giovedì 28 aprile 2011

Pasqua

In queste vacanze pasquali ho potuto vivere due grandi emozioni.
Il pranzo di domenica, all’aperto a casa della zia M, che ha visto alla stessa tavola un numero di parenti così cospicuo da rappresentare un’eccezione in questa famiglia istituzionalmente frigida, è sfociato in una jam session acustico-percussionistica in cui tutti noi cugini siamo stati coinvolti, compreso Babi, che, munito di un bongo, ha recitato serio il suo ruolo facendo di tutto per tenere il tempo, come altre volte stregato da ciò che scaturisce dalla musica oltre al suono, e che non tutti sentono. Attraverso la festosa cagnara, lo osservavamo con rispettoso stupore.
Il giorno dopo, il sempre caro 25 aprile, abbiamo potuto assistere al grido di battaglia del sindaco, che il Prefetto, per ordine del Ministero dell’Interno, aveva tentato di sedare preventivamente fallendo miseramente, e l’abbiamo accompagnato con urla da stadio, una catarsi collettiva, un sussulto di dignità in questo Paese vergognoso, e con le lacrime di commozione che trattengo a stento quando si tratta di dimostrazioni di civiltà. Babi, pur spaventato dalla folla rumorosa, ha mantenuto il suo tipico silenzio emozionato davanti alla banda, particolarmente nel momento suggestivo in cui una percussione isolata accompagnava l’arrivo dei gonfaloni. Una telecamera vagante non ha potuto trattenersi dal riprenderlo, e siamo finiti nel TG regionale della sera.

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