lunedì 24 aprile 2023

Bignami critico

Dunque qui si parla di un blog che tratta delle pagine che leggo, oltre a quelle che vivo: l’ho letto nell’intestazione, e tocca recuperarle, quelle pagine. Almeno dall’inizio dell’anno. 
Ho due possibilità: 
1) fare una foto dei libri, tutti impilati, scrivendo uno scarno voto, dall’alto al basso, senza alcuna motivazione, come fa Cattelan (per lo meno prima di fondare una personale casa editrice).
Chissà cosa pensa un romanziere, al riguardo. Se trovi più doloroso essere stroncato nel dettaglio o così, come per un tema scritto per forza in seconda liceo.
1°. 5
2°. 8
3°. 7
E così via. Ma questa soluzione comporta un problema serio, dovuto al mio leggere eBook. La fotografia dei libri impilati ne sarebbe gravemente compromessa.

2) soffermarmi solo su quelli che abbiano riscosso la mia incondizionata stima. Devo dire che questo inizio anno non è stato fortunato, sul piano letterario. Ho letto cose appena decenti e perfino qualcosa di improponibile. Ho perfino esercitato il terzo diritto di Pennac, quello di non finire un libro, che uso con molta parsimonia, sentendo sempre quel sordo senso di colpa di colei che ha fallito, come se tutte le parole scritte al mondo avessero lo stesso rilievo e fossi io a non coglierlo. Diciamo che è stato solo un pugno di libri, a risvegliare le mie interiora e farmi scricchiolare le ossa: tre su undici.

Tara Westover, L’educazione. L’incredibile vita, dalla sottomissione al riscatto, di una ragazza di famiglia mormona sui monti dell’Idaho. La fede cieca del padre (che non si esclude sia anche bipolare, e questo fa riflettere su come il fanatismo si intrecci con la malattia mentale rendendo “accettabile” un pensiero completamente squilibrato) diventa crudeltà, rigidità, mancanza di pietà per i suoi stessi figli. Il complottismo paterno impedisce loro di andare a scuola, li trascina in lavori pericolosissimi, vieta le cure ospedaliere, e soprattutto è così totalizzante da far sentire i figli ingrati e sbagliati, se non accettano incondizionatamente questi soprusi come volontà di Dio. Quello che più mi ha colpita, di questa storia realmente vissuta dalla protagonista, è stata la narrazione distaccata, quasi serena e rassegnata, della griglia di violenze e bugie in cui è cresciuta, che rende il racconto ancora più vero e terribile. 

Mario Calabresi, Quello che non ti dicono. Calabresi torna a indagare un periodo che si era ripromesso di non frequentare mai più, dopo il libro autobiografico per il quale aveva analizzato e studiato lungamente gli anni di piombo. Invece, a causa di un insieme di eventi molto singolare, ci ritorna, per raccontare l’assassinio di Carlo Saronio, nel 1975. A chiedergli di farlo sono la figlia e il nipote di Carlo, all’epoca bambini (la figlia è nata otto mesi dopo, non conoscerà mai il padre), per rompere il muro di silenzio che l’intera famiglia ha costruito, incapace di metabolizzare quanto è successo, e forse l’epoca intera. Calabresi decide di aiutarli e ricostruisce la vita di questo ragazzo della Milano bene, pieno di ideali di giustizia sociale e di sensi di colpa per la sua condizione di privilegiato, che proprio per questo si fa coinvolgere in situazioni che non fanno che distoglierlo dalla missione della sua vita, incastrandolo nella violenza con cui molti identificavano l'unica soluzione. E, alla fine, portandolo anche alla morte, per mano di un sedicente amico. Un doveroso viaggio in un'epoca i cui echi ancora ci riguardano tutti, anche inconsapevolmente. Tanto vale esserne un po' più consapevoli. 

Ian Leslie, Bugiardi nati. Perché non possiamo vivere senza mentire. L'autore scandaglia le bugie, la loro storia, le loro motivazioni, le loro funzioni. D'altra parte, tra i comandamenti, o imperativi morali condivisi, se preferiamo, non dire falsa testimonianza è l'unico che tutti violiamo regolarmente, e con entusiasmo, basti pensare a "che bel regalo, grazie!", per quieto vivere, per non irritare o dispiacere, o per le buone maniere che impariamo già nella prima infanzia. L'autore illustra nel suo studio come mentire, tendenza umana universale, sia stato tra i motori evolutivi della specie; che i grandi bugiardi sono grandi decifratori del comportamento umano; che dire bugie non è una patologia o una stortura da eliminare, ma un aspetto fondamentale della nostra natura, della complessità intellettuale dell'essere umano; che ingannare sé stessi sulle proprie capacità è il comportamento abituale di coloro che avranno più successo nel lavoro, una salute più solida e rapporti più sereni, come tra l'altro dice George Bernard Shaw: "Le persone ragionevoli si adattano al mondo, le persone irragionevoli tentano di adattare il mondo a sé. Tutto il progresso, dunque, dipende dalle persone irragionevoli". 
Una parte molto divertente del libro è quella in cui Leslie si sofferma sull'effetto placebo e su molti studi scientifici sull'argomento. A un certo punto parla del colore delle pillole somministrate per diverse malattie. Pare che, a parità di principio attivo (o perfino in assenza dello stesso), il colore incida sulla potenzialità di guarigione del farmaco, come tra l'altro la dimensione, la frequenza di assunzione e il costo, in base alla tipologia di malattia. Per esempio, la depressione si cura più efficacemente con le pillole gialle. L'ansia con quelle verdi. I dolori dell'ulcera con quelle bianche. L'insonnia con le pillole azzurre, ma con una sconcertante eccezione. In Italia, unico caso al mondo, esiste una fondamentale differenza di genere: le donne trovano molto giovamento nelle pillole azzurre, per gli uomini invece queste tendono a funzionare meno rispetto a quelle di altri colori. L'ipotesi (solo formulata, non dimostrata) fornita dagli autori di uno di questi studi è che essendo azzurro il colore delle varie nazionali sportive, questo non induca il sonno nei maschi italiani, ma più probabilmente eccitazione e predisposizione al tifo. Non so se invece vi sia un collegamento con il Viagra, ma dovrebbe riguardare anche maschi di altre nazioni. Mi auguro. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, anche per me è uguale, l'e-book ti impedisce la tridimensionalità, e uguale anche il fatto che su 50 libri in 2022 ne ricordo solo qualcuno e sono quasi tutti classici. Sto attualmente leggendo jorris huysmans, in francese é una delizia.

maria elisa ha detto...

sei sorprendente! felice di averti incontrata nel mio cammino...mi hai incuriosito.. leggerò sicuramente l'ultimo libro "Bugiardi nati"
grazie Francy

NEF ha detto...

Davvero, il kindle è una sorta di necessità, perché evita di riempire oltremodo case già intasate di libri e perché permette di leggere molto più comodamente, eventualmente anche con la luce per non disturbare altri a notte inoltrata, soprattutto per chi come me legge a letto. Però ha molte controindicazioni: spesso non ricordo nemmeno la copertina di ciò che sto leggendo, e a volte nemmeno il titolo completo...è complessivamente un'esperienza evanescente. Di Huysmans ho letto solo Controcorrente, consigli altro?