venerdì 6 agosto 2010

Ferie


Di soppiatto, come il gatto Silvestro, sto per abbandonare la mia scrivania per tre settimane. Il mio legame con questo posto, grazie alla calda atmosfera da polmone d’acciaio e al sanguinario Marchese de Sade, l’uomo a cui non chiedere mai, è tale che ancora prima di timbrare l’ultima uscita pavento l’avvicinarsi del ritorno al lavoro.

Non credo sia una cosa normale, ma è così.

Sicuramente sarò meno prolifica di post, per le preoccupazioni da ristrutturazione che mi attanagliano quotidianamente impedendo alla necessaria leggerezza di raggiungere le dita, nonché per l’accesso più difficile al PC che caratterizza la mia abitazione, piena di asperità tecnologiche e faticosi sentieri narrativi.

Proprio per la presenza ingombrante di una casa le cui fondamenta per ora sono le uniche a non esser prese in considerazione da una sdruma di impresari, forse solo per la posizione scomoda che rivestono, queste settimane saranno cittadine, non vacanziere, ma la cosa non preoccupa minimamente la mia vocazione casalinga: potrò sfidare la sorte piantando qualche virgulto nelle aiuole prima dei lavori di ristrutturazione, per alimentare la speranza della vita, pur convinta che gli operai, compresi coloro che, presentato il preventivo, non sono stati scelti, non disdegneranno di perdere qualche ora per calpestarli tutti come da capitolato; potrò vestire Babi di pizzi e trine per pavoneggiarmi in zona pedonale, salvo pentirmi e permettergli di sguazzare nella fontana della piazza; potrò vestirmi con gonne a ruota, grembiulini e tacco medio, e girovagare con teglie succulente tra le macerie, massima aspirazione del mio presente, insieme a qualunque altra capace di liberarmi da questa scrivania.

Ed ora, la preghiera del blogghista: miei pochi e carissimi visitatori, non dimenticatemi solo per un momentaneo silenzio, tornate a pigiare i tasti che compongono questo indirizzo, date qualche periodica occhiata furtiva, fidatevi del mio ritorno.

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