martedì 12 febbraio 2013

Una voce di notte

Sono bastate alcune ore insonni per iniziare e terminare Una voce di notte, l'ultimo Montalbano di Camilleri.
Mi fa pensare a Woody Allen, Camilleri, negli ultimi anni (anche se la nota in fondo dice che questo è stato scritto diversi anni fa, non so come ci trovo i difetti degli ultimi anni). Ovvero: ormai dietro c'è un mestiere, una professionalità, che si può solo invidiare, davanti alla quale restare sempre e comunque esterrefatti, e che semplicemente impedisce a gente come loro di creare una cosa brutta. Però non c'è neanche più l'entusiasmo di assistere a un atto di genio. Soprattutto, dato comune a diversi suoi libri, e che quindi forse ho già descritto, mi infastidisce che, al fine di alimentare più a lungo il mistero, Montalbano, un po' con la scusa dell'età che avanza, ometta di fare attenzione per lunghi capitoli a indizi che salterebbero all'occhio anche a Manetta, l'aiutante demente del commissario Basettoni. E questo vizio, reiterato, toglie un po' di credibilità.

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