martedì 12 ottobre 2010

Fine cantiere?

Povera di testimonianze di queste mie giornate, sono stata.
E come il giardiniere della scuola dei Simpson, parlo.
Il motivo (delle mie assenze, non dei miei risvolti psicanalitici sardi) è che mi trovo con una casa completamente chiazzata di pittura ecologica, piena di fluttuanti teli di plastica, di nastro da carrozziere, di cavalletti, stucco e pezzi di piastrelle, e un giardino arricchito di macerie, water, battiscopa, sabbia e betoniere. E fin qui direte che si tratta di scenario piuttosto comune nei cantieri.

Sì, ma venerdì col camion arrivano tutti i mobili, e gli scatoloni di libri e vestiti, e le stoviglie. E sabato il padrone della casa in affitto ci sbatterà fuori con l’aiuto di una scopa.

Le preoccupazioni, la stanchezza, e l’ufficio che non pare dimostrarmi alcuna pietà in questo frangente, influiscono negativamente sulla creatività, nonché sulla qualità delle giornate che poi dovrei raccontare. Perché per quanto si cerchino contenuti narrativi in ripetuti giorni di: sveglia, convinci Babi ad alzarsi, corri a scuola, corri al lavoro, corri alla casa nuova (che Babi definisce: un po’ rotta, pur iniziando per osmosi a coltivare la stessa nostra fiducia in un radioso futuro), litiga con l’impresario, dipingi, puntella, stacca, ridipingi, prendi Babi a scuola, fai la cena tentando di scrollartelo di dosso, guarda Cenerentola per la sessantatreesima volta, cambialo, immergilo nel sacco a pelo e confida che si addormenti prima di te, tanto per conservare la creanza di salutare Marito con un cenno, dicevo, per quanto vi si esplorino le potenzialità romanzesche, l’effetto è un fallimento su tutta la linea (e ho capito che la Austen ce la faceva lo stesso, ma sarà forse per quello che tutti sanno ancora chi sia la Austen?)

Di nuovo chiedo ai miei lettori di aspettarmi, e di accorgersi ogni tanto delle mie sporadiche incursioni nel blog; spero di riemergere un poco chiazzata di vernice traspirante, ammaccata dal trasloco, ma piena di idee su come dirigere le giornate che verranno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ho già detto del mio entusiasmo all'epoca della casa nuova. Io sono ormai vecchio rispetto a te e sento il peso degli anni, quindi dopo dieci anni di "nuova casa" sento anche il peso dei lavori da fare (ho orto e giardino oltre ad una casa piuttosto grande e parecchie bestie);
invidio sinceramente (uso l'accezione invidia nel senso buono giacchè l'invidia è un grande limite e oserei dire difetto dell'uomo)la tua età che ti permette di affrontare le fatiche giornaliere con maggiori energie rispetto a me.
Invidio (sempre in senso buono e in un certo senso le rivivo) le vicissitudini quotidiane di questa tua avventura(perchè di questo si tratta, ne sono convinto, oggi la gente va ad abitare dove è già tutto pronto, nessuno vuole più lavorare); invidio tutto questo perchè l'ho già vissuto e ne sono stato felice ed entusiasta; ..
quindi.. se posso dire la mia, ti aspetta un periodo faticoso ma entusiasmante: casa nuova e bambino da crescere, due esperienze meravigliose. la mia è una rivisitazione quasi proustiana , una ricerca del tempo perduto (e ritrovato)
con affetto
Gino