martedì 19 gennaio 2010

Il podio dei diritti


E’ proprio giunto il momento di dedicarmi a tirare le somme dell’ultimo sondaggio da me proposto, per evitare di dare la sensazione ai miei affezionati lettori di non attribuire dovuta considerazione alle loro opinioni. Quindi io ne parlerò diffusamente; in cambio voi, come sempre, leggete i voti in milioni (come il contatore di presenze in fondo al blog).

La questione era: il più utile tra i diritti del lettore. Era possibile fornire solo una risposta, e questa limitazione era dovuta alla mia incapacità di seria analisi statistica. Se la torta è più grande di 100, la tortiera si incrina. Io sono la tortiera.

I voti pervenuti, 8 (milioni, ricordate..), si sono ritrovati tra poche proposte:

- 2 diritto di saltare le pagine. Diritto sul quale ho fondato il blog e in cui credo fermamente, per quanto ci voglia qualche abilità ad esercitarlo, particolarmente nella lettura di romanzi russi, per evitare che il problema tipico degli stessi, dovuto ai nomi ridondanti dei protagonisti (Alexseiji Ivanovic, Alexsander Nikolaijievic, Sophia Alessandrovna, Anastasija Ivanovna, e potrei continuare all’infinito a spargere j a caso) si amplifichi per la perdita di informazioni rilevanti, magari nascoste tra le bombarde di una qualche battaglia (“e il colpo di cannone raggiunse Alexander Filippovic, che - tra l’altro - aveva un figlio di nome Filippiji Alexandrovic che sperava non tornasse a casa, poiché stava insidiando la sua seconda moglie Sephanijia Filippovna”), e ci si trovi a seguire la vita dell’uno al posto di quella dell’altro per centinaia di pagine, finchè una qualche contraddizione faccia scoprire la verità (“ma non era una donna?”) e costringa a ricominciare, perdendo il vantaggio accordato dal diritto stesso.
- 2 diritto di non finire il libro. Diritto assoluto, che evita di cadere nell’ansia da prestazione, che comporta la crescita esponenziale di senso di colpa e pressione, l’abbandono del testo aperto sul comodino (a prendere una piega che ricorderà per sempre il fallimento, anche quando verrà a fatica richiuso e deposto nello scaffale), e la rinuncia a leggere qualsiasi altra cosa per non tradire il testo abbandonato, costringendosi a colmare le crisi di astinenza attraverso la lettura di etichette dello shampoo, scontate e ripetitive. Un diritto salvavita.
- 2 diritto di rileggere. Diritto contestato soprattutto in età giovanile (l’immortale Troisi dichiarava, vinto in partenza: sono così tanti, a scrivere, e io uno solo a leggere…), quando in ogni modo si cerca di colmare il gap tra lettore e scrittori. Rivalutato, pare con l’andare dell’età, quando si scopre che dopotutto la proporzione non è così angosciante, tra coloro che leggono e coloro che meritano di esser letti. Qualche volta mi sono fatta trascinare anch’io, per lo più dai classici, per avere la garanzia del tempo a farne qualcosa di irrinunciabile.
- 1 diritto di leggere ovunque. Sogno da tempo libri in formati impossibili e in materiali inattaccabili, per quando la voglia assale in piscina, in fila allo sportello, in autobus per un tragitto di due fermate, o al bar, quando ti guardano malissimo se apri un libro e non ordini qualcosa ogni mezz’ora, anche se la sala è deserta.
- 1 diritto di tacere. Ulteriori commenti rappresenterebbero una contraddizione in termini.

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