martedì 13 luglio 2010

Tonsille e parole


Tonsillite in luglio. Naturalmente condivisa, visto che Marito ed io abbiamo preso alla lettera le formule degli sposalizi americani circa la comunione in salute e in malattia (al nostro matrimonio non ho sentito nulla di simile, e, senza chiesa, senza damigelle vestite di viola, senza fiori ad ogni angolo, non avevamo proprio il phisique du role), e ci divertiamo a comprare anticipatamente antibiotici formato famiglia perchè tanto uno subenterà all'altro, questione di ore. Per lo meno, questa leggera sfasatura, fa sì che uno dei due sia sufficientemente in forza per occuparsi di Babi il genitorivoro.
Tutto questo, però, mi ha dato modo di dare una sferzata al polveroso comodino di cui parlavo l'altro giorno, e ad un ottimo Wodehouse, Jeeves non si smentisce, sono seguiti La donna della piazza Rossa di Enrico Franceschini, con tanto di dedica fatta al Festivaletteratura, ma non un granchè, Achille piè veloce di Benni: devo dire, con profondo rammarico e consapevolezza della responsabilità di un sicuro virtuale putiferio - se solo questo blog venisse consultato da più di cinque persone - che ho capito definitivamente di non sopportare come scrive Benni, che in passato già trovavo estremamente autoreferenziale, e che con gli anni si è così appesantito da costringere il lettore a trascinare nella lettura le parole che precedono, invece di lasciarle dove sono state lette, fino a presentarsi al finale spingendo un enorme carrozzone di sillabe ridondanti, che di solito coprono l'ultima frase, quella che dovrebbe dare il brivido che sempre attendo. Do'h.
Ancora in corso, infine, la lettura di Anne Holt, Non deve accadere, il giallo di grande successo in Norvegia e in Europa, che sicuramente mi sta coinvolgendo profondamente (ohibò, perchè mi trovo qui e non a letto a leggere?), ma che contemporaneamente sta contribuendo a delineare più precisamente un disagio in cui mi trovo ormai da tempo, nella lettura di libri contemporanei: un qualcosa di debole, forse nella struttura dei personaggi? che si palesa soprattutto durante la lettura dei dialoghi, quando una conversazione non suona come dovrebbe, e che mi sembra non noti nessun altro, quando leggo recensioni o opinioni di amici. Cercherò di spiegarmi meglio, con esempi. Per ora mi limito a dire che, semplicemente, nei classici non accade mai.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bello! Hai delineato perfettamente quello che ho sempre pensato ma mai focalizzato di Benni!

NEF ha detto...

Grazie, ha fatto lo stesso effetto anche a me, che non sapevo di contenere le parole per spiegarlo finchè non sono uscite...