martedì 31 maggio 2011

Aria di festa

Una delle grosse magagne della famiglia Magangoli in tema di pedagogia è costituita dal totale fallimento nelle metodologie di addormentamento del pargolo: ancora, alla tenera età di tre anni, avendo fermamente rifiutato il metodo nazista del famigerato Estivill, ci troviamo ad essere abbarbicati a Babi in un metro e sessanta per novanta di lettino Ikea fino a che il respiro concitato di quest’ultimo si trasformi in un regolare sonoro russare, tipico di uno che ha il raffreddore da 31 mesi. Prima di quel momento, nemmeno pensarci, di lasciarlo solo con una favola e un bacino. Questa affettuosa procedura sottrae almeno tre quarti d’ora al nostro già risicato tempo adulto, e contemporaneamente mette alla prova la stanchezza del genitore affranto, che passa il tempo a sospirare per la perduta libertà o a ronfare col figliolo, a seconda della pesantezza della giornata.
Ieri sera, però, ho avuto la prova definitiva del lato positivo di questa vicenda: quando interviene il russìo, si potrebbe tranquillamente spalancare la porta e far entrare il deejay e una quindicina di ospiti senza temere di interrompere il sonno del giusto.
Come al solito mi sono alzata con la delicatezza di una libellula, e sono finita col piede sopra il libretto di Tobì, la ruspa più carina, che, come tutte le ruspe, pigola sonoramente sotto la suola.
Allontanandomi smadonnando come l’ispettore dal braccio rigido Hans Wilhelm Fredrich Kemp in Frankenstein Junior, sono finita col piede contro un treno musicale, che subito è partito petulante: cu cu cu cu sento cantare…A quel punto, la forza della disperazione mi ha spinta fuori dalla stanza con la locomotiva sotto la maglietta, che intanto, stufa del bel canto, intonava i tipici sbuffi dei treni a vapore. Quando la porta spalancata di fretta è finita contro l’angolo del fasciatoio provocando una valanga di asciugamani..ecco, mi son detta, il rave può cominciare.

lunedì 30 maggio 2011

Dott. Terrore

Che numerosi medici utilizzino come metodo di lavoro il terrorismo sanitario, incredibilmente convinti che abbia rilievo nella prevenzione delle malattie e non solo nell'aumento del malessere dei propri pazienti,  è cosa risaputa. Ma nessuno pare uguagliare in crudeltà il famigerato dottor O., medico di famiglia temuto in città come un ladro di bestiame nel Missouri. 
Il cuore dell’amico T. si trovava in preda al suo stetoscopio, quando il dottor O. ha iniziato a bofonchiare:
- mi raccomando, passi più tempo che può con il suo nipotino. Non perda un minuto. E le consiglio di andare da un notaio, che non accada che i suoi risparmi cadano in mano a parenti poco affidabili. Tutto a suo nipote, mi raccomando. Faccia in fretta.
Il cardiologo, consultato d’urgenza per i soliti modici 200 € di terrore, ha in seguito confermato all’amico T. un cuore più che discreto, vista l’età.
Ma la cosa non ha stupito nessuno: un altro paziente del dottor O, stimato esponente di rilievo del mondo culturale regionale, è uso fingere di perdere i risultati delle proprie analisi, per portare al medico un bigliettino dove li ha ricopiati con valori più simili a quelli di riferimento.

venerdì 27 maggio 2011

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra

La buona dose di masochismo indispensabile ad essere di sinistra, già di per sé in termini ideologici, imponendosi di cercare di scegliere scomodamente il noi al posto dell’io, si manifesta prepotentemente nelle varie manifestazioni convivial-culturali a cui si partecipa negli anni con immutato entusiasmo.
Non ricordo di aver mai potuto assistere a discorsi o comizi senza che i microfoni prendessero il potere fischiando improperi ai nostri timpani provati; ricordo numerosissime grigliate con attese di ore in fila sotto il sole per l’incompetenza del ristoratore, o per problemi organizzativi. Ricordo concerti saltati, mense discutibili, bonghisti che occupano campeggi suonando la notte intera approfittando bassamente, e a ragione, della leggendaria tolleranza degli antifascisti, che non avrebbero osato scacciarli a calci nel culo.
Ebbene. La cosa assolutamente entusiasmante è la resistenza, la serenità, la convinzione con cui, senza eccezioni nella mia esperienza, tutti questi ostacoli vengono affrontati dagli avventori, dai volontari, dagli ospiti, che sentono come un sol uomo come sia importante sopportare i disagi per trovarsi tutti insieme a sostenere qualcosa, e tutto questo nonostante profonde delusioni e tempi difficili.
Bisogna anche ammettere che il livello cultural-intellettuale degli artisti che presenziano a queste farraginose manifestazioni è spesso tale da meritare un rispettoso silenzio, anche per il privilegio di goderne spesso, e pure gratuitamente.
Leggere che ieri, al ridicolo concerto per la Moratti, non appena Gigi D’Alessio Cuordileone si è defilato per presunte minacce metà della platea si è messa a gridare insulti e a inneggiare a Pisapia, mi sembra dimostrazione scientifica del detto per cui quel che si semina si raccoglie.

PS: aggiungo a futura memoria l'osservazione di Michele Serra, che ha assistito ad entrambi i concerti milanesi, per Pisapia e per la Moratti, scrivendo che la differenza essenziale consisteva nel fatto che il concerto per Pisapia è stato caratterizzato da numerose partecipazioni tutte gratuite, mentra quello per la Moratti erano tutti scritturati, compresa parte del pubblico, che nel pomeriggio è stata disposta lungo la piazza e guidata negli applausi come a Canale 5 (cosa tra l'altro necessaria: dato il livello delle esibizioni, era assolutamente necessario che qualcuno indicasse se e quando applaudire)

mercoledì 25 maggio 2011

Che lo sforzo sia con te

Ieri ho incarnato la casalinga disperata, quella impersonata dalla Finocchiaro ad Avanzi, che elencava centinaia di attività quotidiane mantenendo un perfetto aplomb, confessando alla fine che il suo segreto lo sniffava.
Solo che:
- c’erano 58 gradi in macchina, e, secondo il termometro dell’auto, 51 fuori (forse misura direttamente la temperatura della lamiera)
- io avevo una maglia che conteneva una certa percentuale di lana
- lo specchio dell’ascensore del supermercato si ostinava a non restituire un’immagine di aplomb, piuttosto una specie di sacco del pattume con i capelli a cordini per legarlo una volta pieno.
- Babi era indeciso circa le sue necessità corporali, il che ha comportato numerose gite al bagno del piano superiore, imponendomi ogni volta la visione dello specchio dell’ascensore.
- Possedevo un solo euro in moneta, custodito gelosamente nel carrello che tentavano tutti di sottrarmi alle giostre e al bagno, e che Babi implorava di estrarre per fare un giro sull’aeroplanino.
- La fila al Lavasecco era qualcosa di incredibile, e tutti portavano una trapunta sulla spalla, come l’immigrato i suoi tappeti sulla spiaggia che nessuno vuole, contribuendo a un’atmosfera di rassegnazione inaudita
- Ho aspettato tredici numeri al banco degli affettati per farmi dire che la bresaola bovina era finita, e che l’avrei trovata solo già tagliata sul vassoio: era equina.
- In macchina ho mandato a quel paese una Mercedes che sporgeva sulla carreggiata nel tentativo di imporre la sua uscita dal portone, e una BMW che mi ha bellamente tagliato la strada in un riuscito tentativo analogo, salvo poi trovarmele una davanti e una dietro ad un eterno semaforo isolato di paese.
E poi dicono: perché ti droghi?

lunedì 23 maggio 2011

Mamma, oggi vai a yogart?

Ora ho capito con precisione perché lo yoga nidra va praticato da svegli, come ammonisce sempre il nostro insegnante N.
Giovedì, alla consueta lezione di yoga, sono arrivata in leggero ritardo, tanto da penetrare nella stanza dai pavimenti scricchiolanti facendo un caos del diavolo, mentre le compagne tentavano di localizzare il proprio corpo abbandonato e di respirare attraverso le membra, con un tale nervosismo dovuto al 730 appena fatto al CAAF, luogo in cui frotte di giovani vengono addestrati a diventare cerberi per un mese di fervente attività solo al fine di rifiutarmi numerosi documenti, così nervosa, dicevo, da affrontare l’improvviso rilassamento da atmosfera yoga con un sonno atavico e pericoloso.
Questo sonno già mi minacciava mentre mulinavo le gambe in ampi cerchi piegata in sei, mentre srotolavo la colonna vertebrale dondolando sul pavimento, mentre simulavo il tiro alla fune per allungare le vertebre, mentre intrecciavo danze con le mie anche. Figuriamoci nel momento del rilassamento finale, quando, abbandonati sul materassino sotto una leggera copertina, ci viene richiesto di seguire la voce dell’insegnante attraverso viaggi pacifici al recupero di se stessi.
Giovedì non c’era verso, la burocrazia occupava tutto il mio essere, e se lo contendeva con il dormiveglia, che all’ultimo è risultato vittorioso.
O meglio, lo è stato finché un genio del tempismo, ignorando il cartello che appeso alla porta, a lettere cubitali, minaccia pene corporali inaudite a chi interrompa la meditazione, ha spalancato la porta sfiorando i miei stinchi e provocando in me e qualche altro sensazioni simili a quando il telefono suona alle 4 di mattina e tuo figlio non è ancora tornato dal consueto rave.
Ecco: il rilassamento fatto da svegli regala una sensazione di riposo pari a due ore di sonno continuato. Il sonno interrotto da un imbecille toglie qualche mese di vita. Dunque ho perso in un attimo i benefici di due mesi di yoga.

mercoledì 18 maggio 2011

Nuova mission: ridare senso ai numeri

Verdini (PDL): il risultato, a Milano, è esattamente corrispondente a quanto ipotizzato, solo invertito.

Sussurrando, coi piedi di piombo, il cuore in mano e i polsini sporchi di sangue, lo sguardo basso di chi non osa più sperare, il carro davanti ai buoi, insomma con l’atteggiamento sfuggente che assumo ad ogni cautamente buona notizia elettorale temendo che mi dicano che era tutto uno scherzo, questa improvvisa flebile presa di coscienza nazionale, mi sembra che urga qualche precisazione circa l’eccezionale uscita di Verdini che ho riportato sopra:
Se, per esempio, vai a fare la spesa e spendi 37 euro, oppure se vai a fare la spesa e ti restano in conto 37 euro, giuro che non è la stessa cosa.
Se, ipotizziamo, vieni rinviato a giudizio e poi assolto, oppure se te ne puoi andare perché il reato è prescritto, non è la stessa cosa.
Se, mettiamo, annulli il debito di un paese che sarebbe affluito alle casse pubbliche al fine di veder favoriti gli affari tuoi, non è una partita di giro.
Se, invento, paghi stipendi pubblici a servi che portano il caffè a te, non tornano, i conti.
Se i numeri elettorali previsti vengono rispettati, ma invertiti, piano piano ti sarà un pochino più difficile uscir prescritto, procurarti servi a spese altrui, avere il permesso di costruirti ville orrende.
Per trovarti con 37 euro nel conto, invece, credo dovremo aspettare l’eternità.

PS: per restare in argomento numeri, mi divertono pazzamente i 36 voti milanesi alla Vanoni: credo che anch'io, che a Milano conosco solo un'amica di mia madre, ne avrei presi di più. Che la gente sia stufa?

lunedì 16 maggio 2011

??

- Mamma, ho tanto ghitti come quando avevo la varicella: mi metti il talco brontolato?

Fuori!

Sabato, prima cena di pesce a due della famiglia Distrutti, dopo un primo tentativo in aprile, naufragato in un attacco di reflusso gastroesofageo che avrebbe seriamente ostacolato il godimento, impedendomi di inghiottire anche una vongola.
Il nonno G. si è stoicamente prestato al babysitteraggio, pretendendo un Babi perfettamente lavato, cambiato e insaccato (nel benemerito sacco a pelo, accessorio che lo accompagna dalla nascita, opportunamente adeguato alle misure in crescita).
Li abbiamo lasciati sul divano, davanti a Mary Poppins, con un’espressione così simile da emanare familiarità genetica da ogni poro, e siamo fuggiti a piedi verso il ristorante del paese, tipica bronsa coerta del buon mangiare travestito da osteriaccia.
Noi: cinque antipasti e un primo, pesce di giornata e solitudine ritrovata.
Babi: secondo nonno G, alle nove e mezza ha detto qualcosa tipo “Bene, nonno, credo sia ora di spegnere la televisione”.
E' stato trasportato nei suoi appartamenti (sempre per via del sacco a pelo modello Pisellino di Braccio di Ferro, che ne renderebbe la camminata assai difficoltosa), ha ascoltato in penombra una storia inventata ed è stramazzato, complice l’assenza del riposo pomeridiano.
Il giorno dopo ho chiesto a Babi la sua versione: Quando ho avuto sonno ho detto al nonno di spegnere la televisione, mi sono fatto portare su, e poi il nonno ha fatto finta di non leggere un libro.
Ora: o sono costretta ad immaginare mio padre che guarda fugace un testo nascosto sotto il letto con l’aiuto di una torcia, ostentando sicumera come i presentatori che fingono di non leggere il gobbo, oppure è ora di raccontare a Babi anche qualche storia senza un libro davanti, per permettergli di capire che la cosa è possibile.
Più preoccupante è la radicata convinzione di mio figlio che gli spazzacamini danzino sui tetti d'abitudine.

mercoledì 11 maggio 2011

Gli inferi e lo scanner

C’è un ufficio con cui quasi quotidianamente ho a che fare, che mi invia decine e decine di documenti della serie “tanto vi dovevo”, “invio per quanto di competenza” e fesserie simili.
Ordunque: questi documenti, essendo firmati da chi se ne assume la responsabilità, giungono a me ridotti a file da uno scanner impietoso, o meglio, da mani mattacchione (e lo scrivo trattenendo a stento il brivido che alcuni vocaboli invariabilmente mi provocano).
Quando si infilano i documenti in uno scanner, si può prendere in considerazione o meno lo stato d’animo del destinatario; si può dunque inserire le carte facendo attenzione al verso delle stesse, generando un comodo documento virtuale a testa in su, oppure, la statistica mi sostiene, vi saranno un numero di teste in su e teste in giù che, più o meno, si equivarranno.
Ecco: questo ufficio invia TUTTI i documenti a testa in giù. Tutti, tanto che l’utilizzo del tasto “ruota vista” all’apertura del pdf è ormai operazione automatica.
La ormai svelata malvagità di questi colleghi non si limita a questo: da alcuni giorni li inviano orizzontali. Dunque, se si ruota in senso antiorario, si risparmia un clic, ma se malauguratamente il dito seleziona la rotazione in senso orario i clic diventano tre, affaticando un sistema nervoso già provato dalla quotidianità. Immagino che i loro tenebrosi informatici stiano già implementando (altro brivido di disgusto per il vocabolo) un programma che scandisca le parole rivoltandole da destra a sinistra, o che memorizzi i fogli sul retro, dalla parte bianca.
Temo che vogliano distruggerci lentamente, cominciando dal dito indice.

giovedì 5 maggio 2011

Apprendimento

- Sai nonno, i bambini che urlano, che non fanno la pipì nel water e che non mangiano bene la pappa non possono avere il gelato e andare al parco.
- Giusto, Babi.
- invece, i bambini che non urlano, che fanno la pipì nel water e mangiano composti tutta la pappa, possono avere il gelato e andare al parco.
- Esattamente.
- Perché?

mercoledì 4 maggio 2011

Obiettivi

Al telefono con la cugina R., che lavora in un centro per l’impiego:
- E quindi, questo qui, è rimasto senza lavoro, e ci ha raccontato una storia pazzesca. Ogni mattina gli facevano trovare sulla scrivania un foglio A4 con scritto, a mano: licénziati.
- E lui l’ha fatto??
- Sai, ogni santo giorno questo foglio sulla scrivania..
- Dunque mi stai dicendo che se io appoggio con noncuranza ogni giorno un foglio A4 sulla scrivania del Marchese de Sade…
- Ma devi sapere che lui poi si è licenziato perché si è spaventato. Sai, qui in zona sono cacciatori, e in ditta giravano vari fucili..
- Per riassumere: io devo portare al lavoro numerosi fucili, e ogni giorno appoggiare un foglio A4 sulla scrivania del Marchese..
- E cosa ci scrivi?
- “Licénziati”, naturalmente!
- Giusto. Modello che funziona…
- …non si cambia.

martedì 3 maggio 2011

Contraccolpo emotivo??

Con dolore fisico, nei giorni scorsi, mi son dovuta sorbire diversi cortigiani che ripetevano con aria grave che la necessaria sospensione del progetto nucleare era dovuta esclusivamente alla volontà di non lasciare decidere a un referendum (dunque allo stesso popolo pluriosannato in sede elettorale) il destino questo splendido proposito di ampio respiro solo per il contraccolpo emotivo degli accadimenti giapponesi sull'ingenua marmaglia. 
Un’ammissione che già di per sé mi lascia sbigottita, pur chiaramente non completamente sincera, visto che il cav. Banana teme l’affluenza alle urne soprattutto per il referendum sul legittimo impedimento, e ancor si chiede perchè le sue priorità non siano quelle del mondo intero.
Dunque, signori:
- Se a seguito dell’esplosione di una bomba in un cinema si riscontra una leggera flessione nelle vendite dei biglietti
- Se a Lampedusa, per l’arrivo di migliaia di persone sui barconi, si registra un calo del turismo
- Se si evita di organizzare gite scolastiche nelle grandi metropoli per generiche minacce terroristiche
- Se gli agenti immobiliari girano in coppia perché un serial killer ne ha presi di mira un paio
Ecco, si può parlare di onda emotiva.

Ma in un Paese ad alto rischio sismico, dove si costruisce troppo spesso con cemento certificato dalla camorra, in cui ci si chiede ancora dove smaltire le scorie della breve esperienza andata, né tra l’altro si è in grado di smaltire le immondizie del quotidiano, se si vuole parlare di contraccolpo emotivo, spero sia almeno servito a mettere in circolo quel paio di neuroni necessari a capire che, il giorno del referendum, sarà necessario fare la fila ai seggi, e anche disegnarci da soli la scheda mancante, se, come troppo spesso, ci scipperanno anche questo atto di democrazia.