lunedì 26 aprile 2010

Scuole letterarie del Novecento


Finito il sondaggio, tiriamo come sempre le somme: 5+2+1=8.

E qui potrei finirla, però pare giusto commentare.
L’Italia nel precedente sondaggio non si era beccata manco un voto, ed in effetti, nonostante io ritenga che I promessi sposi siano molto meglio di quanto ciascuno studente sia disposto ad ammettere entro i cinque anni dalla fine della scuola, l’onda di creatività romanzesca che travolge l’Europa nell’800 ci lascia fondamentalmente a terra, come capita più o meno con ogni venticello di modernizzazione (a parte la Costituzione).

Invece, nel ‘900, c’è lo scatto d’orgoglio di chi ha votato Calvino, Pasolini, Lussu, Gadda, Morante, Levi, Eco, Fenoglio, Sciascia, Ginzburg, Flaiano, Bufalino, eccetera senza offesa per i fans di qualcuno che ho omesso, e l’Italia si è risollevata con due voti, doppiando gli Stati Uniti di Faulkner, Hamingway, Bowles, Salinger, Capote, Vonnegut, Fitzgerald, Steinbeck, Heller, Carver e ora faccio riprender fiato alla memoria.
Come leggere questo risultato? Boh. Forse dovevano arrivare pari merito.
Gli americani hanno una scrittura affilata, breve, a singhiozzo, che a volte mi turba nel suo non fluire sulla lingua. Parla un po’ come parlano gli uomini. Però bravi, porca miseria, lo ammetto.

E stravince con 5 voti il Sudamerica, immagino quello rappresentato sia dalla lingua spagnola di Marquez, della Allende etc, sia dal portoghese di Amado e così mi faccio altre decine di nemici per colpose mancanze (niente male, con circa cinque assidui lettori del blog). La mia lettura della questione è la seguente, anche se forse non corrisponde a quella degli altri votanti (di cui gradirei conoscere l’opinione): è un po’ come l’opera di Verdi rispetto alla musica chiamata contemporanea. L’Europa, dopo l’epoca delle grandi storie, ha iniziato ad avvolgersi su se stessa, decostruirsi per ricostruirsi, sedersi sul divanetto del Grande Psicoterapeuta vomitando flussi di coscienza, per riconoscere errori e orrori che l’hanno attraversata come orde barbariche, conscia d’esser vecchia e stanca.
Per carità, una stagione necessaria e assolutamente interessante, emotivamente devastante, specchio della vita; intanto, però, il resto del mondo cominciava a spintonare il vecchio carrozzone con le sue, di storie, con le epopee di popoli e famiglie, con credibilissime magie infilate nel quotidiano, e scenari ancora non così popolati da non poter più farci stare un racconto. Forse sarebbe più corretto ritrovarsi nell’Uomo senza qualità, per noi vecchi europei, ma è più facile sognare con le mille generazioni dei Buendìa.

PS. i miei elenchi di autori qui sopra sono stati scritti secondo i capricci della memoria del momento, certo non vogliono essere esaustivi. Mi piacerebbe però che ognuno li continuasse nei commenti secondo i suoi gusti (e anche per altri Paesi), così creiamo insieme un piccolo elenco di autori imperdibili, da appendere sul comodino per le nostre sere.

1 commento:

La Cavia ha detto...

Assolutamente d'accordo..
Ogni tanto la Vecchia Europa sa un pochino di chiuso, come le case vecchie delle nonne..