mercoledì 20 febbraio 2013

Scatole cinesi

L'amica G non aveva resistito, aveva acquistato una borsa via internet da un sito inquietante in cui promettevano borse formato valigia marca spagnola famosa al prezzo di un sacchetto di mater-bi, o poco più, vabbè. Siccome erano tempi di ristrettezze, per lungo tempo G aveva taciuto al compagno questo acquisto non proprio necessario, e incauto visto il sito a cui si era affidata. Poi, prevedendo che per quanto un uomo possa essere disinteressato non è facile nascondergli a lungo un sacco di tutti i colori che conterrebbe agevolmente il loro figliolo quattrenne, si era risolta a confessare. Per tutti i mesi di un'attesa che pareva infinita, G ha subito in silenzio i cinici attacchi del compagno: vedrai, ti arriverà un mattone come coi truffatori dei quartieri spagnoli, ragionamento che tra l'altro non considera quanto stupidi sarebbero dei truffatori a pagare spese postali allucinanti per godersi l'idea dello scherzo, invece di limitarsi a non spedire niente. L'altro giorno, ormai rassegnata a anni di lazzi e all'impossibilità di riavere una qualche autonomia negli acquisti online, G trova un pacchetto della misura di un 45 giri sul davanzale. Ecco, pensa, qui dentro ci sta un calzino sporco, non una borsa. E lo lascia sul davanzale, tra l'altro posto curioso per ricevere posta a meno di usare piccioni viaggiatori, attendendo che il compagno se ne esca di casa, per potere almeno piangere da sola tutte le sue lacrime. Ma quando apre la busta,di quelle con le bolle di plastica scoppiabili, incomincia a dispiegare un grumo sottovuoto di stoffa coloratissima un numero tale di volte da immaginare di essere entrata in possesso di un paracadute, e, come Mary Poppins che dalla valigetta estrae l'intero arredamento della camera dei pupi, si trova a pavoneggiarsi con in spalla una borsa formato valigia della famosa marca spagnola (o quasi?) al costo di un sacchetto di mater-bi, vabbé, o quasi.

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