domenica 22 gennaio 2012

Canto di Natale, ovvero come germina la discordia tra i popoli

Bisogna premettere che mio padre e i suoi fratelli hanno vissuto tutta la loro giovinezza tramando nell’ombra. Per la loro madre, nonna O, tutto ciò che non sapeva fare lei era impraticabile da chiunque. Dunque i figli, ad insaputa dei genitori, hanno nuotato in ogni fiume, si sono scapicollati in biciclette da rottamare, hanno posseduto automobili e motociclette, e andavano a messa a turno, per poter sostenere l’interrogatorio materno sul vangelo del giorno, presentandosi impeccabili a cena.
Tanti anni fa i due fratelli maggiori erano rimasti soli a casa per un pomeriggio. Il più grande, zio D, femminaro ai livelli di Mimì Augello, era riuscito a rimediare un appuntamento con due americane. Sono entrate in casa, e hanno danzato tutto il pomeriggio con una bibita in mano, e ai piedi tacchi a spillo che terminavano con tre chiodini, per difendersi dal ghiaccio. Il tutto sul parquet appena posato dal severissimo nonno P.
Alla fine del festino, appena notata la devastazione operata sul pavimento, lo zio H ha decretato: siamo morti. Ma lo zio D ha preso in mano la situazione: ghe pensi mi.
Al ritorno dei nonni, che immagino coi capelli dritti per lo sconvolgimento emotivo, lo zio ha raccontato: Sai quella stupida della Olga Fornaro, la figlia dei vicini? E’ venuta a tentare di venderci un’enciclopedia, e nella foga del momento, andava avanti, andava indietro, e girava in tondo, e non c’era verso di fermarla. Una cosa pazzesca!
-Ma quella stupida! Ma guarda se doveva ridurre così il parquet nuovo! Ma a cosa serve girare come trottole per vendere un libro! Ha commentato il nonno P pieno di sdegno.
Da quel giorno la povera Olga Fornaro ha sempre rappresentato, nella memoria familiare, il massimo esempio di stupidità e indifferenza per le cose altrui. Ma non solo per i poveri nonni buggerati, anche per i figli ingannatori, che ancora vedono passare l’ignara donna apostrofandola con: Guarda, quella stupida di Olga Fornaro.

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