mercoledì 15 giugno 2016

Uncertainty fair

Bisogna premettere una cosa:
alcuni anni fa sono stata abbonata per credo sei mesi ad una delle riviste femminili che circolano nelle spiagge estive, vuoi per l'abbrutimento della maternità, quando il dono d'amore è appena giunto in famiglia e non lascia dormire, leggere, riposare, vivere, vuoi perché francamente la ritengo la migliore rivista del genere, e infatti ci scrive più di un autore che io personalmente e sobriamente idolatro.
L'abbonamento però non sopravvisse oltre quel periodo, perché il tempo con l'età stringe sempre di più, e in qualsiasi ambito siamo costretti a fare delle scelte: o leggo riviste o leggo libri, e francamente non ho avuto dubbi. Le riviste femminili le riservo a limitatissimi periodi di abbronzatura sul lettino, quando il prezioso Kindle potrebbe ferirsi con il sole o la sabbia. 
In questi anni sono stata oggetto di ripetute ma non fastidiose richieste da parte dell'editore del settimanale, che non si capacitava del mio recesso, non conoscendo i recessi della mia anima.

Qualche tempo fa mi è stato offerto un buono per ritirare la stessa rivista gratuitamente.

Ho pensato che forse, essendo gratuita, avrei potuto mantenere nei limiti la mia ossessione di lettrice compulsiva, leggere da cima a fondo qualsiasi oggetto abbia l'aspetto di scrittura, sia aramaico o cuneiforme (in contrasto, lo ammetto, con il nome di questo blog). 
Ho quindi accettato. 
La prima settimana abbiamo ritirato il giornale, l'abbiamo letto con piacere. Poi è arrivato il secondo buono. E il terzo. Ho pensato che la promozione durasse un mese. 
Poco dopo il quinto è arrivato un sondaggio a cui partecipare: dovevo pur sdebitarmi, ma sono stata chiara.
- E' stata contenta della promozione?
- molto
- Quante copie della rivista comprava prima della promozione?
- due all'anno
- E quante ne acquisterà ora?
- due all'anno.
Ho pensato: ecco. Finita. Nel mio caso, fallita. 
Ed è arrivato un altro buono. Poi un altro e un altro ancora. 
Le riviste si accumulano sul mio comodino, sempre meno interessanti. E io mi interrogo
Caso uno:  Si è inceppato il loro sistema operativo. Da oggetto di promozione sono diventata lettrice onoraria a vita, e alla mia morte mio figlio erediterà il 51% delle azioni dell'editore.
Caso due: sotto la luce soffusa di uno dei peggiori bar di Caracas, dopo numerose Caipirine, io ho firmato un contratto in base al quale, a meno di disdetta da inviare con raccomandata entro la settimana scorsa, mi troverò a fine anno a pagare una quantità di copie del giornale tale da costringermi a vendere la casa.
Caso tre: è una geniale idea di marketing, così geniale che solo le persone intelligenti ne capiscono le finalità, e nessuno, presso l'editore, ha il coraggio di passare per stupido chiedendo chiarimenti.

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