“…era stato travolto da un albero mentre era in moto”.
Questo refuso sulla Repubblica online del 4 ottobre, che strappa un sorriso nella tragedia, a immaginare il motociclista che scappa terrorizzato e l’albero che lo sperona crudele, è casuale metafora del nostro rapporto con la natura, fondamentalmente fatto di appelli e petizioni, acquisti pro bono di orchidee che buttiamo appena i fiori lasciano il posto a un paio di rametti secchi, inneggi e striscioni ad ogni concepimento di panda e commozione davanti a immagini di pinguini neonati, palle di pelo grigio che se potessero ci manderebbero tutti in Galizia.
E’ difficile non fare di questo post una solfa moraleggiante sui comportamenti etici e responsabili, e io proprio non ci sono tagliata; già all’idea sono divorata da un’ansia sproporzionata rispetto alla gravità dell’esperienza e al numero dei miei lettori, ma questa volta cercherò di vincere questo mio modo di essere, dato che la materia mi sta molto a cuore.
O meglio, la parte docente la lascio a persone che se ne occupano da ben più tempo e con più approfondimento, rimandando per esempio al sito http://biodetersivi.altervista.org/homepage.htm (e ai suoi link amici), che consiglio di visitare per semplici e efficaci ricette di detergenti fai da te ed intelligenti accorgimenti, e mi accontento di poche considerazioni personali.
L’impressione è che sia così difficile discostarsi dalle proprie abitudini quotidiane, che nella nostra testa esse vengono trattate come “altro” rispetto alle conseguenze che possono avere sul mondo che ci circonda.
Vorrei far riflettere un attimo sulle seguenti proposizioni:
- in casa non è necessario disinfettare tutto, anzi, quasi niente; uno spruzzino con acqua e aceto, o acqua e bicarbonato, con eventualmente poche gocce di olio essenziale coprono la gran parte delle esigenze quotidiane di pulizia
- poche esperienze sono più deleterie della quotidiana inspirazione di prodotti cosmetici e detergenti che si discostano dalle chiazze di petrolio nell’oceano solo per l’odore, debitamente mascherato da fragranze altrettanto sintetiche
- non è vero che se non è a 60° non si lava
- l’ammorbidente non serve assolutamente a nulla
- non è vero che un sapone debba fare molta schiuma per funzionare
- non è opportuno fare il bagno o la doccia, tantomeno ai bambini, ogni giorno; giuro, è un ottimo metodo per evitare di sottoporsi a decine di prove allergiche per capire come mai la pelle si sia così impoverita delle sue difese da esser ormai composta solo dai prodotti di cui la cospargiamo
- non è necessario disincrostare quotidianamente il water di casa come se ci si trovasse a dover fare pulizia del cesso della peggior bettola di Caracas dopo uno sciopero di un mese della signora delle pulizie; vi prometto che il suddetto wc non secernerà nessun batterio delle dimensioni di un peluche della Trudy, se pulito con un po’ di bicarbonato sullo scopino
- l’olio del tonno o della frittura non si può buttare nel lavandino senza conseguenze raccapriccianti per la collettività
- il bucato è pulito anche se non riempie la casa di profumi sintetici che imitano l’odore di un bosco dei cartoni animati, perché non mi direte che un bosco vero sa di quella roba lì
- Profumare gli ambienti di fragranze inquinanti e dannose per la salute, comprese le orripilanti candele, vi ha portato più uomini/donne/amore/felicità/soldi? No? E allora smettetela, una buona volta!
Questo refuso sulla Repubblica online del 4 ottobre, che strappa un sorriso nella tragedia, a immaginare il motociclista che scappa terrorizzato e l’albero che lo sperona crudele, è casuale metafora del nostro rapporto con la natura, fondamentalmente fatto di appelli e petizioni, acquisti pro bono di orchidee che buttiamo appena i fiori lasciano il posto a un paio di rametti secchi, inneggi e striscioni ad ogni concepimento di panda e commozione davanti a immagini di pinguini neonati, palle di pelo grigio che se potessero ci manderebbero tutti in Galizia.
E’ difficile non fare di questo post una solfa moraleggiante sui comportamenti etici e responsabili, e io proprio non ci sono tagliata; già all’idea sono divorata da un’ansia sproporzionata rispetto alla gravità dell’esperienza e al numero dei miei lettori, ma questa volta cercherò di vincere questo mio modo di essere, dato che la materia mi sta molto a cuore.
O meglio, la parte docente la lascio a persone che se ne occupano da ben più tempo e con più approfondimento, rimandando per esempio al sito http://biodetersivi.altervista.org/homepage.htm (e ai suoi link amici), che consiglio di visitare per semplici e efficaci ricette di detergenti fai da te ed intelligenti accorgimenti, e mi accontento di poche considerazioni personali.
L’impressione è che sia così difficile discostarsi dalle proprie abitudini quotidiane, che nella nostra testa esse vengono trattate come “altro” rispetto alle conseguenze che possono avere sul mondo che ci circonda.
Vorrei far riflettere un attimo sulle seguenti proposizioni:
- in casa non è necessario disinfettare tutto, anzi, quasi niente; uno spruzzino con acqua e aceto, o acqua e bicarbonato, con eventualmente poche gocce di olio essenziale coprono la gran parte delle esigenze quotidiane di pulizia
- poche esperienze sono più deleterie della quotidiana inspirazione di prodotti cosmetici e detergenti che si discostano dalle chiazze di petrolio nell’oceano solo per l’odore, debitamente mascherato da fragranze altrettanto sintetiche
- non è vero che se non è a 60° non si lava
- l’ammorbidente non serve assolutamente a nulla
- non è vero che un sapone debba fare molta schiuma per funzionare
- non è opportuno fare il bagno o la doccia, tantomeno ai bambini, ogni giorno; giuro, è un ottimo metodo per evitare di sottoporsi a decine di prove allergiche per capire come mai la pelle si sia così impoverita delle sue difese da esser ormai composta solo dai prodotti di cui la cospargiamo
- non è necessario disincrostare quotidianamente il water di casa come se ci si trovasse a dover fare pulizia del cesso della peggior bettola di Caracas dopo uno sciopero di un mese della signora delle pulizie; vi prometto che il suddetto wc non secernerà nessun batterio delle dimensioni di un peluche della Trudy, se pulito con un po’ di bicarbonato sullo scopino
- l’olio del tonno o della frittura non si può buttare nel lavandino senza conseguenze raccapriccianti per la collettività
- il bucato è pulito anche se non riempie la casa di profumi sintetici che imitano l’odore di un bosco dei cartoni animati, perché non mi direte che un bosco vero sa di quella roba lì
- Profumare gli ambienti di fragranze inquinanti e dannose per la salute, comprese le orripilanti candele, vi ha portato più uomini/donne/amore/felicità/soldi? No? E allora smettetela, una buona volta!
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