libro deluso possa arrivare a tanto...Vero?

giovedì 24 settembre 2009

Avanzi


Vorrei ricordare in rete un album ormai credo quasi introvabile, e-bay esclusa, naturalmente: Sopravvoliamo di Rokko e i suoi fratelli, gruppo emerso nel 1992 nel festaiolo ambito dell’intramontabile trasmissione Avanzi, formato da Corrado guzzanti, Pier Francesco Loche, Stefano Masciarelli e Antonello Fassari.
Sopravvoliamo, al pari delle creature migliori della creatività umana, contiene pezzi di tale saggezza da essere passato da una Repubblica all’altra senza mostrare alcun segno del tempo, rendendo necessario il solo accorgimento di sostituire il nome di qualche politico, giornalista, regista con quello di qualche altro. E non in tutti i casi.

La canzone che dà titolo all’album era la sigla del programma, e continua ad essere attuale, esclusivamente perché la classe politica continua ad essere la stessa.
A testa bassa affronti il bus ogni mattina
ma è un mezzo pubblico pure la ghigliottina.
Io per pagarmi la marmitta catalitica
mi son dovuto vendere tutta la macchina.
Tanto sarà tutta corsia preferenziale
per collegare ministeri e trattoriole e
discoteche ed osterie e boutiques e birrerie.
"Onorevole che prende?”
"Salto il primo di secondo cosa c'è?"
Un giorno, ispirata da Michele Serra, mi chiesi quanto grande dovrebbe essere una maglietta per contenere tutto quello che vorremmo far sapere di noi per opporci pubblicamente a quello che secondo alcuni dovremmo pensare: non sogno di essere come il presidente del consiglio – non sogno di passare una notte a palazzo grazioli - e così via.
Ecco, Laico reggae, la mia canzone preferita, contiene un ottimo riassunto di quello che vorrei scrivere su una maglietta come manifesto:
Ma alla mia età
vivo bene anche queste contrarietà
guardo in alto e mi convinco che
Dio è laico come me...
è laico come me...
è laico come me...
Una strofa:
Genetica etica dimmi se passiamo la soglia
se clonando un uomo non si rischia di clonare la noia.
Ma come può evolversi l'uomo se fa l'impegato?
Imparando dei buoni motivi per darsi malato?
Nell'etica come per radersi ci vuole esercizio
la prima lama solleva il pelo la seconda il vizio.
E che dire dell’attualità di Dolore fisico, canzone ispirata dal Mixer di Minoli, ora completamente ripulito dalla sobria conduzione di Rai Storia delle manie sanguinarie che dimostrava apertamente conducendo la trasmissione Mixer:
(…) c’è una ragion per vivere e una per morire,
ma nel secondo caso mi dovete avvertire.
Tutto quello che non vi hanno detto,
tutto quello che non vi hanno fatto,
noi ve lo diciamo!
Noi ve lo facciamo!
Che splendidi dettagli dentro a un corpo umano!!
(…) E poi ancora i cani e i gatti spiaccicati,
scollati dall’asfalto saranno intervistati.
La tv di servizio, ti toglie lo sfizio,
la tv del dolore fa bene all’amore!!
Ma che ne so? Cosa mi prende?
E’ un’euforia! No no, togliete quelle bende!
Vogliamo vedere! Vogliamo sapere!
Qualcosa di più!!! Signore, dacci sempre sangue in tv!!
Cito infine, tralasciando altri pezzi pur degni di nota, l’immortale canzone “Non tradite l’amore”, che abbandona tematiche di attualità per parlare del solo sentimento eterno, che non è l’amore, bensì l’impronta che si vorrebbe lasciare di se stessi nell’amore, perpetuamente e indipendentemente dalle concrete vicende, indipendentemente dai sentimenti provati, solo per il fatto di essersi in qualche modo e in qualche entità (anche minima) donati all’altro, intimamente convinti di essere il bene più prezioso.
Possiamo ritenere di aver perso tempo per anni, con una persona, ma fatichiamo enormemente a sopportare che anche l’altro ammetta di aver perso tempo con noi..
(…)un amico mi racconta
Di aver visto in giro la mia vecchia Marie Helene
Lei che si legò alla porta per non farmi andare via
Teneva al collo un bimbo che non somigliava a me (porc’monn’)
(…)Sì lo so, sono io che vi ho lasciate
Ma vorrei che tutte voi continuaste a amarmi sempre come prima
Si lo so, ne cambio un paio all’anno
Ma vorrei esser per voi l’uomo che fuggì per sempre con l’amore
Sto con lei, ma sono fatti miei
Quindi gradirei che voi mi moriste sempre dietro come prima
Sì lo so, Ero io che vi tradivo
perché non vi ho amate maiMa vorrei che ancora ci piangeste su.
Augurare sinceramente all’altro un futuro radioso è probabilmente solo dei saggi e dei matti.
PS: ho citato a memoria per la scarsità di aiuti in rete, sicuramente ci sono degli errori.

mercoledì 23 settembre 2009

In attesa di riscontro


Dopo aver suonato una sorta di Hanon, il pianista virtuoso, tra i tasti F2 e F12 della tastiera al solo fine di cancellare i dati da una maschera e entrare nella funzione query, ho condiviso con la sola collega immersa come me nella completa ignoranza della Ragioneria l'oscuro concetto di riscontro di una fattura. La funzione, l'essenza mi sfuggono, ma ho capito che consiste nel sostituire delle N con delleY in certi posti chiave tra le righe, e confermare il tutto con decisione.

Rapporti tra azienda privata e pubblica amministrazione, impersonati da due rappresentanti e due impiegati in vena di confidenze:
- L’azienda è efficiente, ma nelle procedure più difficili può presentare dei problemi: E’ un’azienda americana, e questo è il tipico modello americano, che organizza organizza l’attività in modo da evitare accordi fraudolenti tra i dipendenti: ognuno è artefice di una piccola parte del procedimento, e nessuno sa quello che fa l’altro.
- Questo accade anche qui, ogni giorno. Ma non per modello aziendale: accade a caso.

martedì 22 settembre 2009

professionisti nel dilettantismo


Le nostre lezioni di tennis non sono finalizzate a Wimbledon, e uno spettatore attento può intuire questa verità dal fatto che non giochiamo sull’erba, e dalla quantità di palle che coprono il terreno, rendendo tra l’altro difficile sapere se giochiamo sull’erba.
Io lotto tutto il tempo con la memoria dell’infanzia, quando un istruttore all’antica deve avermi insegnato degli eleganti movimenti che ora pare non esistano più. E non mi vengano a dire che forse negli anni il ricordo si appanna. Tutto quel mulinare di racchette, il tendere in piede indietro fino a lasciarne solo la punta a contatto col pavimento, lo svitare il manico per tentare un rovescio sono i fondamentali del tennis.
Però, poiché vivo nel mio tempo nel progresso nella performance, tento continuamente di dare ascolto al maestro, e mi arcuo, mi piego, mi giro, mi rovescio; la palla il più delle volte non mi condivide.
Marito, invece, è libero da condizionamenti. Egli vuole buttare la palla di là, egli ci riuscirà, dovesse ingannare, mentire, rubare o uccidere.
L’effetto complessivo è curioso. Tanto da spingere la direzione a farci giocare in campi coperti senza accendere l’impianto di illuminazione per non turbare i soci.

lunedì 21 settembre 2009

perle e ciocche


Fantastico. un amico si chiedeva che problema avesse Berlusconi con un giro di Ford Escort, che, tra l'altro, a diciott'anni gli sembravano piuttosto vecchie.

In questi giorni festeggiamenti alcolici, come ogni anno, coinvolgono l'intera città dove abitiamo, con l'unica modifica dirompente imposta dal Comune, che consiste in un banchetto degli alcolisti anonimi per gli attimi di pentimento tra le decine che vendono vino. Nonna D, che notoriamente vive di notte, quando il silenzio la rilassa, e ronfa di giorno, quando nulla ha particolare rilievo, vive nel centro esatto dei festeggiamenti, e in questo periodo in cui tutti tendono a vivere di notte intorno a casa sua, le converrebbe convertirsi ad orari civili, resterebbe comunque l'unica.
Di notte le sue finestre sono avviluppate da un boato continuo, figlio di migliaia di persone, decine di orchestrine e numerosi rutti che salgono come da un tunnel stretti tra la case della via.
L'altra notte si è vista entrare in casa un caro amico che aveva accuratamente evitato l'anonima alcolisti, limitando la sua attività a censire le osterie del circondario. Ha riconosciuto la casa, è salito, e ha detto che non riusciva a trovare la sua automobile, non ricordandosi assolutamente dove l'avesse parcheggiata. Nonna D ne è stata estremamente felice, poichè limitare i pericoli ambulanti in giorni come questi è dovere civico di ogni cittadino, e gli ho offerto il letto degli ospiti.
La mattina dopo, cercandolo per informarsi sulle sue condizioni e sottoporlo a qualche test acrobatico per valutare se potesse mettersi alla guida, l'ha trovato accartocciato sul tavolo del salotto, che guardava la gatta nerobianca, dicendo: toh, un pinguinetto.

giovedì 17 settembre 2009

livelli di casino


Una casa munita di bebè è qualcosa di indescrivibile.
Il nanerottolo non è l’unico responsabile del tutto, perché i genitori vivono una specie di rassegnazione permanente, o meglio: all’inizio mettono via i giochi, chiudono lo sgabello contenitore da cui la bestiola ha estratto phon, diffusore, spazzolino, anitra wc e 5 stracci, rimettono via scatolette di tonno, vasi di maionese e crackers tirati fuori dalla dispensa, spengono la luce accesa a mezzogiorno, e puliscono perfino le gocce di bava da dentini in crescita che costellano il pavimento di ogni stanza, su cui di solito lo streghetto poi scivola rovinosamente cadendo supino e rimanendo immobile per poi ridere del tuo infarto.
Dopo un po’ ci si limita a spostare il pesce musicale col piede, cacciandolo sotto il divano con un numero imprecisato di mollette e il sellino del fuoristrada del piccolo, a sospirare davanti ai gatti di polvere che contendono i croccantini a Pantacollant, e a obbligare il nanetto alle ciabatte per evitare di incappare nei vetri sparsi del barattolo di maionese che questa volta non ce l’ha fatta.
E la domenica si passa a pulire, cacciati fuori con la scopa Marito e Castoro, per il moto di ribellione che di solito è più frequente nel lato femminile della casa, poiché negli anni ho constatato che la soglia di tolleranza del casino è nel maschio spostata in avanti come il termostato di una sauna, e se lui comincia a notare che forse si sta esagerando, è perché la compagna è scappata di casa da almeno sessanta giorni.
Da tutto questo la decisione: da ben due settimane ci stiamo godendo il lusso sfrenato di una persona che ci fa le pulizie a casa, il nostro nuovo nume tutelare indù, con tanto di bindi in mezzo alla fronte. Solo che ci possiamo permettere solo una visita a settimana, e ieri ho dovuto ammettere a me stessa che è un lusso totalmente inutile. Infatti, la felicità, per un giorno soltanto, di tornare a casa con gli occhi lucidi per il brillio del parquet e per la commozione di vedere un mobile ormai dimenticato sotto le carte, di trovare lenzuola fragranti come pagnotte e vetri che assolvono alla loro funzione non vale la spesa, perché la sera stessa è tutto come prima, né vale l’umiliazione: signora, ho dovuto fare sei ore. Era tanto, tanto sporco.

PS: mi perdonino i miei cinque lettori (Manzoni scherzava, io dico sul serio) per la totale mancanza di discussioni letterarie in questi giorni. Lo studio delle faccette come da post del 15 settembre, l’intrattenermi il resto del tempo con la digital classification, e anche, devo ammettere, lo scarso appeal che il libro sul comodino sta esercitando su di me (dovrei applicare il terzo diritto del lettore, ma il senso di colpa è difficile da tenere a bada) fanno sì che questo sia uno dei periodi meno librivori della mia vita, esattamente in concomitanza con la decisione di scriverne.

mercoledì 16 settembre 2009

la sagra delle effe


Spesso, come si dice dei cani, i programmi informatici di gestione che si usano negli uffici assomigliano ai loro padroni.
Sto imparando a usare un barbaro programma tutto a finestre bige che dovrebbe gestire anagrafiche, magazzini, ordini, giacenze, e sta dimostrando la stessa fantasia e la stessa inaffidabilità dell’attività che si svolge qui.
La maschera ora si cancella con f4, ora con f12, ora con f6. A volte risponde a una domanda se gli dai Invio, a volte con f9. Con f4 puoi fare le cose più varie: da inserire dati a uscire da tutto senza salvare; per scorrere le pagine a volte si usa pagina giù, ma a volte non ti sognare di farlo, potresti perdere le modifiche che hai inserito negli ultimi 4 giorni, e dunque usa le freccette. Se però esageri con le freccette, potresti trovarti dalla modalità ricerca a quella di inserimento, ma basta essere rapidi nel premere f9, seguito dalla combinazione f6 f4, e sei a posto, ha salvato la maschera che hai riempito per sbaglio di puntini l’altro ieri.

martedì 15 settembre 2009

maschere su faccette


Ho cinque giorni esatti per scoprire cosa sono le faccette - e non intendo quegli afidi di parentesi e due punti che infestano gli sms, intendo un innovativo sistema di classificazione – e altri cinque giorni per scriverne una relazione come se fossi sempre vissuta tra le faccette – e non intendo le buffe espressioni di mio figlio quando fa il ruffiano.
Tutto questo per fini che chiarirò più avanti, così da poter negare di averne mai parlato in caso di fallimento.

lunedì 14 settembre 2009

Uomo-uomo-postcoitum


Oggi ho avuto a che fare con una tipologia di collega indispensabile in ogni ufficio: c’era al lavoro che ho lasciato, e sono contenta di ritrovarlo qui. E’ il Post Coitum.
Il Post Coitum è di solito uomo, e si manifesta per lo più telefonicamente. Però egli non chiama mai, è sempre chiamato.
Quando tira su la cornetta, è come possedere un videotelefono: non si può fare a meno di immaginarlo tra le lenzuola, una sigaretta in bocca e l’amante (donna, uomo, cavallo che sia) a fianco, spossati per l’attività, benché i compagni di stanza giurino di non averlo mai visto allontanarsi dalla scrivania.
- mmmmmhhm
- pronto, buongiorno, sono X. Cercavo Y.
- ssono…io…(boccata di fumo negli occhi)
- avevo bisogno di sapere cosa le ha detto la ditta in ordine al preventivo..
- …
- signor Y?
- mmmh. Maaaaa- aaa. Ah. sì.
- dicevo, del preventivo.
- …mmhmh. Vediamo…sa..non ho le carte sottomano (e meno male). Sospiro. Le faccio…sapere (rumore di sforzo intellettuale). Arriveder..(la comunicazione si interrompe).
- si diverta, sig. Y. O ne coltivi l'illusione.