giovedì 17 settembre 2009

livelli di casino


Una casa munita di bebè è qualcosa di indescrivibile.
Il nanerottolo non è l’unico responsabile del tutto, perché i genitori vivono una specie di rassegnazione permanente, o meglio: all’inizio mettono via i giochi, chiudono lo sgabello contenitore da cui la bestiola ha estratto phon, diffusore, spazzolino, anitra wc e 5 stracci, rimettono via scatolette di tonno, vasi di maionese e crackers tirati fuori dalla dispensa, spengono la luce accesa a mezzogiorno, e puliscono perfino le gocce di bava da dentini in crescita che costellano il pavimento di ogni stanza, su cui di solito lo streghetto poi scivola rovinosamente cadendo supino e rimanendo immobile per poi ridere del tuo infarto.
Dopo un po’ ci si limita a spostare il pesce musicale col piede, cacciandolo sotto il divano con un numero imprecisato di mollette e il sellino del fuoristrada del piccolo, a sospirare davanti ai gatti di polvere che contendono i croccantini a Pantacollant, e a obbligare il nanetto alle ciabatte per evitare di incappare nei vetri sparsi del barattolo di maionese che questa volta non ce l’ha fatta.
E la domenica si passa a pulire, cacciati fuori con la scopa Marito e Castoro, per il moto di ribellione che di solito è più frequente nel lato femminile della casa, poiché negli anni ho constatato che la soglia di tolleranza del casino è nel maschio spostata in avanti come il termostato di una sauna, e se lui comincia a notare che forse si sta esagerando, è perché la compagna è scappata di casa da almeno sessanta giorni.
Da tutto questo la decisione: da ben due settimane ci stiamo godendo il lusso sfrenato di una persona che ci fa le pulizie a casa, il nostro nuovo nume tutelare indù, con tanto di bindi in mezzo alla fronte. Solo che ci possiamo permettere solo una visita a settimana, e ieri ho dovuto ammettere a me stessa che è un lusso totalmente inutile. Infatti, la felicità, per un giorno soltanto, di tornare a casa con gli occhi lucidi per il brillio del parquet e per la commozione di vedere un mobile ormai dimenticato sotto le carte, di trovare lenzuola fragranti come pagnotte e vetri che assolvono alla loro funzione non vale la spesa, perché la sera stessa è tutto come prima, né vale l’umiliazione: signora, ho dovuto fare sei ore. Era tanto, tanto sporco.

PS: mi perdonino i miei cinque lettori (Manzoni scherzava, io dico sul serio) per la totale mancanza di discussioni letterarie in questi giorni. Lo studio delle faccette come da post del 15 settembre, l’intrattenermi il resto del tempo con la digital classification, e anche, devo ammettere, lo scarso appeal che il libro sul comodino sta esercitando su di me (dovrei applicare il terzo diritto del lettore, ma il senso di colpa è difficile da tenere a bada) fanno sì che questo sia uno dei periodi meno librivori della mia vita, esattamente in concomitanza con la decisione di scriverne.

1 commento:

renzo Italico ha detto...

mi sono letto tutto il blog in un fiato! grazie per la segnalazione e beccati uno smile! :-)))))))