martedì 27 ottobre 2009

Non è un paese per giovani


La premiata ditta possedeva un archivio della documentazione amministrativa. Trent’anni fa. Poi hanno ammazzato l’archivista, pare, per allenarsi ad ammazzare il direttore: son partiti dal basso. Ma dico io: bisogna puntare alto dall’inizio! Vuoi mettere, il danno?
Comunque: come se nessuno si fosse accorto del povero cadavere riverso tra le scartoffie, per trent’anni si è continuato a portare documenti all’”archivio”. E a lasciarli lì, in multistrato, come se si trattasse di una compostiera, e ne potesse prima o poi scaturire del fertile terriccio.
Si sono ricreduti solo recentemente, e hanno deciso che un archivio deve essere dignitoso, ma non nel senso di consultabile: solo inscatolato su bancali con la data di scadenza ben impressa davanti.

Hanno chiamato noi, a stabilire cosa si dovesse e non si dovesse salvare. Chi meglio di una serie di persone che lavora qui da meno di un anno può avere il polso della rilevanza delle carte? O ancora, chi meglio degli ultimi, per fare mestieri demenziali senza lamentarsi?
Se la sono voluta. Da trenta bancali ne è rimasto uno, a conservazione illimitata, naturalmente impossibile da consultare.
Come impossibili da verificare sono gli altri ventinove bancali avviati al macero con appuntato un elenco che descrive quello che dovrebbe esserci dentro, e omette alcune cose che non sapevamo definire. Ops.
Se la sono voluta.

Unica nota di saggezza, i sospiri dei colleghi più anziani, che passavano a dare un’occhiata quando una pratica risultava impossibile da classificare; essi pensavano a quanto tempo, quanto sudore, quanti litigi e incomprensioni erano costate quelle carte da macero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti, davvero grande arguzia!!!!