mercoledì 11 maggio 2011

Gli inferi e lo scanner

C’è un ufficio con cui quasi quotidianamente ho a che fare, che mi invia decine e decine di documenti della serie “tanto vi dovevo”, “invio per quanto di competenza” e fesserie simili.
Ordunque: questi documenti, essendo firmati da chi se ne assume la responsabilità, giungono a me ridotti a file da uno scanner impietoso, o meglio, da mani mattacchione (e lo scrivo trattenendo a stento il brivido che alcuni vocaboli invariabilmente mi provocano).
Quando si infilano i documenti in uno scanner, si può prendere in considerazione o meno lo stato d’animo del destinatario; si può dunque inserire le carte facendo attenzione al verso delle stesse, generando un comodo documento virtuale a testa in su, oppure, la statistica mi sostiene, vi saranno un numero di teste in su e teste in giù che, più o meno, si equivarranno.
Ecco: questo ufficio invia TUTTI i documenti a testa in giù. Tutti, tanto che l’utilizzo del tasto “ruota vista” all’apertura del pdf è ormai operazione automatica.
La ormai svelata malvagità di questi colleghi non si limita a questo: da alcuni giorni li inviano orizzontali. Dunque, se si ruota in senso antiorario, si risparmia un clic, ma se malauguratamente il dito seleziona la rotazione in senso orario i clic diventano tre, affaticando un sistema nervoso già provato dalla quotidianità. Immagino che i loro tenebrosi informatici stiano già implementando (altro brivido di disgusto per il vocabolo) un programma che scandisca le parole rivoltandole da destra a sinistra, o che memorizzi i fogli sul retro, dalla parte bianca.
Temo che vogliano distruggerci lentamente, cominciando dal dito indice.

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