lunedì 14 settembre 2009

Terrore sui campi da tennis


Ho sempre preso in giro le mamme che diffidano di chiunque nel lasciare i loro nanetti per qualche meritato svago; anzi, quasi temevo che la stanchezza, e il bisogno, dopo mesi, di avere un momento per me, mi avrebbero fatto perdere ogni senso critico, facendomi abbandonare il Castoro anche alle cure di una banda armata, purchè mi promettessero di sospendere momentaneamente le azioni più spericolate.
Io e Marito (così chiamava il marito una nostra vicina, e ci ha sempre divertito) abbiamo deciso di chiamare una babysitter per andare insieme a giocare a tennis, fingendo di essere morosi spensierati. Abbiamo scelto spavaldamente, senza nemmeno un colloquio da Mrs. Doubtfire, la cognata di una di cui sapevamo che era stata affidabile con l’amica dell’amica - l’affidabilità è notoriamente una qualità transitiva tra affini fino al terzo grado – e le abbiamo dato appuntamento così, senza preliminari, senza reciproci complimenti.
Ebbene: entrambi abbiamo passato silenziosamente una settimana d’inferno, confessandocelo solo dopo, pur di ostentare sicumera l’uno con l’altra.
Immaginavo furgoncini appostati due vie più in là, pronti a accogliere mio figlio appena noi avessimo svoltato l’angolo, per introdurlo in un traffico di bambini, organi, capelli per parrucche. Ipotizzavo due ore di sottoposizione a tali traumi che a undici anni il Castoro si sarebbe già strafatto di polvere d’angelo, o sarebbe stato assoldato da qualche gruppo pop-melodico a Milano Marittima.
Insomma, tutto, immaginavo, meno che ritrovarlo seduto sul pavimento, la bocca piena di biscotti e l’aria ridanciana, a agitare nell’aria il suo camion – nellavecchiafattoria.
Ci sono momenti, nella vita, di sollievo impagabile, pur con i muscoli annodati dall’attività fisica dopo lunghi mesi di immobilità, salvo il solleva-bebè.
Ciò non toglie che ora io stia iniziando la settimana riflettendo sulla furbizia della babysitter, che ha rimandato al secondo appuntamento le sue losche trame per entrare con comodo nel cuore di questa ingenua famiglia.

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