mercoledì 13 gennaio 2010

Dove siamo arrivati



E' giusto, dopo lunga assenza, riassumere brevemente ciò che più mi diverte ricordare dei giorni appena andati, oppure sarebbe più opportuno passare oltre, come se avessi frequentato con continuità questa pagina elettronica? Poiché spudoratamente questo blog è nato anche come memoria personale, o meglio, solo come tale, anche se sono felice che sia di svago per qualche amico fedele, elencherò qualcosa delle mie giornate.
- le vacanze di Natale sono state lunghissime, complici ponti eccezionali e irripetibili (solo chi sia convinto di poter sopportare il dolore controlli il calendario del 2010: solo per miracolo - della fede?- non è lavorativo anche Natale), e molto belle. Abbiamo deciso di trascinare Babi nella frenesia di una vita sregolata (qualche giorno a letto alle nove e mezza invece che alle nove), provando anche a cenare da amici, con una commovente frittura mista per 16 in cinque, e organizzando a casa nostra un festino di capodanno di tre giorni, come i matrimoni dei romanzi, con tanto di Taboo donne contro uomini (sgominati), cene e pranzi bestiali, Babi sempre più a suo agio che teneva banco costringendo tutti a guardare in basso per ovvi motivi fisici. Perfino la città, della quale uno scorcio potete ammirare in alto, era più bella, con la neve che andava e veniva, le luci diverse dalle consuete abnormi stelle comete pendenti come spade di damocle sugli ignari passanti, e la gente come un po' stufa di comprare cavolate per le feste. Noi siamo riusciti quasi del tutto a eliminare i regali; I pochi necessari sono stati comprati all'Unicef, oltre a qualche libro. Un solo pomeriggio di frenesia, il 24, tra le librerie del centro, ma frenesia moderata.
- Babi va alla grande nel parlare, e la sua compagnia è sempre più piacevole. Il suo uso dell'italiano mi ricorda un po' il mio approccio con il turco, da bambina. Avevo imparato a dire Dov'è? Ma poi speravo rispondessero Non lo so, perchè qualsiasi altra risposta mi sarebbe stata oscura. Sapevo ordinare acqua e vino, bianco o rosso, ma se mi avessero interrogata sul menu, meglio spiegarsi a gesti.
Babi chiede: dov'è quèlo? Poi non sai cos'è quèlo, e per lo più non lo puoi aiutare, visto che lui stesso ha provveduto a nasconderlo benissimo poco prima, ma è sempre bello comunicare. Babi dice arrogante: Alora: Babi pappa questo papà quèlo. Bene? E a te pare di averci definitivamente perso in autorevolezza, ma è divertente lo stesso.
- Il fanatismo ecologico che coltiva la mia anima da quando sei mesi in Germania modificarono completamente il mio rapporto con i rifiuti, tanto da farmi convivere in un monolocale con 7 sacchi diversi della spazzatura, è stato ormai lasciato libero, e passo il tempo a produrre detersivi naturali, a cui dedicherò un post a parte, e a consumare litri di detergenti comprati, che rovescerei addirittura nel lavandino, per smettere definitivamente di usarli (e utilizzare i relativi flaconi per altri intrugli), se non fosse un tantino paradossale. Chi desidera detersivi in regalo si porti una tazza e si faccia avanti. Dopo i pannolini lavabili, dopo la mooncup al posto degli assorbenti, questo è il terzo stadio. Il prossimo sarà indurre gli inquilini del palazzo a distruggerlo ad accettate per sostituirlo con un prefabbricato di legno e colla di acqua e farina.
- Tra feste comandate, ferie mie e ferie sue, sono riuscita a non vedere il Marchese de Sade, grande Kapo, per la bellezza di 22 giorni, e quanto questo abbia ritemprato il mio spirito è incalcolabile. Anche se l'inevitabilità dell'incontro, ormai prossimo, incrina la purezza della gioia.
- Ho fatto le mie prime punture. Chiappa innocente, Nonna D., che stoica fingeva che io avessi mano di fata, e che i contorcimenti di dolore dipendessero dalla paprika che ogni industria farmaceutica usa infilare nelle soluzioni iniettabili al solo fine di ridacchiare coi colleghi.
- Ho scoperto che al vecchio lavoro, da cui manco da un anno ormai, ancora ricevono dal pubblico mail a me destinate, e la cosa mi rende orgogliosa. Il risvolto inquietante, però, è che si riferiscono ad accordi intercorsi telefonicamente in giornata. Quindi: o qualcuno tra i colleghi agisce a mio nome per qualche oscuro motivo, oppure la mia nostalgia si impersonifica quotidianamente in un'impiegata solerte, pur senza riscuotere stipendi, stando alla mia banca.
- Pare che questo inverno la maledizione della neve che mi colpiva, dato ormai noto e incontrovertibile anche per i conoscenti più scettici, si sia volatilizzata tra i numerosi fiocchi che ho potuto godermi. Dal 1991 non nevicava in modo serio in mia presenza. Se accadeva nella mia città natale, ero in quella dove studiavo. Se accadeva fuori dall'università ero in visita alla vecchia nonna al paese. Se per caso nevicava in entrambe le aree geografiche, io ero in treno, e mi spostavo tra loro inseguendo la nube. Arrivavo e tutto si scioglieva. Ora è accaduto. mi sono svegliata e dalle persiane filtrava una luce bianca, unica. Io e la neve abbiamo fatto pace.

di seguito potete ammirare la mia opera La cofana.

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