mercoledì 23 giugno 2010

Secondo rogito


Questa volta lo studio era estremamente sobrio, di quelli maron come il tinello di Paolo Conte, con scaffali di manuali giuridici in doppia fila (a proposito, ma possibile che non ci si arrivi, che gli scaffali profondi 50 centimetri non hanno alcuna utilità, perché davanti ai libri rimane uno spazio che non resta che spolverare o riempire di stupidaggini??), un tavolo deprimente color noce scuro e lungo come quelli dei pranzi dei nobili nelle barzellette, tende beige; solo, rispetto all’altra volta eravamo un numero spropositato di persone, tra geometri (!), agenti, fratelli, segretarie, coniugi e bancari.
La cosa è filata liscia, anche se per avere le chiavi di casa abbiamo dovuto trovarci in seguito, perché non avevano pensato di dovercele dare subito, pur aspettandosi di ricevere subito quegli assegni di valore esorbitante.

Un’ora dopo eravamo tutti a bere in onore dell’acquisto.
Un’ora e mezza dopo eravamo tutti dentro l’acquisto, a guardare, ammirare, sostare e impedire a Babi di spiaccicarsi giù dalle scale, aprire il cancello e lanciarsi sulla strada, buttarsi dalla finestra della soffitta. Il suo modo di dire: casa mia.

martedì 22 giugno 2010

Primo rogito


E’ ben poco rassicurante giungere in perfetto orario da un notaio scelto dalla controparte, che si era premurata di confermare due volte l’appuntamento, ed essere accolti dalla segretaria con quello sguardo misto a panico che, pur ostentando sicumera, esprime nugoli di pensieri: - oddio, questa volta mi licenziano! – e questi chi cavolo sono? – dov’è l’agenda? mentre dalla bocca esce la frase più generica e omnicomprensiva che la segretaria di un notaio possa trovare: - siete venuti per la stipula? - dato che in alternativa si potrebbe ipotizzare solo una successione, ma in quel caso saremmo stati vestiti di nero e con uno sguardo fintamente desolato in cui brilli il consueto barlume di avidità.
Ci ha immediatamente fatti accomodare in una sala–stipule regno dello spatolato più incontrollato; d’altra parte l’intero ufficio sembrava dipinto da un imbianchino che dell’unione di moda e Parkinson avesse fatto la sua fortuna.
Alle pareti quadri di quelli decorativi, senza una storia e un senso, solo più cari di quelli che propina l’Ikea, forse per non doverli montare.

Il palco è caduto quando, in un disperato tentativo, la segretaria ha biascicato se per favore le fornivamo il documento del signor Marzano. Marito, solerte sostenitore di moglie venditrice, era l’unico uomo presente, ma estraneo sia alla stipula che al nome del santo dei pomodori, dunque il panico fino a quel momento trattenuto è dilagato nel gruppetto.

In breve: commosso dalla nostra provenienza da un’altra città, dall’attesa a casa del pargolo piangente, nonchè dal preventivo che la nostra acquirente aveva accettato incondizionatamente, il notaio ha fatto gli straordinari, e il rogito è stato firmato dopo sole due ore e mezza di attesa nell’antro spatolato.

E così, non siamo più proprietari di nulla, laggiù. La casa che abbiamo dipinto di colori folli, riempito di mobili fatti da nonno G., vissuto a fondo in un momento di grandi cambiamenti, da cui siamo partiti per il viaggio di nozze, in cui siamo tornati dall’ospedale con il Babi-fagotto, non è più nostra, e non ne conosceremo più le sorti.
Poco prima di venderla, percorrendone le stanze ormai vuote, pur non abitandola da più di un anno, con grande velocità tornavano i movimenti abitudinari, la consapevolezza degli scricchiolii, il ricordo di certi gesti.
Ho preferito uscire rapidamente, senza indugiare, per non cadere nella commozione ddei film senza un’adeguata colonna sonora per la fine di un'epoca.
Ma mi mancherà tanto, come ogni luogo di serenità.

mercoledì 16 giugno 2010

GEOMETRA


Sempre in tema di compravendite, rogiti e ristrutturazioni, ieri siamo andati a cercare il:
geometra
ovvero colui che, a mio vedere, dovrebbe limitarsi a porre su carta filogeometrica il mio pensiero, riempirla di timbri geometrici e consegnarla a chi di dovere sotto il nome di DIA; a suo parere colui che prende in mano le sorti di una famiglia disagiata, priva di tetto e di sostegno, che si abbandonerà tra le capienti mani del professionista, affidandosi a lui completamente, senza un dubbio o un tentennamento, possibilmente con il coinvolgimento di amici e parenti del geometra, che di solito sono tutti periti tecnici, elettronici, idraulici e piastrellici; e tutto questo servizio in cambio di misere migliaia di soldini.

Se davanti a una tale creatura ti poni con una certa tranquillità, tentando pur con estrema gentilezza di esporre le tue richieste, la mission della sua vita diverrà istantaneamente toglierti dal viso quella immotivata espressione di sicurezza, convincendoti che hai firmato un preliminare di vendita assassino, che ogni parola che esso contiene racchiude in sé un imbroglio per te o i tuoi discendenti, che sicuramente la casa che stai per comprare in realtà è accatastata come stalla, che comprando a corpo e non a misura tu hai deciso di accettare qualsiasi cosa, dunque se le fondamenta mostrassero all'improvviso 4 ruote e la casa si spostasse nella città vicina non ti resterebbe altro che cambiare residenza...e che tutto ciò ti è accaduto solo perché non ti sei deciso in tempo a consultare un
geometra.
Solo nel momento in cui, dopo diverse ore di lenta corrosione della tua autostima, prostrato sulla sedia ti chiedi come tu abbia potuto omettere di consultare un
geometra
nei momenti più importanti della tua vita, matrimonio, promozione in ufficio o battesimo di tuo figlio, e ti dichiari con un filo di voce pronto a tutto pur di seguire il professionista in questa avventura che vi unirà nel nome di santa planimetria, allora egli girerà intorno alla sua scrivania, ti batterà leggermente sulla spalla, dicendoti che non è poi una situazione impossibile, che prima o poi ne uscirete, a patto di restare uniti.

Solo alcune ore dopo l’incontro, come risvegliandoti da un incubo, ti renderai conto che no, per la visita fisiatrica non occorrerà coinvolgere il geometra, e che forse, piano piano, ce la farai anche a comprar casa.
Ma ormai gli hai versato l’anticipo.

Fu un gigante: sì, ma delle tangenti


Io trovo questo paese sempre più incredibile, e tra le varie fonti di sdegno c'è questo costante tentativo di glorificazione di Craxi.
Questa volta rubo le parole a Marco Travaglio, sull'espresso, 15 giugno.
"Tra le fumisterie politichesi sul decennale della morte di Bettino Craxi, nessuno è ancora riuscito a dare una risposta sensata a una semplice domanda: perché bisognerebbe riabilitarlo?

Secondo Piero Fassino, «al di là delle responsabilità penali, la dimensione giudiziaria ha sovrastato la riflessione politica». Come se non fosse un fatto politico gravissimo che un presidente del Consiglio infranga le leggi che lui stesso pretende di imporre agli altri. Fassino definisce Craxi «un capro espiatorio» perché «il problema del finanziamento illegale non riguardava solo il Psi, ma l'intero sistema politico». Se le parole hanno un senso, sta confessando di essere stato complice del «problema»: cioè di un reato.

Filippo Penati definisce Craxi «un grande statista», ma statista deriva da Stato: quanti Stati esistono in Italia, se uno condanna un corrotto e un altro lo celebra come statista? Bobo, figlio d'arte, parla di «pacificazione», ma non spiega chi dovrebbe far la pace con chi: le guardie con i ladri? I ladri con i derubati? Il ministro degli Esteri Franco Frattini è andato addirittura in pellegrinaggio ad Hammamet: è lo stesso Frattini che protesta perché qualcuno, in America, critica la condanna di Amanda Knox a Perugia. Ma come può un governo invocare il rispetto della giustizia italiana se i suoi ministri sono i primi a delegittimarla?

Letizia Moratti paragona le condanne di Craxi a quelle di Garibaldi e Giordano Bruno, come se questi intascassero tangenti miliardarie su conti svizzeri. Paolo Franchi, sul "Corriere della Sera", sostiene che Craxi non si assoggettò alla giustizia perché «erano tempi in cui non si facevano prigionieri». In realtà Craxi doveva finire in carcere per scontare due condanne definitive a 10 anni emesse da un regolare tribunale al termine di regolari processi. Per Carlo Tognoli, pure lui pregiudicato, è ora di «riscrivere la storia» perché «è falso che la classe politica fosse totalmente corrotta». Ma che rubassero tutti lo disse proprio Craxi alla Camera: mentiva Craxi o mente Tognoli?

Carlo Ripa di Meana definisce Craxi «un gigante fra i lillipuziani», mentre «Mani Pulite non portò alcuna redenzione»: ma le indagini giudiziarie servono a punire chi commette reati, non a impedire che altri ne commettano. Ripa paragona Craxi a Kohl. Forse gli sfugge che dieci anni fa il patriarca della Germania unita fu indagato per i fondi neri della Cdu, ammise di aver incassato un milione di euro in nero, si scusò in lacrime, lasciò la presidenza del partito, pagò 300 mila marchi per chiudere il suo processo, ipotecò la casa e raccolse 3 milioni di euro per risarcire la multa pagata a causa sua dalla Cdu. Due mesi fa la sua erede Angela Merkel l'ha escluso dalle celebrazioni per i 10 anni dalla caduta del muro di Berlino.

A proposito di giganti e di nani".

martedì 15 giugno 2010

Inverter?


Come se non fosse sufficiente la caterva di scartoffie che investe comunemente qualsiasi ardito che si accinga a vendere una casa e comprarne un’altra altrove, tentando di ottenere finanziamenti regionali, di traslocare da due appartamenti, di disdire un affitto e di metter d’accordo un idraulico, un elettricista e un muratore che sembrano le barzellette dell’italiano il francese e l’inglese, Marito ed io abbiamo molto riflettuto su come renderci la vita ancora più dura, optando alla fine per il fotovoltaico, da installare sul nostro tetto al solo fine di dimostrarne i gravi difetti di costruzione non notati al momento della compravendita e morire supplicando di ottenere l’applicazione di un tal conto energia.
Dunque ci siamo rivolti a un centinaio di persone, tra amici, parenti, testimoni del fenomeno, tecnici e amministrativi vari. Da molti di essi abbiamo appreso che tutto potrebbe andare liscio con un moderato impiego di scartoffie, non fosse per l’inverter.

Pare che gli inverter nascano in Germania, ivi crescano felici in un mondo che dà ciò che promette, e pongano difficoltà insormontabili a trasferirsi in questo paese di laidi santi poeti navigatori. Pare che ottenerne (uno? Il numero necessario? 300?) per la fine dell’anno, limite invalicabile per poter godere dei benefici fiscali così come sono attualmente, sia estremamente difficile.

E così, Marito ed io, ormai impermeabili alle innumerevoli delusioni che attanagliano chiunque debba chiedere quotidianamente preventivi, abbiamo ipotizzato di andarcene in Germania per braccare un inverter e portarlo ai nostri tecnici per tempo.
Rimane altresì qualche questione da risolvere: quanti? Quanto grandi? Serve la patente C, per gestire un inverter in autostrada? Serve un carrello, un trans pallet, dieci uomini robusti, per farlo arrivare a casa? Basta mandarlo a chiamare in tedesco? Come riconoscerlo, se ti sfila davanti come niente fosse?
Sprovveduti, direte.
Solo perché non ci avete visti alle prese con un assicuratore.

venerdì 11 giugno 2010

Cervelloni crescono

Giovedì

Marito: - Babi, oggi c'è il sole, quindi ti facciamo una sorpresa: niente scuola, vieni al mare col papà!

Venerdì:

Nef: - Sveglia, Babi! Dobbiamo andare a scuola!
Babi: - No, mamma, se c'è la pioggia scuola; c'è sole: mare!

lunedì 7 giugno 2010

T'ho vista piangere (m'hai fatto tanto male al cuor)


Si parlava con amici, come accade sempre davanti al fluire della vita, della perfezione del passato rispetto al presente: paradossalmente, non decantavamo un passato nostro, ma qualcosa di ancora precedente, quasi invidiando i vecchi che possono rimpiangere ciò che almeno gli era appartenuto.

Il fulcro del discorso era la mutua assistenza tra amici intesa come fonte di divertimento.
H. mi diceva verniciando un infisso che, ai tempi della giovinezza di suo padre, ogni aiuto reciproco nella manutenzione delle case del gruppo di amici veniva trasformato in una festa: tutti a dipingere gli scuri di legno, con grigliate di contorno.
Io raccontavo che i miei genitori avevano fondato con amici l’impresa edile “T’ho vista piangere (mi hai fatto tanto male al cuor)”, con la quale hanno costruito-ristrutturato-demolito le case di tutto il gruppo. Alcune delle opere resistono ancora nella nostra casetta montanara, e poco importa se più d'una loro realizzazione sfoggia da decenni qualche imperfezione, come nel caso dei tombini più alti del terreno circostante.
Il ricordo di quanto si è riso vale il fastidio.
Ora i giovani nascono vecchi, inadatti a svolgere lavori fisici che non siano obbligatori e soprattutto a proprio vantaggio, tanto meno ad entusiasmarsene, nello stesso modo in cui sono incapaci di lasciarsi andare a gite improvvisate, avventure impreviste, serate diverse da quanto preventivato, che li precipitano nel panico come siorette borghesi dopo un tiro barbino del Club Med.

Con questi amici abbiamo deciso di provare a resuscitare una mutua impresa, alla quale stiamo cercando un nome, per godere insieme del prodotto dei nostri sforzi (cosa impensabile nei nostri lavori macina-scartoffie) e condirlo di cibo e vino. Vediamo se ci riusciremo.

Passeggiando in bicicletta


Questo weekend abbiamo ripreso la bicicletta; sapete, quella cosa con due ruote, tu pedali e lei si muove moolto di più della forza che ci metti: questo ultimo dato è garantito solo se non sei in mezzo alla tappa dello Zoncolan.
E’ una macchina magnifica, quella che tenterei di illustrare a Leonardo se mi trovassi nel quattrocento con Troisi e Benigni (prima o poi mi succede, non voglio che mi si colga impreparata) anche se a fatica riesco a immaginare il risultato della mia scienza sotto il culo del genio.

Insomma, abbiamo ripreso il nobile strumento che utilizzavamo come unico locomotore negli anni dell’Università, e che ha molto a che fare con il periodo del reciproco corteggiamento con Marito, ma che avevamo infilato in garage dalla nascita di Babi, presi da sfinimento e scuse di sfinimento, da paure di traffico e scuse sull’entità del traffico.
Ora abbiamo un seggiolino, un casco per Babi, e abbiamo ricominciato a metterci alla prova. Babi, il più comodo della combriccola, se la godeva paurosamente guardandosi pigramente in giro, chiedendo borracce d’acqua nemmeno fosse lui a faticare, e cantando la canzone del Piave in quel curioso linguaggio che si è inventato, un po’ come cantavo io in inglese da bambina.

Il dato positivo di questa esperienza è che tutti i dolori muscolari che mi soggiogavano ormai da quasi due anni di immobilismo se ne sono andati con una leggerezza impensabile. Il mio corpo è tornato da quello di una settantenne a quello di una mmmhenne. Ho dormito senza bisogno di due infermiere della casa di riposo “anni sereni” che mi girassero sul fianco per evitare le piaghe da decubito, e mi sono alzata al mattino senza santiare ad ogni passo per i reumatismi. Tutto per qualche giro in bici.
Il dato negativo è che l’unica parte del corpo che non era stata colpita da anzianità improvvisa si è svegliata in un cumulo di disperazione: il sedere del ciclista ha fatto la sua comparsa dopo un’ora, e non mi ha ancora abbandonata. L’importante è non rinunciare, rimettersi subito in sella, e capire che stringere i glutei non aiuta: è necessario aprire le chiappe al dolore, accettarlo totalmente, viverlo come un’impresa spirituale. Il cammino di Compostela del fondoschiena è esperienza da vivere a fondo, per non soccombere.
Tra qualche giorno potrò anche lavorare seduta.

giovedì 3 giugno 2010

Migliorie


collega 1 - Vedete? Sentite? Basta qualche piccolo accorgimento…
collega 2 - Sì, qualche piccola innovazione nell’arredamento!
collega 1 - una sorta di alleggerimento…
collega 3 - quella certa pesantezza che suona così rococò.
collega 4 - Basta così poco..
collega 1 - ... e l’atmosfera cambia completamente.

Oggi il Marchese de Sade è in ferie.