venerdì 25 gennaio 2013

L'eterno duello tra le corde

In questi mesi di frequentazioni jazz ho imparato alcune cose:
- che il piano viene accordato a 442 hz invece che a 440, a volte anche sopra, nella consapevolezza dell'inevitabile ammorbidirsi delle corde, in un'ottica di entropia universale, e che dunque al diapason non resta che diventare un curioso ammenicolo su cui avvolgere i capelli.
- che la vera difficoltà sta nel togliere togliere togliere note, tanto che il nostro pianista viene continuamente spronato a suonare più note alte, ma non nel senso del lato destro della tastiera, bensì nel senso di sollevare le mani dalla stessa, e che il giorno in cui ha suonato con quattro dita per il dimezzamento del pollice dovuto ad un furioso combattimento con l'attrezzo per tagliare i finocchi a velo aveva una marcia in più.
- che nello swing i quarti importanti sono il due e il quattro, mentre nella bossanova l'uno e il tre
- che quando mando in mona la mia dignità e mi misuro con lo scat alla Ella Fitzgerald, tocco vette altissime nel mondo dell'imitazione dei volatili da cortile, nel momento in cui si decide di farne il pranzo di Natale.
- che il rapporto tra pianisti e chitarristi è assai duro, tanto più in un laboratorio organizzato da un pianista per pianisti E altri musicisti. Ne ho più volte avuto la netta percezione, ma l'altra sera a prove la certezza assoluta.
NEF: però, questa canzone senza piano rende maggiormente l'atmosfera.
M (Chitarrista): Ma guarda...io penso..che il piano è uno strumento destinato a morire.

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