venerdì 16 ottobre 2009

esperienze estreme


Il nostro nume tutelare indù, la babysitter, è ormai di casa il sabato mattina, quando noi giochiamo agli snob e usciamo con l’aria annoiata verso un campo da tennis che dopo la nostra prestazione professionale sembra Custoza il 27 luglio 1848.
Ieri, però, con il losco fine di sperimentare se ce la faremo ad andare allo spettacolo di Corrado Guzzanti tra qualche settimana, l’abbiamo chiamata di sera, affinché provasse ad addormentare la creatura in nostra assenza.
Babi giocava con me sul divano, ridevamo come matti della ipotetica puzza dei suoi piedi (su questo lo imbroglio, per abituarlo a curarsi prima dell’adolescenza), e il Nume è entrato, portando con sé la sicumera che sempre ostentano coi bambini le babysitter, e un alito di una certa pregnanza all’aroma d’aglio, che sicuramente avrebbe avuto un ruolo importante nel far cadere addormentato il piccolo.
Babi ci ha guardati: ecco, il tranello. Avrei dovuto sospettarlo. Ridi, ridi, fidati dei genitori..
Questo esprimevano i suoi occhi, prima ancora delle sue abilità vocali, per ora limitate a una trentina di parole.
E così è rimasto, forse anche intontito dall’aglio, fino alla nostra uscita. Non un pianto, non una parola o un sorriso.

Ho passato due ore e mezza piene di aghi di pino in bocca, anche se doveva trattarsi di pizza, serata fatta di cena e chiacchere a casa di nonna D con una sua amica neo-nonna N, mentre Marito girava vorticosamente tra i termosifoni cercando di abbassare la pressione della caldaia, che stava per ridurre la casa come il nostro campo da tennis.
Su per le scale origliavamo immaginando pianti furiosi.
Aperta la porta all’improvviso, tipo: aha, beccata mentre torturi il mio piccolo, c’era il Nume che leggeva distrattamente un libro di favole deprimenti tipo la piccola fiammiferaia, serafica e assonnata. Babi dormiva dentro il suo sacco a pelo che si ostinano nei negozi a chiamare sacco-nanna, come la crema-corpo e il mestolo-brodo.
Non una lacrima, non un problema.
Ero commossa e contenta, mentre Marito accompagnava il Nume, fino a che ho pensato: ecco, domani mattina si sveglia.. e chiama lei.
La maternità è una mostruosa fonte di ossessioni.

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