giovedì 5 novembre 2009

S.U.I.N.A.


Avete presente quando un Presidente del Consiglio consegna ai terremotati case fatte da altri in Alto Adige come se le avesse fatte personalmente sottraendo calcestruzzo a villa Certosa, e ogni voce contraria pare avere solo la forza di un pettegolezzo?
Avete presente quando un Governo accusa l’altro di aver lasciato un deficit da baratro, e l’accusa continua a rimbalzare come in un torneo di squash, senza che nessuno dica: questi sono i numeri?
Ecco: questa epoca vive l’esperienza dell’evanescenza delle cifre. Pare che niente più si possa giudicare con chiarezza, in base ai conti, e che chiedere di poter vedere un bilancio sia come chiedere la prova dell’esistenza di Dio: allora forse è il Vaticano, che ha depenalizzato il falso in bilancio!

La stessa cosa la stiamo vivendo con questa influenza A.
E’ possibile che si dica costantemente che per ora i morti sono gli stessi di qualsiasi altra influenza, e io sono dispostissima a crederci, però ci si ostini, quotidianamente, a elencarli, citando nomi, età, e particolari commoventi tipo: domani avrebbe compiuto 11 anni, le avevano comprato una bicicletta?
E’ come se ogni giorno il Telegiornale nazionale riservasse un tempo indefinito per menzionare tutte le persone che se ne sono andate per età, per concedere a chiunque almeno 15 secondi di notorietà.
Oppure è un malriuscito tentativo di replicare la scena di Cecilia e i Monatti, per spettacolarizzare questa pestilenza di cui non conosciamo la reale portata?

Quindi: se le bugie le dite per tranquillizzarci, badate che non ci state riuscendo per niente.
Se le dite perché da qualche anno ormai vi improvvisate gestori della Cosa Pubblica, forse è un caso un po’ più delicato degli altri per il quale farvi un esame di coscienza.
Se le dite perché ormai non c’è altro modo di dialogare con la gente, stiamo scivolando in un regime molto più velocemente di quanto i più accesi dietrologi possano pensare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

penso che ognuno di noi abbia una personalissima maniera di vedere il mondo e sono anche convinto della sostanziale incomunicabilità delle sensazioni e delle percezioni.
Detto questo, il mio personale approccio con la malattia,

dovuto probabilmente ad una sintesi di tutte le componenti che lo determinano, non marginale la paura,

è vicino ad uno stupido e infondato ottimismo e questo contrasta con il prevalere del suo opposto in molte circostanze della quotidianità. E' presente in me anche una buona dose di disfattismo che aiuta parecchio.
Nel caso specifico dell'influenza la mia strategia difensiva si è alimentata con il sospetto di consumismo che attribuisco alla gran parte delle azioni umane. Quindi propendo per la solita necessità di vendere medicinali e anche se è forse la politica dello struzzo, mi aiuta a sdrammatizzare...
In altri termini, ottimismo stupido o fatalismo, disfattismo o anticonsumismo, l'importante è atoconvincersi a stare tranquilli e prendere la vita per quello che realmente penso che sia e cioè una avventura perfino entusiasmante ma sostanzialmente precaria. Inutile ogni tentativo di dirigerla, è lei che ci guida a mio avviso in modo assolutamente casuale. non so perchè per una strana associazione di idee e non senza un po' di livore, mi è venuta in testa la faccenda del crocifisso nei posti pubblici. C'entra? Indovinello!! io direi che purtroppo c'entra. Soluzione dell'indovinello: Non siamo immortali, nè noi, nè il "Crocifisso"

Anonimo ha detto...

Non so cosa pensa il marchese De Sade dell'influenza ma forse del Crocifisso sì.