lunedì 16 maggio 2011

Fuori!

Sabato, prima cena di pesce a due della famiglia Distrutti, dopo un primo tentativo in aprile, naufragato in un attacco di reflusso gastroesofageo che avrebbe seriamente ostacolato il godimento, impedendomi di inghiottire anche una vongola.
Il nonno G. si è stoicamente prestato al babysitteraggio, pretendendo un Babi perfettamente lavato, cambiato e insaccato (nel benemerito sacco a pelo, accessorio che lo accompagna dalla nascita, opportunamente adeguato alle misure in crescita).
Li abbiamo lasciati sul divano, davanti a Mary Poppins, con un’espressione così simile da emanare familiarità genetica da ogni poro, e siamo fuggiti a piedi verso il ristorante del paese, tipica bronsa coerta del buon mangiare travestito da osteriaccia.
Noi: cinque antipasti e un primo, pesce di giornata e solitudine ritrovata.
Babi: secondo nonno G, alle nove e mezza ha detto qualcosa tipo “Bene, nonno, credo sia ora di spegnere la televisione”.
E' stato trasportato nei suoi appartamenti (sempre per via del sacco a pelo modello Pisellino di Braccio di Ferro, che ne renderebbe la camminata assai difficoltosa), ha ascoltato in penombra una storia inventata ed è stramazzato, complice l’assenza del riposo pomeridiano.
Il giorno dopo ho chiesto a Babi la sua versione: Quando ho avuto sonno ho detto al nonno di spegnere la televisione, mi sono fatto portare su, e poi il nonno ha fatto finta di non leggere un libro.
Ora: o sono costretta ad immaginare mio padre che guarda fugace un testo nascosto sotto il letto con l’aiuto di una torcia, ostentando sicumera come i presentatori che fingono di non leggere il gobbo, oppure è ora di raccontare a Babi anche qualche storia senza un libro davanti, per permettergli di capire che la cosa è possibile.
Più preoccupante è la radicata convinzione di mio figlio che gli spazzacamini danzino sui tetti d'abitudine.

1 commento:

deltia ha detto...

Tempo fa raccontai ai miei nipotini storie vere ed edificanti: la zia una volta si mangiò un gelato di corsa e dovette correre in gabinetto (morale: "bevi piano che è freddo"); un alunno della zia si mangiò un pacco di dietorelle, con conseguenti corse ai servizi; la zia mangiò un intero pacco di caramelle, e che dolori di pancia!
Le storie di malesseri intestinali furono un successone. La mi nipotina mi chiese "Zia, ce ne leggi un'altra?". Le spiegai che non stavo leggendo, stavo raccontando. "Sì, è uguale".