mercoledì 27 febbraio 2013

Cosa non si fa per restare


Lunedì sera siamo andati a provare in uno studio di registrazione casalingo, dal nostro batterista, che coltiva in una mostruosa taverna questa sua passione. Ha fatto una cosa pazzesca: stanza della regia, con una parete di schermi di pc, tra cui uno collegato via webcam con la sala di registrazione, a sua volta collegata via webcam alla regia. Una batteria più fornita di piatti di sei puntate di Masterchef, un microfono per voce che assorbe qualsiasi tipo di emissione, anche microscopica, per cui è meglio scordarsi velleità come quella di inspirare, o debolezze analoghe.


Abbiamo registrato due canzoni per chitarra e voce, un solo tape per ognuna. E poi abbiamo assistito all’elaborazione delle stesse, come fossero pongo. Il padrone di casa si è complimentato del mio controllo della voce, che così ho scoperto di avere, grazie al quale il numero di correzioni adottate si è ridotto al minimo, ma ho scoperto che saper cantare, con l’avvento di queste centinaia di plug in, è sì un orpello grazioso e comodo al fine di pubblicare un disco, ma assolutamente niente di necessario. Ascoltarsi registrati con una vividità così incredibile è un’esperienza utilissima, una volta fallito il tentativo di suicidio. Il fatto che la terza passione del nostro fonico batterista sia la degustazione enologica l’ha resa più fluida e godibile.

Senza parole

..senza parole, e poi scrivo, le parole vengono comunque.. È ufficiale, sono tante, tantissime, le persone che dovrei guardare in cagnesco girando per la strada, troppe al lavoro, ovunque..e Maroni in Lombardia, l'apoteosi della follia. Le parole finiscono presto, oggi.

lunedì 25 febbraio 2013

Pantacollant

- Mamma, guarda, gli occhi della gatta si vedono nel buio!
- Infatti sono catarifrangenti!
- Gatta-rifrangenti?

domenica 24 febbraio 2013

Outing

E' il momento che si sappia. Io ho una curiosa abilità, molto utile nel contribuire in modo determinante al successo di un papiro di laurea, quel manifesto che in talune città universitarie si usa redigere per l'amico laureando descrivendo in modo buffo e ambiguo le gesta della sua vita, ma assolutamente poco utile nella vita, soprattutto visto che Stefano Benni detiene da decenni l'unico posto in pianta organica, al riguardo. 
In parole povere: io sono molto brava a creare poemi, sonetti, odi e ballate, in endecasillabi, in settenari, novenari, con attenzione maniacale alla metrica e alla rima, alternata, baciata o come il committente crede. Ma, attenzione, esclusivamente su argomenti assolutamente irrilevanti. 
Due sono le poesie serie che nella vita mi ha dettato il cuore: esse non sono in rima, sono state scritte una nel 1993 e una in anni successivi, entrambe dettate da stravolgimenti del cuore, e quelle due poesie non vedranno mai la luce, passando direttamente dall'oscurità all'oblio in virtù della mia morte. 
Tutto il resto è rima, èd è forse divertente, almeno per me che le ho scritte, affettuoso per chi le ha ricevute, curioso, ma inesorabilmente inutile.
Come prova di ciò che sto scrivendo, perchè mi sembra giusto , riporterò qui sotto una poesia scritta per un'esercitazione in un corso di lingua in Germania, anno dell'Erasmus 1997, pur non del tutto esplicativa in materia di metrica per scelta stilistica, che traduco liberamente poco sotto, precisando che ogni traduzione è un po' morire, che l'opera ci perde. E speriamo così di aprire questo blog all'Europa. 
Potrei anche lanciare un concorso: chi mi dice cosa mai ci possa fare nella vita, con questa abilità, avrà in regalo un poema su un oggetto a piacere.

Weißt du

Weißt du,
meine Liebe ist unendlich,
wie unzählig ist am Meer
der Sand
Aber sag, mein Lieber, 
was hast du 
mit der Bademeisterin gemacht, 
am Strand?

Weißt du,
ich möchte alles das sein, 
was du für mich bist.
Aber erzähl, mein Schatz,
die Frau die immer 
an deinem Telefon antwortet:
wer ist's?

Weißt du,
ich bin in dich verliebt
wie in eine erbarnungslose Katze
ein Kater.
Aber, Herz, 
wer war das Kind
das wir fortwährend folgte
und sagte: Vater?

So, meine große Liebe,
ärgere dich nicht
wenn ich dich schlage und beiße,
wenn du, in der Nacht, 
immer
vergißt,
wie ich heiße.

Sai

Il mio amore è infinito
come lo sono 
i granelli di sabbia.
Ma dimmi, amore,
Che hai fatto colla bagnina
A Castellamare di Stabia?

Sai,
io vorrei essere tutto ciò che tu sei
per me.
Ma racconta, tesoro,
la donna che risponde 
al tuo telefono
chi è?

Sai,
io sono un gatto
innamorato di una gatta
senza pietà.
Ma dimmi:
chi era il bimbo
che ci seguiva ovunque
e ti chiamava
papà?

Così, 
non ti inquetare
se io, e il mio pugno,
ti picchiamo
quando, di notte,
sempre
dimentichi come
mi chiamo.
 


quanti?

Elezioni. Momento cruciale. Angosciante. Lo so. So che dovrei pensare in modo più lungimirante. Dovrei promuovere dibattiti tra i miei neuroni. Dovrei temere per il nostro futuro. E non fissarmi su un solo pensiero: Domani, passeggiando su un qualsiasi marciapiede, facendo la fila in un qualsiasi ufficio postale, sedendo in una qualsiasi pizzeria, che percentuale di passanti dovrò trattenermi dal prendere a botte? E' che, conoscendo la percentuale, ma avendo solo qualche indizio in merito all'individuazione effettiva dei colpevoli, la vita diventerebbe molto molto faticosa.

giovedì 21 febbraio 2013

Perché?

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Ora devo per forza analizzare una questione curiosa.
Ho un lavoro che non manca mai di demoralizzarmi, per i più vari motivi. Perché ho completamente sbagliato gli studi che ho fatto, e se avessi studiato quest’altra cosa chissà. Perché i miei studi comunque non mi vengono riconosciuti dall’inquadramento contrattuale, quindi tanto valeva andare a lavorare a 19 anni, tra l’altro come hanno fatto quelli che qui mi comandano, e avere qualche anno di contributi in più così da sperare di andare in pensione almeno verso i 76. Perché orrendo vabbé, ma almeno avesse un riconoscimento economico che ci permettesse, chessò, di mangiarci una pizza ogni tanto fuori, e invece niente. Perché questo lavoro mi dà il raro privilegio di essere contemporaneamente affaticata dal troppo fare e annoiata dalla qualità del fare – dico, almeno fosse solo noioso, potrei dedicarmi, chessò, al punto croce – Perché nella vita ho sbagliato tutto e questo lavoro mi sta stretto e non ho avuto il coraggio di capirlo in tempo, e ora è tardi e la crisi, e come lo lascio un lavoro sicuro. Perché ho un kapo che non ha la minima idea di cosa stia succedendo, e, quello che è peggio, fa finta di averne un’idea precisa e agisce di conseguenza con la lucidità di un paziente di Basaglia. Perché i miei colleghi sembrano soffrire solo per le mancanze della dirigenza, per l’atmosfera non amichevole, perché siamo sempre meno, come i soldi nella busta paga, e io soffro di tutto questo ma anche del lavoro in sé.
Ecco, in questa atmosfera complessiva, perché mai l’unica cosa che mi rasserena sia pensare a Charles Bukowski?
Nemmeno mi piace tanto, Charles Bukowski. E, d’altra parte, che faccio, a che pro mi paragono a un famoso scrittore? Poi si distruggeva a bere, e io nutro un’angosciata avversione, sicuramente legata a traumi infantili (avrò rimosso una relazione tempestosa con un eroinomane?), per chi si disfa con qualsiasi additivo.
Ma immaginarlo mentre fa il mediocre impiegato in Post Office, e però poi qualcosa crea, qualcosa lascia..mi rassicura, mi solleva dall’inquietudine del tempo inutile, e breve.

Scrivere zen

Non aiutava,il titolo, che pareva cavalcare mode incomprensibili ai più senza una vera consapevolezza, aiutava invece l'aspetto da saggio serio, con la copertina azzurra, il font dei libri universitari di nonno G, e una forma quasi quadrata che ispira saggezza. Ma in ogni caso l'ho letto per un motivo tutto mio, che non riporto. E, udite udite, con lui ho letto il primo saggio di scrittura creativa che abbia un senso, il primo che non sia fatto di consigli inapplicabili a chi non viva come Bukowski, diviso equamente tra princìpi e consigli pratici di grande utilità sui quali spero un dì di avere il tempo di esercitarmi. Sarebbe bello promuovere un gruppo,per farlo, se non dal vivo perfino in via elettronica, per sentire una minima partecipazione in una delle attività più avvolte nella solitudine al mondo. Bello, utile, avvincente. E, dimenticavo, la scrittrice sa esattamente cosa significhi zen. Roba non da poco.

mercoledì 20 febbraio 2013

Scatole cinesi

L'amica G non aveva resistito, aveva acquistato una borsa via internet da un sito inquietante in cui promettevano borse formato valigia marca spagnola famosa al prezzo di un sacchetto di mater-bi, o poco più, vabbè. Siccome erano tempi di ristrettezze, per lungo tempo G aveva taciuto al compagno questo acquisto non proprio necessario, e incauto visto il sito a cui si era affidata. Poi, prevedendo che per quanto un uomo possa essere disinteressato non è facile nascondergli a lungo un sacco di tutti i colori che conterrebbe agevolmente il loro figliolo quattrenne, si era risolta a confessare. Per tutti i mesi di un'attesa che pareva infinita, G ha subito in silenzio i cinici attacchi del compagno: vedrai, ti arriverà un mattone come coi truffatori dei quartieri spagnoli, ragionamento che tra l'altro non considera quanto stupidi sarebbero dei truffatori a pagare spese postali allucinanti per godersi l'idea dello scherzo, invece di limitarsi a non spedire niente. L'altro giorno, ormai rassegnata a anni di lazzi e all'impossibilità di riavere una qualche autonomia negli acquisti online, G trova un pacchetto della misura di un 45 giri sul davanzale. Ecco, pensa, qui dentro ci sta un calzino sporco, non una borsa. E lo lascia sul davanzale, tra l'altro posto curioso per ricevere posta a meno di usare piccioni viaggiatori, attendendo che il compagno se ne esca di casa, per potere almeno piangere da sola tutte le sue lacrime. Ma quando apre la busta,di quelle con le bolle di plastica scoppiabili, incomincia a dispiegare un grumo sottovuoto di stoffa coloratissima un numero tale di volte da immaginare di essere entrata in possesso di un paracadute, e, come Mary Poppins che dalla valigetta estrae l'intero arredamento della camera dei pupi, si trova a pavoneggiarsi con in spalla una borsa formato valigia della famosa marca spagnola (o quasi?) al costo di un sacchetto di mater-bi, vabbé, o quasi.

martedì 19 febbraio 2013

La prova del cuoco

I nostri figli, qui nella frazione dal nome animale del paese dal nome celtico che abitiamo, hanno la fortuna di frequentare un asilo circondato da un parco ampio e allegro, costellato di strani esperimenti scientifici invece che da più banali ma desiati scivoli, e solcato da un torrente dove anatre e oche nuotano in pace. Questo bucolico quadro permette alle mamme di perdersi in chiacchiere mentre i pupi si azzuffano sull' erba, e di dar fondo alle scorte di pane vecchio con la scusa di sfamare i graziosi pennuti. Ieri la madre di D. ha affidato ai nostri figli zoccoletti e mantovane attempate da sbriciolare sul ponticello, e poi ci siamo messe a parlare. Solo dopo un po' abbiamo trovato i nostri bambini che si ingozzavano di pane con la stessa commovente virulenza dei documentari sulla fame nel mondo, per poi pregare noi madri di imparare a cucinare a casa la stessa gustosa ricetta della mamma di D.
Ora, omettendo la preoccupazione di breve durata su cosa mai mangino all'asilo per avere un tale compulsivo appetito, e omettendo la silenziosa imprecazione dovuta alle fatiche quotidiane per inventare pietanze che Babi non disdegni risentito, devo ammettere che ieri noi madri ci siamo permesse di dimenticare la regola d'oro di SOS tata che vieta l'uso dell'ironia, e abbiamo a lungo riso della ricetta del pan vecchio alle spalle dei nostri figli. Catartico.



domenica 17 febbraio 2013

Phisique du Rolex

Ieri la famiglia si è mobilitata per riempire di legna da ardere ogni anfratto del vano scale di nonna D., per preservarla dai rigori di quest'ultimo mese invernale. E un amico si è incaricato di portare in discarica una serie di inguardabili elettrodomestici non funzionanti che ingombravano l'ingresso coperti di polvere. Tra questi tre antichi televisori dal tubo catodico ipertrofico, enormi e tristi nel loro annoso silenzio.
Nonno G: - basta che tu porti un documento che attesti la tua residenza e puoi buttare tutte le televisioni che vuoi, anche se non sembri uno che possieda tre televisioni...
Amico N.: - no, ma sembro uno che ha queste televisioni..

martedì 12 febbraio 2013

Una voce di notte

Sono bastate alcune ore insonni per iniziare e terminare Una voce di notte, l'ultimo Montalbano di Camilleri.
Mi fa pensare a Woody Allen, Camilleri, negli ultimi anni (anche se la nota in fondo dice che questo è stato scritto diversi anni fa, non so come ci trovo i difetti degli ultimi anni). Ovvero: ormai dietro c'è un mestiere, una professionalità, che si può solo invidiare, davanti alla quale restare sempre e comunque esterrefatti, e che semplicemente impedisce a gente come loro di creare una cosa brutta. Però non c'è neanche più l'entusiasmo di assistere a un atto di genio. Soprattutto, dato comune a diversi suoi libri, e che quindi forse ho già descritto, mi infastidisce che, al fine di alimentare più a lungo il mistero, Montalbano, un po' con la scusa dell'età che avanza, ometta di fare attenzione per lunghi capitoli a indizi che salterebbero all'occhio anche a Manetta, l'aiutante demente del commissario Basettoni. E questo vizio, reiterato, toglie un po' di credibilità.

Anvedi il pastore tedesco..

- Nonno G, hai visto il papa, che si è dimesso?
- Sarà perchè è tedesco..Qui non se ne va mai nessuno..

domenica 10 febbraio 2013

Ormoni e maschere

Oggi sfilata paesana di carnevale, con Babi mascherato da uomo ragno, corredata da un bel paio di baffi un tantino troppo corti e dritti per eliminare somiglianze di stampo inquietante, perché un tantino nazista, ma che volevano esclusivamente rappresentare un gangster di Chicago. Un attimo di panico quando una conoscente, intendendo chiedermi se fossero incollati o disegnati sul viso, ha formulato la questione in questi termini: sono veri?


A scuola

Due giorni di corso sulla comunicazione. Per la prima volta ho seguito un corso non "contenutistico", bensì "comportamentale", fatto di simulazioni, esercitazioni, test. Ho scoperto che il fatto che sia sempre stata scelta come confidente da molti è dovuto ad una mia esagerata propensione all'ascolto, e che invece la propensione alla comunicazione verbale lascia alquanto a desiderare, poiché, per evitare a tutti i costi i conflitti, taccio e mi defilo, fingendo di non possedere pensiero. Veicolo ogni mia capacità espressiva articolata nel canto e nella scrittura. Avere un blog che pochissimi leggono è perfetto per evitare qualsiasi contrasto, a pensarci. L'esercitazione più divertente è stata quella che aiuta a vedere la percezione che gli altri hanno di te, attraverso fervidi scambi di aggettivi per l'aula. Dopo aver analizzato lunghi elenchi pervenuti dagli altri partecipanti, alla fine gli aggettivi più usati per descrivermi dal gruppo, posto che quelli che avevo scelto io erano ansiosa, aperta e espansiva, sono stati i seguenti:
gentile
timida
e a pari merito
sicura
insicura
Perché pagare uno psicanalista?

Beata sincerità

Mamma, perché a Parigi i pittori hanno il cappello delle ghiande?

martedì 5 febbraio 2013

Metodo per elevarsi

Domenica, gasata oltre ogni misura per aver raggiunto, nella mia neo attività di corridore, traguardi insperati quanto ridicoli per qualsiasi sportivo con un barlume di serietà, ho stanato in soffitta i vecchi pattini in linea, ho munito Babi di bicicletta, e così bardati abbiamo raggiunto il parco del paese, distanziando Marito appiedato che, saggiamente, trasportava le mie scarpe perchè non si sa mai. Avevo previsto di poter cadere malamente sulle ginocchia prive di protezioni, di tramortirmi di stanchezza, di non essere più capace di equilibrio, ma proprio non quello che è in effetti accaduto: la gomma attempata delle ruote si è fusa con l'asfalto, fino ad aumentarne il diametro in maniera sproporzionata (ma pari per ogni ruota, tanto da conferirmi una certa statura), così da rendere ogni scivolata più gravosa, come se cercassero di murarmi lentamente in un cantiere a seguito di uno sgarro, ma senza farmene rendere conto fino all'ultimo per evitarmi di soffrire inutilmente. Ho tolto i pattini appena in tempo per evitare di doverli abbandonare in piazza, curioso monumento alla modernità, anche se, visto il prezzo di otto ruote nuove, non sarebbe stata una cattiva idea farne un uso da arredo urbano.

lunedì 4 febbraio 2013

Inspirazione

Il mio sport, il canto jazz, richiede inspirazione quanta ispirazione. Per ottenere la prima, l'unica è dedicarsi all'esercizio, e mi sento sempre così carente, anche se ho deciso di dovere a me stessa un po' di sapienza armonica, e ho cominciato un ciclo di sorprendenti lezioni in cui fluttuo tra il terrore del lato matematico della musica e attimi di inaspettata chiarezza (il tritono! Ecco cos'è un tritono, che prima pareva bestia anfibia con qualcosa di mitico! E come si è felici con poco..)
Per la seconda, come fu per l'ispirazione letteraria, nonostante l'assenza di qualsiasi evidenza scientifica credo ciecamente nelle terapeutiche virtù dell'intonaco, e mi ostino ad appendere esempi alle pareti, un po' come fare la doccia nei fiori di Bach per acquisire un equilibrio emotivo. D'altra parte pare funzioni: un conoscente ha appeso per un anno in salotto il progetto di una chitarra Maccaferri, e poi l'ha riprodotta pari pari, e suonava pure..Restando perfettamente ancorata alla scienza, per la legge della utile ripetizione, appendo anche qui, al mio muro virtuale, le mie aspirazioni.

domenica 3 febbraio 2013

Milioni di milioni

Dopo la montagna incantata, milioni di milioni di Malvaldi è stato come andare sul tapis roulant in motorino, anche se ora ho la sensazione di aver creato una metafora controproducente. Insomma, una passeggiata. Rispetto ai romanzi del Barlume, peró, l'ho trovato forse più dilettantesco, e meno affascinante di Odore di chiuso: costruito su un dosaggio meno sapiente di gialli vecchia maniera e caciara toscaneggiante,un gigioneggiare forse un tantino eccessivo. Comunque godibile, e poi mi ha regalato uno sguardo sulla letteratura che ho voluto riportare a destra nel blog, in posizione di comando,e mi ha insegnato una tecnica di jogging interessante, visto che la nuova Nef si diletta anche di corsa, dato incredibile per chiunque mi conosca, e nel romanzo il giovane prete etiope sa di cosa parla quando si parla di correre.

venerdì 1 febbraio 2013

Karache?

Le colleghe, stufe della solita pizza collettiva, intendono svecchiarsi con una gita al karaoke, passatempo a mio vedere attempato, ma in questa regione tutto arriva dopo e risulta anacronisticamente nuovo, salvo poi sottrarsi all'esibizone ancora prima di decidersi ad andare. Totale destabilizzazione nel momento in cui,ingenuamente, ho osato chiedere come al karaoke si comportino con le tonalità: si sono interrotte, mi hanno osservata come se avessi chiesto quanti soldi intendano darmi per cantare, e hanno incominciato: la signora vuole cantare al madison square garden, ha sbagliato compagnie...niente da fare, non sono riuscita a argomentare a sufficienza la rilevanza del dato tonalità, lo scopriranno solo dopo aver deciso di esibirsi con un brano di Mario Biondi: allora si compirà la nemesi..